I russi bombardano la più grande tipografia di Kharkiv
Ieri la Russia ha lanciato un attacco missilistico su Kharkiv, a seguito del quale una delle più grandi tipografie d’Europa, Factor-Druk, dove vengono stampati libri di quasi tutti gli editori ucraini, è stata distrutta. L’attacco ha causato numerose vittime. La cultura – passata, presente e futura – è in prima linea nella brutale guerra contro l’Ucraina e la cancellazione culturale è una tattica centrale della campagna di aggressione e violenza della Russia. Le ripetute false affermazioni del presidente russo Vladimir Putin secondo cui non esiste una storia, una lingua e una cultura ucraine distinte, servono come una delle sue principali giustificazioni per dichiarare guerra e occupare l’Ucraina. Cerca non solo di controllare il territorio ucraino, ma di cancellare la cultura e l’identità ucraina e di imporre al popolo ucraino la lingua russa, nonché una versione manipolata della storia e della visione del mondo russa. La Russia ha condotto azioni estese e coordinate per emarginare, indebolire e infine eliminare le manifestazioni materiali e immateriali della cultura ucraina.
Tali azioni, nella guerra di aggressione su vasta scala, sono state integrate con la distruzione fisica di infrastrutture culturali. Del resto, questa non è la prima volta che il governo russo cerca di distruggere la cultura ucraina. Pensatori, scrittori, linguisti, artisti e studiosi ucraini negli ultimi tre secoli hanno affrontato gli sforzi imperiali russi e sovietici volti a negare, assimilare ed eliminare la loro cultura e lingua. Olesya Khromeychuk, storica e direttrice dell’Istituto ucraino di Londra, ha descritto dettagliatamente gli sforzi di vari zar russi per eliminare la cultura ucraina, compreso il divieto delle pubblicazioni in lingua ucraina, il divieto delle società culturali e l’esilio o l’imprigionamento di intellettuali. Ha spiegato che “scrittori, poeti e artisti sono diventati le figure che hanno plasmato l’identità nazionale”. L’occupazione e la guerra hanno avuto un impatto incalcolabile sulle voci, i creatori e i lavoratori culturali dell’Ucraina. Sono tra le migliaia di persone uccise e ferite dagli attacchi russi, o detenute e minacciate dalle forze russe.
Molti di loro hanno visto i propri studi, gallerie e spazi espositivi distrutti, danneggiati e chiusi. Scrittori, poeti, artisti e difensori culturali ucraini dimostrano una notevole resilienza di fronte a questo brutale conflitto e attacco contro la cultura ucraina. Molti cercano attivamente nuovi modi per produrre e promuovere la cultura. Gli scrittori, per esempio, scrivono diari di guerra. Questo spiega perché per Mosca una tipografia diventi un obiettivo militare. Parole di sdegno e solidarietà sono state espresse da esponenti della cultura occidentale e ucraina alla casa editrice Vivat di Kharkiv, la cui tipografia è stata distrutta dal bombardamento russo di Kharkiv. Lo storico britannico, esperto dell’Europa dell’Est, Timothy Garton Ash, il cui libro è stato recentemente pubblicato in Ucraina, si è detto scioccato dall’attacco alla tipografia. “Scioccato nell’apprendere che una tipografia a Kharkiv, dove solo di recente è stata stampata l’edizione ucraina di Native Lands, è stata colpita da un attacco russo, provocando vittime. Dobbiamo proteggere di più l’Ucraina”, ha scritto Garton Ash sulla sua pagina su X (ex Twitter).
Il suo collega americano, professore di storia all’Università di Yale, Timothy Snyder, ha definito il bombardamento della tipografia un altro esempio di “una più ampia politica di genocidio”. “Ieri la Russia ha sparato contro la perla della moderna cultura europea, la casa editrice Vivat di Kharkiv, uccidendo i dipendenti e dando fuoco ai locali. Questo è un esempio di una politica di genocidio più ampia”, ha scritto Snyder sulla sua pagina su X. Il responsabile del “Progetto ucraino”, Bohdan Logvinenko, citando la giornalista e scrittrice ucraina Khrystyna Kotsyra, ha scritto: “Lo scrittore Vakulenko nascose i suoi manoscritti in cui descriveva l’occupazione in un giardino sotto un ciliegio. I russi lo uccisero. La scrittrice Victoriia Amelina trovò quei manoscritti. I russi la uccisero. La casa editrice Vivat pubblicò i manoscritti di Vakulenko. I russi colpirono la tipografia della casa editrice”. La nota scrittrice ucraina Oksana Zabuzhko è sicura che la tipografia di Kharkiv sia stata bombardata di proposito, proprio mentre lì si preparava una delle più grandi fiere del libro in Ucraina a Kyiv, “Arsenale dei libri”. “Faktor-druk” è stato bombardato esattamente una settimana prima dell’Arsenale dei Libri, cioè esattamente quando lì, come al solito, decine di novità editoriali venivano stampate in fretta e furia. Hanno bombardato apposta perché questi libri non ci fossero; in modo che non ci siano fiere del libro e, in generale, in modo che non ci sia mercato per i libri ucraini – per un quarto di secolo sono riusciti a sopprimerlo con altri metodi, ora bombe e razzi entrarono in azione. Tutto affinché continuiamo a leggere il russo”.
L’ambasciatore britannico in Ucraina, Martin Harris, ha pubblicato una foto di se stesso con i libri Vivat e ha scritto che ha deciso di sostenere la casa editrice come fanno ora gli ucraini, acquistando i loro libri. “Oggi i missili russi hanno colpito la tipografia Factor di Kharkiv, dove vengono pubblicati i libri della casa editrice Vivat. In risposta, oggi gli ucraini acquistano libri, e anch’io. Vivat!” ha scritto l’ambasciatore Harris sulla sua pagina sulla rete X. Come ha riferito la tipografia “Faktor-Druk “, in seguito all’attacco ai suoi stabilimenti industriali sono morti 7 lavoratori e altri 14 sono rimasti feriti. Un razzo ha colpito il centro dello stabilimento. Gli editori di Kharkiv hanno riferito che più di mille dei 4mila metri quadrati sono stati distrutti. È tempo di fare una seria riflessione sull’inopportunità di continuare a fare dei distinguo, come spesso accade anche in Italia, tra le azioni poste in essere dalla Russia, nell’ambito della guerra di aggressione contro l’Ucraina, e gli eventi pseudoculturali promossi dalla Russia nel nostro Paese. Quasi che si trattasse di due realtà distinte e separate. Non è così. Se gli artisti russi non prendono le distanze dal regime sanguinario di Mosca e dalla scellerata guerra voluta da Putin non sono altro che “ambasciatori” del regime putiniano, così come i centri culturali russi in Italia sono solo uno degli strumenti della propaganda del Cremlino.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
Aggiornato il 24 maggio 2024 alle ore 10:56