Le esportazioni di Gnl russo finanziano la guerra

L’Unione europea sta attualmente discutendo attivamente il 14° pacchetto di sanzioni contro la Federazione russa. Per la prima volta dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, tra le altre sanzioni russe vengono prese in considerazione anche le restrizioni sul gas. Si tratta della possibilità di introdurre restrizioni al trasbordo del gas naturale liquefatto russo (Gnl) nei Paesi dell’Unione europea. I decisori politici dell’Ue spesso affermano di aver fatto molto in due anni per diventare energeticamente indipendenti dalla Russia, ma questo non è vero per il Gnl, dove negli ultimi anni la situazione si è spostata nella direzione opposta. Di conseguenza, l’Unione europea non ha fatto altro che aumentare la sua dipendenza dalla Russia. Questo, indubbiamente, rappresenta il punto debole dell’Europa. Per più di due anni l’Unione europea ha evitato di imporre sanzioni al Gnl russo, cosa che ha consentito un aumento significativo delle sue importazioni.

Di conseguenza, i Paesi europei sono attivamente impegnati nel trasbordo del Gnl russo, aiutando la Russia a esportare il gas dall’impianto Yamal Lng in altre regioni del mondo. Attualmente, Belgio, Spagna e Francia sono i Paesi che importano e trasportano maggiormente il gas russo, il che apporta notevoli profitti all’economia russa. Nel 2024, la Russia ha consegnato all’Europa 4,89 milioni di tonnellate di Gnl, ovvero più del 16 per cento della sua fornitura totale al continente, pari a 33,65 milioni di tonnellate, rispetto al 12,74 per cento nei primi quattro mesi del 2023. Il Gnl russo inviato in Spagna ha rappresentato il 32 per cento degli 1,56 milioni di tonnellate di Gnl importati nel Paese nel 2024. La quota di Gnl russo in Belgio era del 49 per cento e in Francia del 27 per cento. Invece, negli ultimi mesi, l’Ue ha discusso attivamente un nuovo pacchetto di sanzioni, che include un divieto parziale del Gnl russo.

Questo pacchetto dovrebbe essere adottato nel giugno di quest’anno. Un passo del genere è necessario perché la continuazione della cooperazione con la Russia nel campo del Gnl contribuisce effettivamente al finanziamento della guerra contro l’Ucraina. Negli ultimi mesi, i leader dell’Ue hanno annunciato la loro disponibilità a ridurre o addirittura ad abbandonare completamente il Gnl russo. Così, il 15 maggio, il ministro dell’Ambiente e dell’Energia del Portogallo, Maria da Graça Carvalho, ha dichiarato il suo sostegno all’intenzione dell’Ue di rafforzare le sanzioni contro il settore energetico russo a causa dell’invasione dell’Ucraina. Una dichiarazione simile è stata fatta dal ministro italiano dell’Energia Gilberto Pichetto Fratin: “Ora l’Italia può fare a meno del gas russo”, prima che l’Italia ospitasse a Torino i negoziati sul clima dei ministri del “Gruppo dei Sette”. L’elenco dei Paesi che sostengono la riduzione della dipendenza dal Gnl russo comprende anche Germania, Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Affinché il 14° pacchetto venga adottato insieme al divieto di trasbordo nei porti europei, tutti i 27 Paesi dell’Unione europea devono sostenerlo.

Ma poiché negli ultimi due anni diversi Paesi sono diventati fortemente dipendenti dalla Russia, la decisione resta, di fatto, nelle loro mani. Uno di questi rubinetti è il Belgio. E il suo esempio è piuttosto rivelatore. Il 12 maggio, le organizzazioni belghe Vredesactie, Bond Beter Leefmilieu e l’organizzazione ucraina Razom we Stand si sono unite nella Marcia contro il gas russo per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, dei media e del governo su questo problema. Una delle tappe della marcia è stata vicino all’edificio del Ministero dell’Energia del Belgio, dove Tinne van der Straten, ministro dell’Energia, ha incontrato i partecipanti alla marcia che hanno così potuto rappresentare il fatto che l’Europa non abbia fatto abbastanza per fermare il flusso di denaro verso la Russia attraverso il settore del Gnl. La politica belga si è detta d’accordo con questo, dicendo che è pronta a cercare soluzioni insieme ad altri Paesi dell’Ue. Dopo appena due giorni, il 14 maggio, si è tenuta un’assemblea degli azionisti di Fluxys Belgium, che importa gas russo e ha un contratto a lungo termine di 20 anni.

Nei primi 11 mesi dello scorso anno, il 50 per cento del Gnl arrivato tramite navi cisterna al porto fiammingo occidentale di Zeebrugge proveniva dalla Russia. Durante il dialogo diretto tra coloro che sostengono l’Ucraina ed il direttore generale è stata sollevata la questione del perché l’azienda, pur dichiarando il suo appoggio all’Ucraina, continui a collaborare con la Russia, contribuendo così al finanziamento della guerra. La società si è detta pronta a rescindere il contratto, ma è pronta a farlo purché questa cancellazione non violi la legge belga. Tuttavia, questo è attualmente impossibile. Quindi la domanda per le autorità belghe è se sono pronte a essere veramente solidali con l’Ucraina e a interrompere la cooperazione con la Russia per quanto riguarda l’importazione e il trasbordo di Gnl. Allo stesso modo, anche altri due Stati europei, Spagna e Francia, sono al centro delle discussioni sulle sanzioni sul Gnl russo.

Questi Paesi si trovano di fronte al dilemma tra continuare la cooperazione a basso costo con la Russia o dimostrare concreta solidarietà con l’Ucraina e gli altri Paesi dell’Ue. Spagna e Francia sono tra i maggiori importatori di Gnl russo in Europa, il che li mette in una posizione difficile durante i negoziati sul nuovo pacchetto di sanzioni. A maggio 2024, la Spagna ha uno dei depositi di gas più rilevanti tra i Paesi europei: l’82,62 per cento del volume totale dopo la stagione invernale. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto il 50,8 per cento del bilancio energetico totale nazionale. Per quanto riguarda la Francia, gli ultimi dati del Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (Crea) indicano un rapido aumento delle importazioni di Gnl russo in Francia, con pagamenti che solo nei primi tre mesi del 2024 ammontano a 600 milioni di euro. La Francia è diventata il consumatore di Gnl russo in più rapida crescita nell’Ue, superando tutti gli altri Paesi dell’Ue, nonostante – prima dell’invasione russa su vasta scala – avesse altri fornitori.

Fermare i finanziamenti russi significherebbe dare un contributo significativo alla capacità dell’Ucraina di difendersi dall’aggressione russa. Inoltre, il continuo sostegno finanziario della Federazione russa non solo prolunga la guerra, ma crea anche rischi economici e di sicurezza a lungo termine per l’Europa. L’Ue ha recentemente adottato un pacchetto sul gas che consente di vietare a livello nazionale le importazioni di Gnl russo e crea un quadro normativo favorevole affinché i Paesi possano spingere per misure più severe contro le importazioni di energia russa. I Paesi europei devono agire con decisione per ridurre le importazioni di Gnl, prevenire il trasbordo e, nel prossimo futuro, vietarlo del tutto. Solo in questo modo potremo garantire il sostegno all’Ucraina e portare avanti il cammino verso l’indipendenza energetica.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 23 maggio 2024 alle ore 15:01