Georgia: restituzione di territori da parte del Cremlino in cambio della rottura con l’Occidente?

Perché il Governo georgiano entra in conflitto con l’Occidente, adottando una legge apertamente “russa”? In Georgia, così come nell’Abkhazia occupata, esiste una spiegazione al riguardo che circola con sempre maggior insistenza. Alcuni analisti sostengono che ci sia un accordo tra il Cremlino e le autorità georgiane allo scopo di creare l’illusione della restituzione dei territori occupati. In pratica, verrebbe creata una confederazione tra Georgia, Abkhazia e, probabilmente, l’Ossezia del Sud. Un passo che le autorità georgiane potrebbero presentare come un successo ai propri elettori, ma che, di fatto, garantirebbe il controllo russo sia sui territori precedentemente occupati che sulla restante parte della Georgia. Si era cominciato a parlare di questa ipotesi già alla fine dello scorso anno, ma negli ultimi mesi gli annunci al riguardo hanno assunto un livello ufficiale. L’imminente entrata in vigore della legge sugli agenti d’influenza straniera non fa altro che rafforzare i sospetti circa la fondatezza di tali voci. Già dall’anno scorso si sapeva che il Cremlino era pronto a sostenere il Governo amico georgiano prevedendo la cancellazione dei visti per i cittadini della Georgia e l’apertura di nuove tratte aeree.

Non solo, Mosca ha iniziato a chiedere ai suoi satelliti in Abkhazia e Ossezia del Sud di astenersi da iniziative che potrebbero interferire con le autorità georgiane. In particolare, nell’Ossezia del Sud, le voci sull’indizione di un referendum sull’adesione alla Federazione russa sono improvvisamente cadute nel silenzio. A marzo sono iniziati colloqui attivi sulla possibilità di scambiare la lealtà del Governo georgiano a Mosca con il ritorno dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud alla Georgia attraverso la creazione di una confederazione. Tutto è iniziato con il fatto che gli attivisti del partito di opposizione georgiano “Droa” (“È giunto il momento”) hanno reso pubblico il contenuto della conversazione e una registrazione video dell’incontro tra il vicepresidente del Parlamento georgiano Gia Volsky, esponente di Sogno georgiano al potere a Tbilisi, con David Hidasheli, oligarca russo vicino al Cremlino. Durante l’incontro si è discusso in particolare del tema della creazione della confederazione georgiana.

L’incontro tra il politico e l’uomo d’affari ha avuto luogo nel famoso caffè “Melograno” di Tbilisi, vicino al Parlamento. Volsky ha confermato l’incontro, sostenendo che si è discusso della creazione di “corridoi commerciali” tra Russia, Georgia e Armenia attraverso i territori occupati dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud: “Non è stato discusso alcun argomento relativo alle relazioni con la Russia, tranne che ha detto (David Hidasheli, ndr) che sarebbe stato bene tornare all’accordo concluso con la Georgia nel 2011”. In tale anno è stato firmato un accordo sui “corridoi commerciali” tra Georgia e Russia. A Tbilisi dicono che la sua attivazione sia da ritenersi collegata al fatto che la Federazione Russa, che è soggetta a sanzioni, ha un disperato bisogno di corridoi di trasporto, prima di tutto, il lancio di una ferrovia dalla Russia attraverso l’Abkhazia fino alla Georgia e oltre a sud-est. “Per il Cremlino, che sta costruendo attorno a sé una sorta di zona di sicurezza, l’idea di una confederazione della Georgia con l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud è un progetto molto redditizio, per avere la garanzia di legare a sé la Georgia attraverso una tale alleanza. Per farne almeno un territorio neutrale dal quale la Russia non possa lasciare alcuna minaccia. Il massimo è includere questa confederazione nella composizione di una sorta di unione”, scrive il caporedattore del giornale indipendente Chegemskaya Pravda, Inal Khashig. I georgiani e gli abkhazi non escludono che possa davvero esistere un “piano confederato”, soprattutto perché dopo il caso del Nagorno-Karabakh, ci si aspetta che la Russia faccia qualsiasi cosa nel Caucaso meridionale.

A Tbilisi ritengono che la Georgia abbia bisogno di dialogare su un possibile sistema confederale per utilizzare il ritorno dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud per ottenere maggiori consensi nelle elezioni parlamentarie del prossimo ottobre e distogliere l’attenzione della gente dalle controversie sulla legge sugli “agenti stranieri”. Inoltre, per la prima volta queste elezioni si svolgeranno senza collegi elettorali maggioritari. E questo è un problema significativo per le autorità, il cui indice di gradimento è già indebolito dalle attuali proteste e dal conflitto con l’Occidente. È significativo che a Tskhinvali, capitale de facto dell’Ossezia del Sud, l’idea della confederazione sia stata accolta senza ottimismo, ma con una certa freddezza, nonostante il fatto che le autorità di questa autoproclamata repubblica abbiano sempre dichiarato il desiderio di aderire alla Federazione russa. D’altro canto, nello spazio informativo dell’Abkhazia si è sviluppato un acceso dibattito su come la creazione di una confederazione rappresenti una minaccia per “l’indipendenza dell’Abkhazia” e renda necessaria una formulazione chiara a tutela degli “interessi nazionali dell’Abkhazia”.

Secondo i partecipanti a numerose conversazioni sui canali YouTube, autori di articoli e blog, l’Abkhazia ha una soggettività che deve essere protetta. Pertanto l’opzione di creare una confederazione non viene respinta, ma viene anche qui percepita con grande cautela. È singolare che le maggiori critiche al “piano confederato” vengano proprio dai partecipanti alle ostilità del 1992-1993. Si tratta di una situazione paradossale, che trova l’opposizione più esplicita al “piano di pace” russo per la Georgia proprio in Abkhazia. Tuttavia, tenuto conto del già significativo aumento della presenza militare russa nell’autoproclamata “repubblica”, gli abkhazi non hanno alcuna reale possibilità di difendere la loro posizione. Se Mosca e Tbilisi dovessero dire di “sì” alla confederazione, Tskhinvali e Sukhumi saranno costrette ad accordarsi. Ma la parola chiave in questa previsione è “se”.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 22 maggio 2024 alle ore 12:34