Robert Fico: un attentato (per ora) inspiegabile

Probabilmente non ci verranno mai rivelate le vere motivazioni alla base dell’attentato al premier slovacco Robert Fico. La voglia di verità da parte dei media è subito apparsa flebile, pilotata. Nelle ore successive al ferimento, nessuna agenzia s’è minimamente azzardata a rivelare chi fosse veramente Juraj Cintula, il pensionato di settantuno anni che ha esploso cinque colpi di pistola contro Robert Fico.

I media ci hanno subito detto che “Cintula è un poeta… un pacifista”. Un poeta pacifista munito di porto d’armi e pistola?

Più di un particolare non quadra. Perché l’attentatore ha dimostrato di essere una persona in grado di colpire mortalmente un leader politico, di sapersi avvicinare al bersaglio evitando la scorta e con abilità degna di killer esperto. Solo ora fa capolino un particolare interessante circa il lavoro di Cintuala: è un ex guardia giurata, poi è persona che approccia conversazioni col proprio prossimo per raccontare il personale disaccordo con le politiche della Slovacchia.

Sembra un meccanismo già visto: quando sul finire degli anni ’70 in Italia si veniva avvicinati da gente più grande che elogiava il dissenso giovanile, ai rivoluzionari più entusiasti offrivano la possibilità di vendicarsi del sistema, di sparare contro il potere. Qualcuno ci cascava, altri intuivano che si era a cospetto di un “agente provocatore”, forse pagato da quel fritto misto fatto di spioni, agenti di multinazionali e chissà che altra diavoleria.

La polizia slovacca ha rivelato ai media che Cintula avrebbe pianificato l’attentato nei primi mesi del 2024: con la gente esprimeva un velato dissenso politico, senza mai fare cenno ad eventuali attentati. Il curriculum politico di Cintula ci racconta di un ex comunista convinto, nei primi anni ’90 convertitosi al nazionalismo per la Moravia, per poi ricredersi verso il progressismo filo Unione Europea: diceva in giro di essere un militante del partito della sinistra slovacca, ma il capo dell’opposizione ha smentito il tesseramento di Cintula.

Intanto il sito aktuality.sk ha pubblicato foto che ritraggono nel 2016 i rapporti che l’attentatore intratteneva sia con i filorussi che con gli anarchici e con i filotedeschi e filoeuropeisti. Ma questo Cintula chi è? Soprattutto ci fa o ci è? Perché dalla sua pagina Facebook risulta che prima si schierava contro l’immigrazione e poi invitava i Rom a lottare contro il governo. Anche i suoi sentimenti verso la Russia risultano strumentalmente ondivaghi: infatti prima si dichiarava filorusso, poi esprimeva condanna contro Putin e sostegno alla causa ucraina. Un folle instabile o un professionista della “provocazione”?

Anche il premier Robert Fico ha avuto una vita con simpatie altalenanti: fino al 1990 membro del Partito Comunista filosovietico, poi nel 1992 inizia l’attività politica nelle formazioni patriottiche e nel 1999 fonda Smer (partito Direzione-Socialdemocrazia). Quest’ultimo è oggi il partito di maggioranza in Slovacchia.

Non dimentichiamo che Robert Fico è stato eletto in Parlamento per la prima volta nel 1992, quando c’era ancora la Cecoslovacchia: il primo gennaio 1993 è stato tra coloro che hanno portato avanti la scissione dalla repubblica Ceca, trasformando Bratislava in capitale della Slovacchia. Probabilmente Fico conosce il suo attentatore, potrebbe anche rivelare il vero motivo del tentato omicidio. Cintula e Fico si saranno sfiorati un’infinità di volte, ma negli ultimi mesi qualche vocina potrebbe aver suggerito alla guardia giurata di eliminare il premier.

Da metà anni ’80, quando si laureava in giurisprudenza, e poi fino a tutti gli anni ’90, Robert Fico non aveva mai osato mettersi in mostra: era un silenzioso agente governativo, rappresentava prima la Cecoslovacchia e poi la Repubblica Slovacca presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, ed aveva svolto anche numerose missioni presso la Commissione europea. Ma, dopo il 2019, diventano non più conciliabili le visioni politiche di Fico e dei poteri che gestiscono l’Eurogruppo.

Robert Fico confessa il proprio dissenso verso i poteri europei al leader ungherese Viktor Orban: il 16 gennaio 2024 i due premier organizzano la fatidica conferenza stampa congiunta di Ungheria e Slovacchia poi appellata come poco gradita a Bruxelles.

Il filo con Bruxelles si era già rotto sotto pandemia, quando Robert Fico non aveva siglato l’accordo con l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e, soprattutto, aveva sbattuto la porta in faccia a Orgenesis Inc. (società diretta da Heiko Von der Leyen, marito di Ursula) e ad Albert Bourla (presidente e amministratore delegato di Pfizer).

Nei meandri della Commissione di Bruxelles circola la leggenda d’un ammonimento fatto da Ursula Von der Leyen a Robert Fico; parole che non sarebbero state tanto dissimili da quelle pronunciate da Henry Kissinger ad un Aldo Moro intento a disobbedire alla testa del “Serpente Monetario”, o da un Jean Paul Getty ad Enrico Mattei che diceva “niet” alle Sette Sorelle dopo aver incontrato Alksej Kosygin.

Lungi dallo scrivente ipotizzare che qualcuno volesse riservare a Fico la stessa sorte toccata a Moro e Mattei. Resta il fatto che lo scorso anno Fico ha vinto le elezioni aprendo a trattative con la Russia, e dopo aver gelato ogni rapporto con i rappresentati delle multinazionali Usa, le stesse che vantano commodity su suolo ucraino (la Slovacchia confina con l’Ucraina). Tutto era cominciato durante la campagna elettorale, quando Fico prometteva: “La Repubblica Slovacca non darà sostegno militare all’Ucraina di Zelensky… Nato e Stati Uniti hanno costruito la provocazione contro la Russia… io lavoro alla pace”.

Appena insediatosi, il 25 ottobre 2023, Fico interrompeva ogni fornitura d’armi all’Ucraina. Repentina la risposta di Ursula Von der Leyen, che sottolineava come Fico stesse portando la Slovacchia fuori dal binario occidentale.

Tutto lascerebbe supporre, ipotizzare, che dietro questo attentato possa esserci un intrigo internazionale. E che Cintula possa un giorno rivelarsi una sorta di Luigi Luccheni che spara a Sissi o di Gavrilo Princip che uccide l’Arciduca d’Ungheria a pochi passi dal tramonto dell’ultimo impero centrale. Ma alle congiure e defenestrazioni Boemia e Moravia ci sono abituate, era lì che deflagrava la guerra dei “Sette anni”, quella che spaccava il Sacro Romano Impero in cattolici e protestanti, che metteva a ferro e fuoco la vecchia Europa archiviando il feudalesimo, e promettendo che dopo la pace industria e colonialismo avrebbero risarcito morti, vivi e sopravvissuti. Ma evitiamo voli pindarici.

Non è da Bratislava che potrebbe ridecollare il sogno della “Grande Moravia”, e nemmeno d’un neo Sacro Romano Impero capace di oscurare i poteri della Commissione Europea. L’attentato a Fico ad oggi non ha alcuna ragionevole spiegazione, ed è solo una coincidenza che il tragico evento si sia consumato nei luoghi dove, da almeno cinquecento anni, ha avuto inizio ogni moderna guerra europea.

Lo scrivente, da buon italiano, confessa di non sentirsi partecipe di un “destino manifesto” e soprattutto di non avere un “nemico naturale”.

Aggiornato il 17 maggio 2024 alle ore 12:01