In Marocco è in corso una revisione della Mudawana, il Diritto di famiglia, avviata lo scorso settembre. Il processo di riforma è giunto alla sua fase conclusiva. Questo rinnovamento assume un carattere unico nel contesto del Marocco contemporaneo. Dopo sei mesi di udienze, la commissione incaricata della sua revisione ha trasmesso, il 30 marzo, una bozza del testo al capo del Governo, Aziz Akhannouch, il quale l’ha poi consegnata al Re Mohammed VI. Ora è compito del sovrano, anche Comandante dei fedeli, arbitrare questa proposta, cercando di garantire un equilibrio tra il desiderio di modernizzazione e i vincoli religiosi, come sottolinea un deputato della maggioranza. Successivamente, il progetto di legge sarà sottoposto al voto del Parlamento entro la fine della sessione primaverile, come annunciato dal leader di un partito di opposizione. Il Codice del Diritto di famiglia, noto come Mudawana, è stato promulgato da Re Mohammad VI nel 2004, sostituendo una legge istituita nel 1958 e riformata nel 1993. La riforma attuale mira a un adeguamento della legislazione alla Costituzione del Marocco e agli Accordi internazionali come la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e quella sull’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le donne (Cedaw). La legge attuale garantisce agli sposi gli stessi diritti e obblighi all’interno del matrimonio, consentendo a entrambi il divorzio e la divisione dei beni.
Inoltre, i figli possono scegliere il loro tutore a partire dai 12 anni, mentre la poligamia è limitata a due mogli, anziché quattro, solo in circostanze eccezionali valutate da un giudice. L’età minima per il matrimonio è fissata a 18 anni, precedentemente 15 per le donne. Inoltre, la figura del wali, il tutore legale delle donne incaricato di scegliere il marito, è stata abolita con la Mudawana del 2004. Ma il Marocco deve affrontare il problema del margine eccessivo di discrezionalità di alcuni giudici tradizionalisti, poiché molti temono che possa minare l’identità musulmana. In Marocco, questa riforma è particolarmente complessa, a causa della preoccupazione di compromettere i valori e le norme islamiche radicati nella società, un’eredità della colonizzazione che ha minato la sovranità e la cultura marocchina, soprattutto a partire dal 1880, e che ha influito negativamente sui movimenti progressisti del Regno, impedendo lo sviluppo e le aspirazioni della popolazione, restringendo le libertà individuali, erodendo la cultura locale, generando divisioni e compromettendo la sovranità del Paese.
Per capire quanta tensione provochi nella società la riforma della Mudawana, basti pensare che i tradizionalisti, inclusi gli ulema e gruppi islamici come il movimento Al Adl Wal Ihsane di Abdessalam Yassine, lanciarono una rivolta all’inizio degli anni 2000, denunciando il Piano d’azione della riforma come immorale e in opposizione alla tradizione islamica. Riformare la Mudawana implica toccare l’ordine sociale consolidato e le tradizioni, mettendo in discussione le strutture di potere tradizionali, che sono spesso fonte di tensioni. Con l’introduzione del nuovo Codice della famiglia nel 2004, gli adouls, notai religiosi, hanno visto il loro ruolo preminente nel preservare i costumi e i principi della sharia nelle questioni familiari, come matrimonio, divorzio e pensioni, ridimensionato e relegato alla sfera privata.
La loro autorità è stata gradualmente oscurata dall’emergere di un nuovo attore: il giudice di famiglia, che detiene il potere effettivo pur mantenendo un ruolo simbolico. Di fronte a questi mutamenti, gli adouls hanno manifestato il loro dissenso. Pochi mesi prima dell’entrata in vigore della riforma, hanno espresso il loro disaccordo scrivendo una dichiarazione di protesta indirizzata direttamente al Ministero della Giustizia. Il 5 aprile 2004 hanno persino organizzato un sit-in di fronte al Ministero della Giustizia, come parte di una strategia mediatica per attirare l’attenzione del pubblico sulla loro causa. Tuttavia, questa iniziativa non ha suscitato un coinvolgimento di massa da parte della popolazione. Ciononostante, Re Mohammed VI promuove con profonda convinzione una riforma delle quote di eredità, per garantire una maggiore parità di genere e gode del sostegno della società civile e delle associazioni femministe, che negli ultimi 20 anni hanno registrato notevoli progressi.
Un esempio di approccio innovativo è il femminismo islamico, che cerca di valorizzare il ruolo delle donne, ispirandosi alle fonti islamiche. Mentre #MoudawanaKanTsana, che significa “Codice della famiglia che aspetto”, è diventato un grido di battaglia tra giovani e meno giovani marocchini, donne e uomini. Questa campagna è stata lanciata all’inizio di marzo su TikTok, Facebook, Instagram e tramite spot radiofonici e videoclip che sono diventati virali nel Regno. La campagna #MoudawanaKanTsana è caratterizzata dalla sua natura interamente volontaria e si distingue per il sostegno gratuito offerto da un gruppo eterogeneo di contributori, opinion leader e associazioni. Questa coalizione di individui e organizzazioni si è unita con l’obiettivo comune di promuovere un cambiamento positivo nel contesto giuridico e sociale del Marocco.
Selma Hamdouch, la dinamica coordinatrice di questa iniziativa, sottolinea l’importanza di far risuonare le voci di coloro che aspirano a riforme che non solo rispettino, ma anche valorizzino il superiore interesse del bambino e favoriscano la piena parità di diritti tra uomini e donne. È questa voce collettiva che si alza con forza attraverso la campagna, unendosi in un coro di speranza e cambiamento. E soprattutto attraverso una campagna di alfabetizzazione. Alcune donne marocchine pensano che la stessa parola Mudawana sia un’espressione straniera. Il principale ostacolo alla diffusione di informazioni risiede nel fatto che la maggior parte dei dibattiti televisivi, sia prima che dopo l’approvazione della riforma, si svolge in arabo classico, sebbene questa lingua sia ufficiale nel Paese. Anche se è compresa da meno della metà della popolazione marocchina. Mentre il linguaggio dei social network è accessibile ai più. Per superare questa barriera, i canali televisivi avrebbero dovuto trasmettere programmi esplicativi sia in arabo dialettale che nei tre dialetti berberi, al fine di raggiungere un pubblico più vasto. Comunque, vanno registrati importanti e concreti passi verso la modernizzazione del Regno fortemente voluta dal Re Mohammed VI e la riforma del Diritto di famiglia richiede un approccio graduale e progressivo nelle sue disposizioni, affinché possa emergere come un processo che rispecchia le esigenze attuali della società e non venga percepito come un’imposizione esterna. Altrimenti, il Marocco si troverà incastrato tra il martello della religione e l’incudine della modernità.
Aggiornato il 17 aprile 2024 alle ore 10:09