Non solo “human shields” (scudi umani). I bambini sono usati da Hamas anche e soprattutto come “scudi statistici”. Perché, benché i genitori della maggior parte della popolazione li preparino a diventare futuri “shahid”, nell’opinione pubblica mondiale fa sempre una certa impressione leggere o sentire in tivù che “durante i bombardamenti israeliani su Gaza sono morti oltre 15mila bambini” O che “a Gaza in pochi mesi sono morti più bambini che nel resto del mondo”, persino che “in tutte le guerre”. Bum! La gara a chi la spara più grossa è aperta da tempo, ed è difficilmente debunkerizzabile, se non ragionando sui paradossi dei numeri. E il “Ministero della Sanità di Hamas” ha portavoce interessati un po’ ovunque tra giornalisti, alti dirigenti Onu e quant’altro. Il problema – e Hamas sfrutta la cosa con un cinismo impressionante – è che, quando si parla di probabili vittime dei bombardamenti israeliani tra i bambini, la gente non va più tanto per il sottile coi ragionamenti. E di conseguenza imperversano sui mass media gli alti lai che ricordano quelli delle prefiche a pagamento nei vecchi funerali della Sicilia a inizio Novecento. La si butta in caciara e non si ragiona che, sebbene il tasso di natalità palestinese, come pure quello israeliano, sia altissimo, 15mila bambini (uccisi) su circa 2 milioni e rotti di abitanti quanti ne fa Gaza, è come a dire tutti o quasi i bambini di Gaza. Sono tutti morti? Gaza non ha più bambini? La cosa è inverosimile e anche falsa. Basta vedere le immagini girate in questi giorni, dove le torme di minorenni che si accalcano per prendere gli aiuti umanitari – mentre gli uomini di Hamas sparano sui camion per creare incidenti da attribuire a Israele e alla sua perfidia – sono ancora visibilmente numerosi.
In Pennsylvania l’Università ha promosso uno studio statistico, che si trova anche su TikTtok con i relativi link, in cui viene facilmente dimostrato che i numeri sui morti forniti da Hamas sono dati a caso. Ma chi lo racconta al volgo che vuole “sangue mediatico” israeliano? Da aggiungere “idealmente” a quello abbondantemente versato nel “misconosciuto” pogrom del 7 ottobre 2023, qualora quest’ultimo non fosse bastato a placare l’odio anti-ebraico alla moda un po’ dappertutto, specie nelle “élite” universitarie di mezzo mondo. Un pogrom, con il senno di poi, servito – per quanto inusitatamente cruento, tanto da avere paragoni possibili solo con stragi come quella dell’11 settembre o con quelle nazi-fasciste tipo Marzabotto o Sant’Anna di Stazzema – solo per innescare la reazione inevitabile dello Stato israeliano per poi vendersela, dopo appena una settimana, come “genocidio”.
Ecco, allora che i bambini palestinesi, di cui a gran parte degli abitanti di Gaza non importa poi così tanto, almeno secondo i nostri criteri, se è vero come è vero che vengono cresciuti per farne dei martiri, sempre che resistano alle prove che li aspettano come scudi umani, acquistano un grande valore come numeri da usare per propaganda. Sparando cifre a casaccio. Ovviamente, senza alcun plausibile controllo. L’imbroglio semantico diventa perfetto: da scudi umani a scudi statistici e ritorno, i bambini morti a Gaza servono solo per eccitare il senso di colpa dell’Occidente. E, ovviamente, l’odio anti-israeliano e antisemita. E il terreno purtroppo è diventato estremamente fertile.
Aggiornato il 02 aprile 2024 alle ore 11:33