Qual è il più feroce tra gli imperi rinascenti? Più precisamente, quale scegliereste tra “Celeste” cinese, granderusso zarista, ottomano, persiano e islamico (sul modello del Califfato)? Senza dubbio quest’ultimo, si immagina! Anche se dobbiamo attenderci che siano tutti costoro, collettivamente o singolarmente, a fare sempre più guerre che noi europei, ventre molle del mondo, consideriamo perse in partenza essendo pacifisti senza “se” né “ma”. Assunto pur contraddetto, nel nostro caso, dalla presenza di eserciti nazionali il cui scopo è difendere con le armi il proprio Paese contro un eventuale esercito invasore. Quindi, se un giorno anche noi fossimo invasi come oggi lo è l’Ucraina, quale sarebbe per noi vittime la “pace giusta”? Cedere al più forte, senza dubbio: la soluzione più facile. Ma, così facendo, nell’ipotesi che il nostro conquistatore rappresenti un regime autoritario e dispotico, noi sottomessi e conquistati erediteremmo automaticamente (vedi Hong Kong) le sue regole del gioco antidemocratiche e liberticide. Sul “perché” il Califfato islamico superi per ferocia tutti gli altri imperi ci si potrebbe limitare all’evidenza dei fatti dall’inizio del XXI secolo, dalle Torri gemelle allo Stato islamico. In premessa, però, occorrerà distinguere la natura politico-organizzativa degli Stati autocratici o fondamentalisti, per capirne la loro collocazione al di là della nuova Cortina di ferro morale (Cfm, per semplicità). Laddove con il suddetto acronimo si vuole indicare un nuovo soggetto ideologico, frutto della cultura illuminista e libertaria, che intendeva edificare pacificamente un’unica civiltà interconnessa di scambi e commerci.
Da alcuni decenni, tuttavia, la “Cfm” ha assunto l’aspetto di una vera e propria crociata, o dittatura, del “politically correct”, per la diffusione globale dei valori occidentali e la difesa dei diritti delle minoranze (sessuali, in particolare), così tanto rinnegati e odiati dal Global South. Infatti, nella maggior parte delle regioni del mondo diverse dall’Occidente continuano a contare i valori tradizionali e religiosi, come accade in tutto il continente islamico mediorientale, dal quale dipendiamo per le risorse energetiche. Per la metà del globo che si oppone al mondo “Cfm”, i nostri sacri principi del diritto internazionale e della morale laica valgono poco o nulla, dato che per costoro contano soltanto i rapporti di forza, vuoi economici che militari, e nessuno si deve permettere di mettere in discussione la forma di Governo che ogni nazione si è data. Altro che “esportazione della Democrazia”! Per quanto riguarda Russia e Cina, il loro discorso rivendicativo è chiaro e trasparente: la prima rivuole l’Urss e l’Impero religioso dello Zar, denso dei valori nazionalisti, impregnato della cultura dell’Uomo della Provvidenza benedetto da Dio e dal Patriarca ortodosso. L’altro, invece, rivendica la superiorità dell’impero millenario confuciano e pretende il ritorno alla Madrepatria di ogni singolo metro quadrato del suo territorio, unico e indivisibile. Vedi, in merito, la questione di Taiwan che è come grisou, pronto a esplodere non appena qualcuno accenda la prima fiammella dello scontro, tra Pechino e Washington.
Il fondamentalismo islamico, però, ha un’arma ben superiore ai ragionamenti di forza, militare ed economica, che riguardano i Paesi sovrani del resto del mondo. La sua propaganda parla a miliardi di credenti, e il suo regno ha sede in cielo e in terra, perché nella sua concezione ogni nazione va prima o poi conquistata all’Islam. E chi non si converte, o non si sottomette, va passato a fil di spada. Il fondamentalista musulmano oppone la sua cultura della morte, con i suoi eserciti di aspiranti suicidi che non hanno timore di immolarsi per Allah, all’edonismo secolare dell’Occidente blasfemo, corrotto e miscredente, che rappresenta il Regno di Satana di tutte le perversioni del mondo. In questa guerra escatologica condotta contro i non credenti, nessuno che non sia un buon fondamentalista musulmano è degno di vivere. Tanto è vero che l’Isis e il terrorismo islamico hanno elaborato il concetto di “nemico non combattente”, nel senso che non esistono vittime innocenti, per cui in nome di Allah può essere commesso ogni genere di eccidio contro persone disarmate, semplici spettatori, passanti o avventori che si trovino per puro caso sui luoghi degli attentati. Lo si è visto nei casi specifici del Bataclan di Parigi del novembre 2015 e del Crocus di Mosca, in questa fine di marzo 2024.
La principale caratteristica dell’Impero dell’islam (Imslam, per semplicità) è la sua capacità polimorfica. Infatti, mentre comunque tutti gli Stati, senza nessuna eccezione, hanno al loro interno forti rigidità di apparato che permangono per un tempo molto lungo all’alternarsi di regimi e governi, al contrario l’Imslam è un concetto di Stato fluido, che ha come unico codice religioso, civile e penale il Corano. Nel senso che quest’ultimo, garantendo l’invarianza del collante religioso di matrice islamica fondamentalista, può assumere volti, aspetti e organizzazioni del tutto eterogenee nel corso della sua diffusione nel mondo. Si vedano le decine di sigle con il quale l’Imslam è presente in Africa, negli Stan State (Afghanistan in particolare), in Iraq e in Siria. Se ci si era illusi di averlo definitivamente sconfitto come Stato Islamico nel 2019, il suo essere polimorfico ne ha provocato la ri-sorgenza, lenta ma inesorabile, in altre parti del mondo. E lo si ritrova, con decine di sigle, soprattutto negli Stati africani di Niger, Nigeria, Camerun, Chad, Mali, e Burkina Faso. Con il ritiro dei francesi, c’è stato il coinvolgimento in attività antiterrorismo della Wagner prima, e poi della Russia stessa, divenuta oggi bersaglio dell’Isis-K tagiko. Faremmo quindi bene, tra Global South e Global North a cooperare, per evitare la saldatura di tutte le teste della piovra islamica in un nuovo Imslam, totalitario e intollerante.
Aggiornato il 29 marzo 2024 alle ore 09:28