Secondo quattro funzionari americani, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, prenderà in considerazione la possibilità di condizionare le forniture militari a Israele se l’esercito israeliano procederà con un’invasione su larga scala della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Biden ha anche detto alla Msnbc che un’operazione a Rafah oltrepasserebbe una “linea rossa”, sebbene abbia bilanciato tale dichiarazione con l’impegno a sostenere il diritto di Israele all’autodifesa.
Fonti della sicurezza israeliane hanno rivelato che il gruppo terroristico Hamas sostenuto dall’Iran ha almeno quattro battaglioni a Rafah. Si ritiene che anche molti degli ostaggi israeliani rapiti dai terroristi di Hamas e da altri palestinesi il 7 ottobre 2023 siano tenuti prigionieri a Rafah. Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) sono riuscite a distruggere la maggior parte dei battaglioni di Hamas in altre aree della Striscia di Gaza.
Il 4 febbraio scorso, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva annunciato lo smantellamento da parte delle forze israeliane di 17 dei 24 battaglioni da combattimento di Hamas nella Striscia di Gaza. “La crescente sconfitta di Hamas a Gaza è un risultato importante per l’Idf”, ha affermato l’esperto di Medio Oriente Seth Frantzman.
“I terroristi di Hamas hanno perso il controllo di importanti aree a Gaza, consentendo lo smantellamento delle infrastrutture terroristiche che il gruppo aveva costruito nei decenni precedenti. È essenziale che l’esercito israeliano sia sostenuto nei suoi sforzi per prevenire ulteriori minacce da parte di Hamas e di altri gruppi terroristici a Israele e alla regione”.
La minaccia di Biden di interrompere o sospendere le forniture militari americane a Israele se l’Idf entrasse a Rafah è ciò che incoraggia Hamas a continuare a combattere e a respingere ogni proposta di rilascio degli ostaggi. Quando i leader di Hamas sentono che Biden sta minacciando Israele per impedire all’esercito israeliano di entrare a Rafah, devono chiedersi: “Perché dovremmo fare delle concessioni a Israele? L’America non vuole che gli israeliani distruggano i quattro battaglioni rimasti. L’amministrazione americana è contraria al piano di Israele di eliminare Hamas, quindi aspettiamo!”.
Chiedere a Israele di non invadere Rafah e di distruggere i terroristi di Hamas asserragliati nella città è come chiedere a chi corre una maratona di fermarsi prima di raggiungere il traguardo. Non c’è alternativa alla sconfitta totale di Hamas, soprattutto all’indomani del massacro di 1.200 israeliani perpetrato il 7 ottobre. Una sconfitta totale significa l’eliminazione di tutti i battaglioni di Hamas. Una vittoria israeliana non sarà mai completa finché uno, o anche solo la metà, di un battaglione di Hamas rimarrà intatto.
Secondo il generale di brigata in pensione Amir Avivi, presidente e fondatore dell’Israel Defense and Security Forum: “Gli americani dovrebbero comprendere le conseguenze della linea rossa [di Biden]: la garanzia che un altro 7 ottobre si ripeterà, che gli ostaggi non torneranno mai a casa, che un Iran incoraggiato si intensificherà su tutti i fronti e che i civili oppressi da Hamas soffriranno indefinitamente. Uno dei motivi potrebbe essere l’intenzione del presidente Biden di evitare il dissenso alla Convenzione democratica di agosto, e Biden è preoccupato di perdere lo Stato del Michigan alle prossime elezioni poiché i giovani e gli arabi americani diserteranno a causa della sua politica verso Israele. Israele ha il diritto di difendersi, sembra ora dire, ma dovrebbe fermare la guerra adesso. Il presidente Biden ha espresso questa posizione dicotomica nel suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato la scorsa settimana e ha ribadito questo punto nell’intervista rilasciata alla Msnbc”.
Il 25 novembre 2023, Biden avrebbe affermato che l’obiettivo di Israele di eliminare Hamas è una missione legittima ma difficile. “Non so quanto tempo ci vorrà – ha detto Biden ai giornalisti – La mia aspettativa e la mia speranza è che mentre andiamo avanti, anche il resto del mondo arabo e la regione facciano pressione su tutte le parti per rallentare questa situazione, per porre fine a questa situazione il più rapidamente possibile”.
Quattro mesi dopo, Biden sembra aver cambiato idea sull’eliminazione di Hamas. Il suo avvertimento a Israele di non entrare a Rafah implica che Washington in realtà vuole che Israele perda la guerra contro Hamas. Ciò significherebbe che Hamas continuerà a governare la Striscia di Gaza e pianificherà altri massacri in stile 7 ottobre contro gli israeliani. Il funzionario di Hamas, Ghazi Hamad, ha chiaramente affermato che il gruppo terroristico ripeterà l’attacco del 7 ottobre, ancora e ancora, finché Israele non sarà annientato. La parte più pericolosa delle dichiarazioni di Biden è la minaccia di sospendere o interrompere le spedizioni statunitensi di armi e munizioni a Israele qualora lo Stato ebraico dovesse procedere con i suoi piani di lanciare un’offensiva di terra a Rafah, distruggere Hamas e liberare gli ostaggi. Biden in realtà sta inviando un messaggio a Hamas e agli altri proxies del terrorismo iraniano, tra cui Hezbollah, la Jihad Islamica Palestinese e gli Houthi, che l’America sta per voltare le spalle a Israele. Tagliare le forniture di armi americane a Israele è la fantasia ultima dei terroristi.
Non c’è da meravigliarsi, quindi, che nelle loro dichiarazioni diversi leader di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese abbiano chiesto l’immediata sospensione delle forniture d’armi statunitensi a Israele. I terroristi palestinesi vogliono che gli americani smettano di fornire aiuti militari a Israele perché ciò faciliterebbe la loro missione di uccidere gli ebrei e distruggere Israele. I terroristi sono arrabbiati perché vogliono che Israele sia debole e indifeso. I leader di Hamas hanno solo un problema nel portare avanti altri massacri contro gli israeliani simili a quelli del 7 ottobre: la fornitura di armamenti a Israele da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali complica il sogno dei terroristi di massacrare gli ebrei.
“Dobbiamo dare una lezione a Israele – ha detto Hamad – L’alluvione Al-Aqsa (nome dato da Hamas all’invasione di Israele del 7 ottobre scorso, ndr) è solo la prima volta, e ce ne sarà una seconda, una terza, una quarta. Dovremo pagare un prezzo? Sì, e siamo pronti a farlo. Siamo chiamati una nazione di martiri e siamo orgogliosi di sacrificare martiri”.
L’amministrazione Biden otterrebbe più successo se smettesse di sottovalutare tali minacce da parte di un gruppo terroristico brutale che si è dimostrato perfettamente capace di perpetrare stragi, di stuprare, decapitare e bruciare vivi i civili israeliani. L’amministrazione potrebbe dar prova di notevoli capacità di leadership e di fatto “porre fine a tutto questo il più rapidamente possibile”, non solo per Israele ma per tutti coloro che nella regione cercano la pace, incoraggiando Israele a eliminare i terroristi a Rafah senza indugio.
L’amministrazione farebbe bene anche a smettere di fare discorsi sulla punizione da dare a Israele, che consisterebbe nel tagliare le forniture militari. Invece di fare pressione su Israele, Biden dovrebbe esercitare pressioni sui suoi amici in Qatar affinché essi costringano il loro burattino Hamas a consegnare gli ostaggi israeliani e ad arrendersi. Anziché minacciare di tagliare le forniture di armi a Israele, Biden dovrebbe minacciare i leader del Qatar di ritirare le forze americane dalla base aerea di Al Udeid e di designare ufficialmente il Qatar come sponsor del terrorismo (per il finanziamento di Hamas, Hezbollah, l’Isis, Al Qaeda, i Talebani, Al Shabaab, il Fronte al-Nusra, tra gli altri).
Questo è il modo, l’unico modo, per porre fine rapidamente alla guerra, nonché per inviare un segnale agli avversari americani che stanno a guardare, che gli Stati Uniti sono pronti a sostenere i valori della civiltà, e non quelli del terrore.
(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 29 marzo 2024 alle ore 18:54