Washington è preoccupata dalla situazione venezuelana. Il blocco della candidatura di Corina Yoris, designata a sostituire la leader dell’opposizione Marina Corina Machando per le elezioni presidenziali in Venezuela, desta lo sconcerto della Casa Bianca. La portavoce statunitense Karine Jean-Pierre avverte che gli Stati Uniti stanno “lavorando con altri membri della comunità internazionale per garantire che i venezuelani possano partecipare a elezioni inclusive e competitive e per sollecitare ai rappresentanti di Maduro di consentire a tutti i candidati di partecipare. Da parte nostra – ha proseguito – stiamo monitorando da vicino la situazione e sosteniamo la volontà e il diritto dei venezuelani e dei partiti politici di quel Paese di selezionare i loro candidati presidenziali”. A una domanda sull’eventuale utilizzo dello strumento delle sanzioni nei confronti di Caracas, Karine Jean-Pierre ha risposto che “come abbiamo affermato a gennaio, siamo impegnati a mantenere l’alleggerimento disposto ad alcune sanzioni se Maduro rispetta, e mantiene gli impegni delineati nella tabella di marcia elettorale concordata alle Barbados” fra il chavismo al potere e l’opposizione. Intanto, il governo brasiliano segue “con preoccupazione” il processo elettorale in corso in Venezuela, denunciando che l’esclusione della candidata delle opposizioni dalla corsa per le presidenziali non è compatibile con gli accordi di Barbados. “Sulla base delle informazioni disponibili si constata che al candidato indicato della forza di opposizione Piattaforma democratica unitaria (Pud) – Corina Yoris – sia stata impedita la registrazione, il che non è compatibile con gli accordi di Barbados. L’impedimento non è stato, ad oggi, oggetto di alcuna spiegazione ufficiale”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri. “Il Brasile – prosegue la nota – è pronto insieme ad altri membri della comunità internazionale a cooperare affinché le elezioni annunciate per il 28 luglio costituiscano un passo deciso verso la normalizzazione della vita politica e il rafforzamento della democrazia in Venezuela, Paese vicino e amico del Brasile”. Brasilia ribadisce in ogni caso il suo rifiuto di qualsiasi tipo di sanzione che “oltre ad essere illegale, contribuisce solo a isolare il Venezuela e ad aumentare la sofferenza del suo popolo”. Per il Venezuela, però, la preoccupazione espressa dal Brasile sul conflittuale processo elettorale in corso nel Paese è da considerarsi “ingerenza”. Lo riferisce il ministero degli Esteri di Caracas secondo cui la nota pubblicata da Brasilia per stigmatizzare l’esclusione della candidata Corina Yoris dalle elezioni “sembra dettata dal dipartimento di Stato Usa, dove sono emessi commenti carichi di ignoranza sulla realtà politica del Venezuela”. “Il governo venezuelano in nessun caso emette né emetterà giudizi di valore sui processi politici e giudiziari che si svolgono in Brasile e di conseguenza esige il più rigoroso rispetto del principio di non ingerenza negli affari interni e nella nostra democrazia”, prosegue la nota venezuelana. Caracas considera “sorprendente” che il ministero degli Esteri brasiliano “non si preoccupi invece dei tentativi di destabilizzazione e di omicidio del presidente Nicolás Maduro” frustrati nelle ultime settimane.
Frattanto, il governo del presidente argentino Javier Milei ha denunciato che le autorità venezuelane hanno tagliato la luce alla sua ambasciata a Caracas, dove si sono rifugiati sei dirigenti politici dell’opposizione poco prima della fine del termine previsto per la presentazione delle candidature per le elezioni presidenziali el prossimo 28 luglio. L’ufficio della presidenza, in un comunicato, ha espresso la “preoccupazione” di Buenos Aires per “l’incidente avvenuto ieri, ossia l’interruzione della fornitura di elettricità nella residenza ufficiale a Caracas, e diffida il governo del Venezuela di portare a termine qualsiasi azione deliberata che metta in pericolo la sicurezza del personale diplomatico argentino e dei cittadini venezuelani che sono protetti nella sede”. I rifugiati nella missione diplomatica sono Pedro Urruchurtu, Magallí Meda, Humberto Villalobos, Claudia Macero, Omar González e un sesto dirigente politico, il cui nome non è stato diffuso. Appartengono tutti alla coalizione di opposizione Piattaforma unitaria democratica (Pud), di Maria Corina Machado, designata per ampia maggioranza come candidata alla presidenza ma esclusa dalla corsa a causa di un’interdizione legale che lei stessa denuncia come abusiva.
Aggiornato il 27 marzo 2024 alle ore 16:06