Dopo mesi di disordini e attriti, la leadership del Senegal ha mosso un primo passo verso la distensione. Il massimo leader dell’opposizione del Paese, Ousmane Sonko, è stato scarcerato. A poco più di una settimana dalle elezioni presidenziali del 24 marzo, anche il principale alleato di Sonko – Bassirou Diomaye Faye – è stato liberato. A Dakar è festa nelle strade, con i sostenitori del politico progressista che sono scesi dalle case per acclamare la liberazione. Questi due rilasci fanno seguito al decreto del presidente Macky Sall, per un’amnistia a favore dei prigionieri politici.
La lunga storia sulla candidatura presidenziale di Sonko è iniziata nel 2021, quando ha dovuto affrontare le accuse di stupro – fatto per cui è stato assolto – in una lunga battaglia legale. Sono quindi decadute le imputazioni a carattere sessuale ma non le accuse di “corruzione di giovani” per cui l’estate scorsa ha subito una condanna a due anni di carcere. Questa decisione, al tempo, ha scatenato violente proteste in tutto il Paese. Ma ora il leader Sall, incalzato anche dalla pancia della popolazione, ha deciso di non candidarsi per un terzo mandato (come d’altronde è sancito dalla Costituzione) e di liberare l’opposizione.
Sonko, come testimoniano le accuse contro di lui, è molto seguito soprattutto dalle fasce più giovani della popolazione senegalese. La sua campagna per contrastare la corruzione endemica della Nazione ha avuto grande risonanza in tutto il Paese. Le difficoltà economiche, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sono aumentate a causa dell’innalzamento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia. Infine, le violente manifestazioni degli ultimi mesi hanno offuscato l’immagine pubblica del Senegal che – nonostante questi episodi – rimane un faro di stabilità ed esempio per l’Africa occidentale, regione nella quale colpi di Stato e tentativi di golpe sono all’ordine del giorno.
Aggiornato il 15 marzo 2024 alle ore 15:18