Yulia Navalnaya ha tenuto un discorso ai deputati nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo. Ha detto la vedova di Alexei Navalny: “Se vuoi davvero sconfiggere Vladimir Putin, devi diventare un innovatore”, aggiungendo: “Non si può danneggiare Putin con un’altra risoluzione o un’altra serie di sanzioni che non siano diverse dalle precedenti”. Da quando la Russia ha brutalmente invaso l’Ucraina, l’Unione europea ha imposto tredici pacchetti di sanzioni volte a limitare l’accesso di Mosca alle tecnologie militari e contro le società e gli individui coinvolti nello sforzo bellico russo. L’alto rappresentante Josep Borrell ha promesso di rinominare il regime di sanzioni dell’Ue sui diritti umani in onore di Navalny. Tuttavia, Navalnaya ha affermato che l’Ue ha bisogno di meno simbolismi e di indagini più mirate focalizzate sugli amici e soci di Putin, avvertendo che Putin continua a nascondere denaro nelle capitali dell’Ue attraverso le reti della criminalità organizzata. “Non puoi sconfiggerlo pensando che sia un uomo di principi che ha una morale e delle regole. Non è così. Alexei questo lo aveva capito molto tempo fa. Non hai a che fare con un politico, ma con un mostro sanguinario. Tutti noi dobbiamo lottare contro una banda criminale. Non servono quindi note diplomatiche, bensì investigazioni sulla macchina finanziaria. Non servono le dichiarazioni di apprensione, ma occorre ricercare i mafiosi nei vostri Paesi. Gli avvocati e i finanzieri discreti che aiutano Putin e i suoi amici a nascondere i soldi”.
La Fondazione Anti-Corruzione, la ong fondata da Navalny, ha compilato un elenco di migliaia di funzionari, oligarchi e propagandisti russi considerati “corruttori e guerrafondai” di Putin, molti dei quali rimangono risparmiati dalle sanzioni occidentali. Il suo discorso, interrotto più volte da applausi, è avvenuto meno di due settimane dopo la morte del marito in una colonia penale artica dopo anni di persecuzione per mano del Cremlino. L’Ue ha direttamente attribuito la responsabilità della sua morte al regime di Putin. I sostenitori di Navalny hanno affermato che Putin ha ordinato il suo assassinio pochi giorni prima di uno scambio di prigionieri pianificato, che avrebbe visto lui e due cittadini statunitensi scambiati con Vadim Krasikov, un assassino russo condannato all’ergastolo in Germania. Alexei Navalny aveva 47 anni e stava scontando una pena di 19 anni con l’accusa di estremismo. La sua morte ha inferto un duro colpo ai russi pro-democrazia, circa 400 dei quali sono stati arrestati per aver deposto fiori e acceso candele in sua memoria nelle città russe. Yulia Navalnaya ha anche chiesto ai deputati di non cedere alla stanchezza della guerra e di non sostenere negoziati di pace con il presidente russo. “C’è molta stanchezza, molto sangue, molta delusione, e Putin non è andato da nessuna parte”, ha spiegato, aggiungendo che “l’assassinio pubblico” di suo marito ha dimostrato che Putin è “capace di tutto” e che “non si può negoziare con lui”.
La guerra della Russia ha avuto un effetto sismico in tutto il continente. Tuttavia, lo scetticismo di alcuni schieramenti politici riguardo al sostegno finanziario e militare a Kyiv, unito alla vacillante controffensiva ucraina, comporta che Bruxelles sia sotto pressione e debba fare di più per dimostrare il suo impegno per la vittoria dell’Ucraina. L’Ue, che da tempo apprezza la ferma lotta di Navalny per la democrazia russa, ha ripetutamente denunciato il regime di Putin per la sua sistematica repressione degli oppositori del Cremlino negli anni precedenti l’invasione dell’Ucraina. Ma la morte di Navalny ha fatto luce sull’inutilità di questi sforzi, poiché Putin ha continuato a rafforzare la sua autocrazia. Yulia Navalnaya ha detto nell’emiciclo che ci sono “decine di milioni” di russi che si oppongono al Cremlino ma che non possono esprimere la loro resistenza per paura. Ha promesso di portare avanti la battaglia del marito e di diventare il nuovo volto dell’opposizione soffocata in Russia, galvanizzando i russi pro-democrazia affinché si oppongano al regime. “Putin deve rispondere di ciò che ha fatto a un Paese pacifico vicino, e Putin deve rispondere di tutto ciò che ha fatto ad Alexei. Mio marito non vedrà mai come sarà la Russia del futuro, ma farò del mio meglio per realizzare il suo sogno. Il male cadrà e arriverà un futuro bellissimo”.
La presidente del Parlamento, Roberta Metsola, ha affermato che la “speranza” rappresentata da Alexei rimane “più luminosa che mai”. “I pilastri dell’autocrazia crollano sempre sotto il peso della sua stessa corruzione e del desiderio delle persone di vivere liberamente”, ha detto Metsola. È chiaro che il regime di Mosca non riesce a piegare un altro dissidente russo. L’attivista per i diritti umani Oleg Orlov, presidente di Memorial, l’associazione per la difesa dei diritti umani con la quale ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2022. È stato condannato a due anni e mezzo di carcere in base all’articolo di “screditamento dell’esercito” durante un nuovo processo. La procura aveva presentato ricorso contro la precedente sentenza, considerata troppo “leggera”, che prevedeva una multa di 150mila rubli, e il tribunale l’ha sostituita con la reclusione.
Orlov, mentre attendeva di conoscere il verdetto, ha scritto una lettera aperta particolarmente sferzante nei confronti di coloro che sono conniventi in Russia con il Cremlino. Ecco quali sono state le sue parole: “Ai funzionari governativi, alle forze dell’ordine, ai giudici, ai pubblici ministeri. In realtà voi sapete cosa sta succedendo e non siete tutti convinti che la repressione politica sia necessaria. A volte vi pentite di ciò che siete costretti a fare, ma dite a voi stessi che altro posso fare? Sto solo eseguendo gli ordini. La legge è legge. Certo, la legge è legge, ma se ricordo bene, nel 1935 in Germania furono adottate le cosiddette “leggi di Norimberga” e poi, dopo la vittoria del 1945, coloro che le applicarono furono processati. Non sono sicuro che i creatori e gli esecutori delle leggi antigiuridiche e anticostituzionali della Russia saranno essi stessi ritenuti responsabili, ma saranno inevitabilmente puniti. I loro figli o nipoti si vergogneranno a parlare di loro e lo stesso accadrà a coloro che, eseguendo gli ordini, stanno commettendo crimini in Ucraina. A mio avviso questa è la punizione peggiore ed è inevitabile. La punizione è chiaramente inevitabile anche per me, ad oggi. Ora vedremo quale sarà il verdetto, ma non ho nulla da rimpiangere o di cui pentirmi”. È davvero tempo di voltare pagina, perseguendo penalmente coloro che, a volte in modo discreto a volte in modo plateale, stanno aiutando Putin in Europa.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
Aggiornato il 29 febbraio 2024 alle ore 11:50