Doni di droni: l’altra guerra dell’Iran

A quanto pare, l’Occidente non ha capito più nulla da quando la sua eccelsa creatura (ovvero: la Globalizzazione e i connessi Diritti universali) è stata messa in crisi dalla crescente aggressività del Global South. In particolare, una cosa che in questa metà del globo evoluta non si è assolutamente capita riguarda il fatto che il discrimine non sta nella contrapposizione planetaria tra Democrazie, da un lato, e Autocrazie dall’altro, ma tra ciò che l’Impero romano definiva civile (Roma e la sua civiltà evoluta) in contrapposizione al barbaro, colui cioè che non solo non possedeva i suoi stessi strumenti per il Governo di società fin da allora complesse ed eterogenee, ma che addirittura minacciava in armi e con le sue orde tribali l’incolumità e l’integrità territoriale della stessa Roma. Ecco, guardiamo allora in volto questa realtà spietata del “Barbaro globale” che incombe sul nostro quotidiano, chiarendo in primo luogo a noi stessi quali siano oggi le sue vere fattezze. Per far ciò, occorre in premessa rimuovere tutte le categorie da Magazzino 18 (relativo all’esodo istriano) racchiuse nel binomio nazismo-comunismo, tenendo invece nel massimo conto quei loro estremi che si toccano per contiguità degli strumenti impiegati. Ovvero, “territorio barbaro” è, per definizione, quello in cui le istituzioni né si bilanciano, né sono indipendenti, e nel quale non esistono nemmeno in parte le strutture democratiche in base alle quali un popolo elegge in piena libertà i suoi governanti e rappresentanti ed è garantita la libertà di espressione, di associazione e di libera intrapresa economica.

Ora, si prenda in esame il funzionamento di Paesi come la Russia, la Cina, l’Iran e la Corea del Nord, di fatto e in concreto (vedi le imponenti forniture di milioni di proiettili d’artiglieria e di migliaia di droni alla Russia in guerra, da parte, rispettivamente, di Pyongyang e Teheran) alleati per la costruzione di una vaga contro-egemonia mondiale, in contrapposizione a quella occidentale. Che cosa noterebbe di diverso un osservatore indipendente, se non il loro comune costume barbaro nell’iper-esaltazione del leader e del suo potere assoluto, in cui l’intera società è impiegata/piegata alla costruzione e all’uso interno ed esterno della forza? E che cosa accomuna la caduta dell’Impero romano di due millenni fa con quella attuale dell’Impero d’Occidente? Semplice: l’inesistenza odierna delle legioni in grado di prevenire e usare ragionevolmente la forza, per ridurre quanto più possibile la minaccia ai nostri confini. Se avessimo avuto i nervi saldi, chiunque avesse tentato avventure imperialiste invadendo in armi una Nazione indipendente ai nostri diretti confini o, peggio, scatenando guerre per proxy con milizie agguerrite e nemiche irriducibili della nostra civiltà, sarebbe stato fermato con la forza. Senza stare a tremare per la loro minaccia atomica, visto che noi non scherziamo con i nostri arsenali e silos dove dormono e (per fortuna) arrugginiscono decine di migliaia di testate nucleari. Avremmo dovuto, cioè, affrontare senza mezzi termini le recenti guerre regionali convenzionali, vincendole tutte senza strafare, in modo che le società sconfitte potessero trovare (come fu per il Secondo dopoguerra in Europa e in Giappone) al loro interno le alternative di Governo e di convivenza comune con noi e con il resto del mondo.

Ad esempio, il 22 febbraio 2022 avremmo dovuto da subito stabilire la “No-fly-zone” sull’Ucraina schierando apertamente le divisioni della Nato ai suoi confini, come dovevamo da subito smantellare la minaccia khomeinista dal Medio Oriente, anziché produrre successivamente i disastri dell’Afghanistan, dell’Iraq e della Libia, agendo da vere e proprie potenze schizofreniche tra Europa e America. E invece, oggi, assistiamo all’esaurimento della resistenza ucraina per difetto di forniture di armi, mancanza di ricambio degli effettivi e inesistenza di una politica di pacificazione che faccia valere i veri rapporti di forza che, occorre dirlo, sono ancora tutti a nostro vantaggio, purché lo volessimo. Ma noi, di contro, non abbiamo voluto scegliere la seconda opzione tra “burro o cannoni”, come hanno fatto Russia, Cina e Iran, con addirittura la prima che ha convertito in economia di guerra tutto il suo apparato produttivo, mentre le altre due si sono riarmate oltre l’inverosimile, con l’obiettivo chiaro e determinato di annientare il Satana occidentale. E così l’Iran ha bypassato l’embargo occidentale degli armamenti, costruendo un’intera industria avanzatissima di droni micidiali (gli Shahed), in grado di colpire, volando a stormi di migliaia, qualunque obiettivo civile e militare esistente sulla terra. Vedi non ultimo l’attacco degli Houthi a una base americana in Siria.

E come potrà reggere il potente sistema di difesa antimissile israeliano, Iron Dome, alla pioggia di centinaia di migliaia di missili e alle decine di migliaia di droni che le milizie islamiste ai suoi confini, e l’Iran stesso, sono in grado, in ogni momento, di scagliare contro lo Stato di Israele per la sua decantata distruzione e il ritorno dell’intera Palestina, dal fiume al mare, sotto il Regno dell’Islam? Soprattutto, che cosa fare di un organismo obsoleto, inefficiente e decisamente terzomondista anti-occidentale come l’Onu? Che cosa ormai può valere un mediatore internazionale senza poteri coercitivi che, per di più, sta sempre più dalla parte dei nostri nemici giurati?

Aggiornato il 13 febbraio 2024 alle ore 09:20