“La casta si è opposta al cambiamento che gli argentini hanno votato alle urne. Sappiamo che non sarà facile cambiare un sistema in cui i politici si sono arricchiti a scapito degli argentini che ogni giorno si alzano per andare al lavoro. Il nostro programma di Governo è stato votato dal 56 per cento (del popolo). E non siamo disposti a negoziarlo con coloro che hanno distrutto il Paese”. Queste le parole su X di Javier Milei, presidente dell’Argentina, dopo il rinvio della legge omnibus alle commissioni, per l’assenza di un sufficiente sostegno durante le votazioni nella discussione degli articoli, punto per punto, alla Camera dei deputati. E ancora: “Ci sono settori della politica che resistono ai cambiamenti di cui il Paese ha bisogno. Dovranno spiegare alla società il perché. Continueremo con il nostro programma con o senza il sostegno della leadership politica che ha distrutto il nostro Paese”. In sostanza, dopo l’approvazione dei primi articoli sui superpoteri del presidente, la Libertad avanza (compagine di Milei) ha ritirato il testo integrale del disegno di legge omnibus, che quindi ritorna al punto iniziale, ovvero delle commissioni. Una mossa inevitabile, visto che non c’era il consenso necessario su alcuni nodi fondamentali dell’iniziativa, in primis le privatizzazioni ma anche le questioni concernenti la sicurezza.
L’ex presidente Mauricio Macri ha manifestato la propria disponibilità a permettere al disegno di legge, tornato in Commissione, di essere approvato. In un comunicato, il gruppo Pro ha specificato che “il nostro impegno per sostenere il cambiamento scelto dagli argentini è stato sempre lo stesso. Confidiamo che il partito al potere possa rimettere in marcia il trattamento della legge Omnibus, con il sostegno dei blocchi favorevoli a tale cambiamento”. Non è escluso che Milei possa paventare la possibilità di un referendum sulla legge omnibus.
Aggiornato il 07 febbraio 2024 alle ore 17:09