Un’iniziativa clamorosa. In Iran ha preso il via uno sciopero della fame in risposta alle recenti esecuzioni. La leader dello sciopero è Narges Mohammadi, detenuta e vincitrice del Premio Nobel per la pace 2023.
La lettera di solidarietà delle donne incarcerate a Evin sottolinea la necessità di porre fine alla pena di morte nel Paese. La preoccupazione cresce per l’uso frequente della pena di morte a Teheran, evidenziato dall’impiccagione di Mohammad Ghobadlou, 23enne condannato per l’investimento mortale di un poliziotto durante le proteste.
Ghobadlou è stato il nono uomo giustiziato in relazione alle proteste, nonostante soffrisse di disturbo bipolare e avesse l’ordine di un nuovo processo. Almeno 54 persone sono state giustiziate in Iran quest’anno. Mohammadi ha annunciato che 61 donne “prigioniere politiche” nella prigione di Evin aderiranno allo sciopero della fame. Alcuni attivisti di spicco, tra cui il rapper Toomaj Salehi e altri detenuti, arrestati precedentemente per proteste, partecipano allo sciopero. La solidarietà è stata espressa da figure come Nazanin Zaghari-Ratcliffe e Masih Alinejad, residenti negli Stati Uniti, che si uniranno allo sciopero per protestare contro la pena di morte in Iran.
Aggiornato il 26 gennaio 2024 alle ore 11:54