Il giorno della memoria: il 7 ottobre

Se in Israele il giorno della strage infame di 1.140 ebrei da parte dei terroristi di Hamas ci fosse stato un Governo presieduto da un premier laburista, lo stesso Esecutivo come avrebbe reagito per difendere il suo popolo e il suo Stato dai tagliagole islamisti? Come avrebbero reagito i media occidentali all’azione dell’esercito con la stella di David? Il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu è diventato la vittima sacrificale ideale da dare in pasto agli oppositori di sinistra, nazionali e internazionali “del Governo più a destra della storia dello Stato ebraico” dal 1948. È considerato politicamente un pregiudizio insormontabile la formazione di un Governo la cui maggioranza prevede coalizioni con partiti considerati, “dai custodi della democrazia”, di “ultradestra”. Ovviamente non rileva se altri Paesi democratici come la Spagna del socialista Pedro Sánchez, senza aver vinto le elezioni, ha formato un Governo raccattando voti dall’estrema sinistra fino ai secessionisti catalani e baschi.

Ormai è una costante quella che è considerata democrazia se vede al Governo la sinistra e l’estrema sinistra, mentre sono usurpatori del potere le coalizioni che si richiamano al centrodestra. Non risulta che i partiti che fanno parte della coalizione del Governo, legittimato da un voto popolare, di Gerusalemme presieduto da Bibi Netanyahu siano organizzazioni politiche bandite in Israele. Se un partito politico può partecipare alle elezioni politiche qual è il motivo per cui lo stesso non possa partecipare a formare una coalizione di Governo nel pieno e assoluto rispetto delle regole democratiche? Le pressioni politiche perpetrate dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden contro il premier israeliano, a mio modesto avviso, vanno oltre il pur apprezzabile tentativo del presidente statunitense di trovare una soluzione diplomatica al conflitto e alla liberazione degli ostaggi tra l’aggredito Stato ebraico e l’organizzazione terroristica di Hamas.

Benjamin Netanyahu non è Volodymyr Zelensky. Il premier israeliano difficilmente si farà imporre scelte che non condivide e che ritiene possano compromettere gli obiettivi di sicurezza di Israele che è il vero obiettivo della guerra ai terroristi. La differenza tra i due leader in guerra è data dal fatto che Israele si può difendere da solo, mentre Zelensky dipende dagli aiuti del mondo occidentale. Sulla pelle degli ebrei israeliani si sta consumando il tentativo di arrivare a un cessate il fuoco che favorisce i tagliagole di Hamas che hanno come unico obiettivo strategico l’annientamento dello Stato ebraico e l’eliminazione fisica di ogni singolo ebreo. Gli islamisti di Hamas non sono interessati alla creazione di uno Stato palestinese né tantomeno alla convivenza di due popoli e due Stati. Per Joe Biden fermare la guerra tra l’esercito con la stella di David e i terroristi di Hamas è dirimente per cercare di risalire la china nei sondaggi elettorali, che lo danno per perdente con l’ex presidente Donald Trump alle elezioni presidenziali che si terranno il 5 di novembre di quest’anno. Per Netanyahu sconfiggere Hamas è fondamentale per la sopravvivenza di Israele. Per non dimenticare occorre ridefinire il giorno della memoria. Non più il 27 gennaio ma il 7 ottobre!

Aggiornato il 25 gennaio 2024 alle ore 12:29