Le famiglie degli ostaggi israeliani chiedono a Benjamin Netanyahu di fare di più “per riportare a casa i rapiti prima che sia troppo tardi”. Ieri, un gruppo di parenti, senza che i commessi riuscissero a trattenerli, ha fatto irruzione durante la seduta della commissione Finanze della Knesset, interrompendone i lavori. Urla, invettive, minacce, braccia tese in alto con i cartelli con le foto dei loro cari. Un clima di forte tensione emotiva che ha paralizzato i deputati e portato alla sospensione della seduta. Le immagini hanno fatto il giro del mondo. La sorte degli oltre 130 ostaggi ancora in mano ad Hamas a Gaza continua a spaccare il Paese. Netanyahu – che parallelamente all’irruzione alla Knesset ha incontrato una rappresentanza delle famiglie – ha annunciato che Israele ha “una proposta sugli ostaggi” ma di non “poter dire altro”.
Secondo un’anticipazione di Axios, Israele ha consegnato a Hamas tramite i mediatori dell’Egitto e del Qatar una proposta che prevede fino a due mesi di pausa nei combattimenti nell’ambito di un accordo in più fasi che includerebbe il rilascio dei restanti ostaggi a Gaza. Tel Aviv, stando a quanto riporta Axios, starebbe aspettando una risposta di Hamas sulla proposta e sarebbe cautamente ottimista sulla possibilità di fare progressi nei prossimi giorni. Oltre al rilascio di tutti gli ostaggi vivi sarebbe prevista anche la consegna dei corpi di coloro che sono deceduti. La prima fase vedrebbe il rilascio di donne, uomini sopra i 60 anni e ostaggi in condizioni mediche difficili. Le fasi successive invece prevedono il rilascio delle soldatesse, degli uomini sotto i 60 anni che non sono militari, poi dei soldati e i corpi degli ostaggi deceduti. Fatto sta che i familiari delle persone rapite hanno montato le loro tende sotto la residenza del premier a Gerusalemme, dopo le forti manifestazioni dei giorni scorsi a Cesarea, davanti alla casa privata di Netanyahu, e in piazza a Tel Aviv.
Una protesta che si mischia sempre di più con le richieste di dimissioni del Governo di destra e di nuove elezioni, senza contare l’isolamento che Israele sta subendo a livello internazionale con il rifiuto di Netanyahu della soluzione dei due Stati. La voce delle famiglie dei rapiti si alza sempre di più. E non è univoca: alcuni invocano una trattativa a ogni costo con Hamas pur di riavere indietro i propri cari mentre il tempo gioca inevitabilmente a sfavore; altri chiedono al Governo posizioni ancora più dure. “È ragionevole – ha chiesto la parente di un rapito che è stata tra coloro che hanno fatto irruzione – che 260 camion di farina stanno entrando ora a Gaza e mio fratello non abbia nulla da mangiare?”. “Non può andare avanti così – ha detto un’altra – e siamo venuti alla Knesset per chiedere che si alzino e facciano qualcosa. Nessuno ci metterà a tacere”. Nel rovente clima politico sugli ostaggi, i laburisti israeliani – detentori di 4 seggi su 120 in Parlamento – hanno provato, anche simbolicamente, a smuovere le acque presentando alla Knesset per la prima volta dall’avvio del conflitto una mozione di sfiducia nei confronti del Governo di Netanyahu. Senza alcuna sorpresa, la mozione, approvata con 18 voti a favore e nessuno contrario, non ha tuttavia raggiunto il quorum di 61 voti su 120 che avrebbe portato alla caduta dell’esecutivo. Alla coalizione di maggioranza di destra è bastato uscire dall’aula al momento del voto per vanificare ogni possibilità di sfiducia concreta.
A Gaza intanto l’esercito ha accerchiato il centro urbano di Khan Yunis, la roccaforte di Hamas nel sud della Striscia, compreso l’ospedale Nasser e il palazzo della Mezzaluna rossa. L’operazione – che durerà diversi giorni – ha come obiettivo i centri di potere di Hamas nella zona e la brigata locale, una delle maggiori della fazione islamica, ha spiegato l’esercito. L’Idf ha ricordato che la città – la cui area allargata è densamente popolata – è quella del leader di Hamas Yahya Sinwar ma anche del capo delle brigate Qassam, l’ala militare del movimento, Mohammed Deif. “Da questa mattina nell’operazione – ha sostenuto ancora ieri l’esercito – sono stati eliminati almeno 50 terroristi, tra cui un deputato di Hamas”. Secondo la tivù Kan e fonti dell’intelligence, l’ospedale Nasser della città – da cui di recente secondo l’Idf sono stati lanciati razzi verso Israele – è stato usato da Hamas a scopi militari e vi sarebbero stati custoditi decine di ostaggi. Khan Yunis è a un passo da Rafah, città a ridosso dell’Egitto da dove – secondo alcune fonti – i dirigenti di Hamas potrebbero fuggire nel Sinai egiziano, portando con sé anche gli ostaggi.
Aggiornato il 23 gennaio 2024 alle ore 12:15