Veterani russi, le bugie del Cremlino hanno le gambe corte

Tutte le guerre lasciano dietro di sé veterani che hanno difficoltà a tornare alla vita civile dopo le violenze commesse o subite in combattimento, dedicandosi talvolta ad attività criminali. La Russia ha avuto questo problema dopo la guerra in Afghanistan degli anni Ottanta, quando i veterani di quel conflitto tornarono a casa e scatenarono un’ondata di terrore. Un’esperienza simile ebbe luogo anche dopo la prima e la seconda guerra cecena, con i veterani di quei conflitti che guidarono un’ondata di violenza in tutta la Russia. Già nel 2014, in seguito all’annessione della Crimea ucraina da parte di Mosca, alcuni membri delle forze dell’ordine russe e della comunità di esperti avevano previsto che i veterani della guerra della Russia contro l’Ucraina avrebbero rappresentato una versione aggiornata di quelli dei precedenti conflitti. Oggi questi timori appaiono del tutto giustificati. Da quando è iniziata l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Mosca nel febbraio 2022, la criminalità violenta in Russia è salita a livelli superiori a qualsiasi altro periodo degli ultimi dieci anni. Di conseguenza, gli stessi commentatori russi suggeriscono che la storia si stia ripetendo.

Alcuni fra loro sono arrivati al punto di dichiarare che i problemi provocati dai veterani russi della guerra contro l’Ucraina saranno molto più grandi e pericolosi di quanto lo siano mai stati quelli creati dagli altri reduci. È un fatto oggettivo che vi siano molteplici fattori che rendono ben più grave il fenomeno se comparato con situazioni analoghe del passato. Innanzitutto, il numero di russi inviati al fronte è di gran lunga maggiore e di conseguenza anche il numero dei veterani che ritornano in Russia è elevato. Il fatto che molti tra loro siano ex carcerati che stavano scontando pene detentive per crimini violenti e che ora siano tornati liberi come ricompensa per aver combattuto nelle fila dell’esercito russo, ovviamente è di per sé un fatto grave con cui Mosca dovrà fare i conti.

In particolare, alcuni analisti sottolineano che questa “porta girevole” creata dalla disponibilità di Mosca a reclutare criminali, prima nelle compagnie militari private e poi nell’esercito regolare, rende molto probabile che molti ritorneranno a una vita criminale, soprattutto considerando che i tribunali russi sono meno inclini a infliggere condanne severe nei confronti dei veterani. Inoltre, la decisione di Mosca di reclutare principalmente dalle repubbliche non russe e dalle regioni russe più povere implica che tale condotta può assumere una connotazione etnica, ponendo le basi affinché i conflitti interetnici in Russia diventino violenti. Non meno importante, un altro fattore: La decisione del Cremlino di pagare bonus per incentivare gli uomini a combattere in Ucraina potrebbe portare i veterani a doversi adattare a redditi molto più bassi una volta tornati a casa. Alcuni di loro potrebbero dedicarsi al crimine per incrementare i propri guadagni. Infine, molti osservatori hanno sottolineato che il Governo russo ha fatto poco per aiutare i veterani a reintegrarsi nella società russa fornendo programmi speciali per curare il disturbo da stress post-traumatico e altri disturbi. Queste carenze stanno senza dubbio portando sempre più veterani a decidere che Mosca non è loro amica ma loro nemica e che possono ignorare le sue leggi.

Il Cremlino e i media controllati dallo Stato hanno regolarmente minimizzato questi problemi. Preferiscono trattare i veterani come “eroi”, ovviamente solo a livello propagandistico, piuttosto che discutere apertamente della diffusione della violenza e della criminalità. Da un anno, il procuratore generale Igor Krasnov ha ordinato di interrompere la pubblicazione di informazioni sulla criminalità sul portale speciale crimestat.ru. Quando nel 2013 l’ufficio del procuratore generale aveva iniziato a pubblicare informazioni aperte sui crimini registrati, il dipartimento era già a conoscenza dell’occultamento di almeno 3 milioni di crimini annuali. Tali casi sono classificati dai criminologi come reati latenti. Il Cremlino valuta negativamente l’aumento del numero di reati gravi, mentre viene valutata positivamente la quota di reati per i quali l’imputato è stato rapidamente individuato e il caso rinviato a giudizio. L’aumento del numero degli assolti in tribunale sarà considerato un “meno” per le forze dell’ordine.

Questo è probabilmente il motivo per cui le probabilità di ottenere un’assoluzione in Russia, calcolate da Novaya Gazeta Europe, sono dello 0,15 per cento. La realtà è che, al fine di ridurre gli indicatori, la polizia ostacola le denunce di reato, soprattutto se si tratta di reati gravi o che saranno di difficile soluzione. Quando i crimini non sono registrati o sono registrati in modo selettivo, il quadro della criminalità nel Paese è distorto. Questo è ciò che accade in Russia. La situazione è diventata troppo problematica perché il Cremlino possa ignorarla. Tuttavia, nei suoi discorsi Putin continua a parlare dell’eroismo dei veterani e del modo in cui fungono da collegamento tra le generazioni in Russia. Si è limitato ad osservare che i veterani, al loro ritorno a casa, difficilmente saranno soddisfatti delle azioni e degli atteggiamenti di alcuni membri dell’élite russa, ma si è guardato bene dal parlare dell’impennata di crimini che vengono commessi da questi reduci. Il perché è ovvio, in Russia tutto va bene. Poco importa se solo a parole.

Mosca vede ciò che sta accadendo ora come un déjà vu della precedente esperienza della “sindrome afghana” e sta cercando modi per evitare che la situazione diventi una minaccia per l’ordine pubblico, ma è difficile prendere contromisure adeguate quando si nega o minimizza l’esistenza di un problema. Il Cremlino comincia a preoccuparsi per i problemi legati al ritorno dei veterani della guerra in Ucraina, ma non ha ancora le idee chiare sul da farsi. Impegnarsi in una maggiore repressione contro i veterani, una tattica favorita dal regime di Vladimir Putin in altri casi, potrebbe rivelarsi controproducente. Un simile approccio potrebbe ridurre la capacità di Mosca di reclutare truppe in futuro e rischia di suscitare solo più rabbia tra i veterani.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 22 gennaio 2024 alle ore 16:00