Il 26 dicembre, Hezbollah, il gruppo terroristico libanese emissario dell’Iran, ha attaccato la chiesa greco-cattolica di Santa Maria, nel villaggio di Iqrit, nel nord di Israele. Un missile anticarro lanciato dal Libano direttamente contro l’edificio ecclesiastico ha ferito gravemente un civile di 85 anni. Nove soldati israeliani accorsi per prestare soccorso all’uomo sono rimasti feriti a causa di un secondo attacco missilistico. Hezbollah si è vantato dell’attacco e ha pubblicato un video che mostra i suoi missili che colpiscono la chiesa.
L’attacco non ha suscitato alcuna reazione da parte di nessuna delle principali organizzazioni cristiane in Occidente. Il Papa, invece, si è affrettato a condannare l’uccisione di due donne cristiane nella Striscia di Gaza, insinuando che Israele ne fosse responsabile.
Nahida Khalil Anton e sua figlia, Samar Kamal Anton, sarebbero state uccise in una sparatoria nel complesso della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, nella Striscia di Gaza. Il Pontefice ha affermato che le due donne “sono state uccise, e altre sono state ferite dai tiratori scelti mentre andavano in bagno”. Anche se il Papa non ha menzionato i presunti attentatori, l’articolo di Vatican News ha fatto eco alle false affermazioni di Hamas e di altri gruppi terroristici, puntando il dito contro Israele: “Durante la preghiera dell’Angelus, il Papa ha detto che continua a ricevere notizie inquietanti da Gaza, dove civili inermi sono presi di mira da bombardamenti e sparatorie”.
Al momento della stesura di questo scritto, nessun leader cristiano ha avuto nulla da dire sull’attacco missilistico di Hezbollah contro una chiesa.
Quando i musulmani commettono tali crimini contro i cristiani nella Striscia di Gaza, in Egitto, Libano, Iraq e in altri Paesi, nessuno, compresi i media occidentali, se ne accorge. Per quale motivo? Perché Israele è innocente e nessun ebreo è colpevole.
È altresì plausibile che le donne cristiane siano state uccise dai terroristi di Hamas o della Jihad Islamica. Negli ultimi anni, sono aumentate le prove che Hamas non solo utilizza le moschee per lanciare attacchi contro Israele. L’arcivescovo Alexis, un importante leader cristiano nella Striscia di Gaza ha rivelato che durante uno dei recenti scontri i terroristi di Hamas hanno utilizzato il complesso della chiesa per lanciare razzi contro Israele.
Questi sono gli stessi terroristi che, tra l’altro, hanno lanciato un razzo che ha colpito un ospedale della Striscia di Gaza per poi precipitarsi ad accusare falsamente Israele. Una fonte militare europea, dopo aver esaminato le immagini dei danni provocati sul luogo dell’impatto nell’ospedale Al-Ahli, ha escluso l’ipotesi di un attacco aria-terra da parte di un jet da combattimento israeliano. La fonte, così come il governo americano, ha accertato che l’esplosione è stata causata da un razzo difettoso lanciato da Gaza verso Israele. La stessa fonte, inoltre, ha messo in dubbio il bilancio delle vittime rapidamente annunciato dal Ministero della Salute controllato da Hamas, affermando che è improbabile che 471 persone siano morte nell’esplosione. L’intelligence americana ha stimato che il numero reale dei morti fosse molto più basso.
In precedenza, il Patriarcato Latino di Gerusalemme aveva accusato direttamente Israele, senza alcuna prova, di aver ucciso la madre e la figlia cristiane. “Sono state uccise a sangue freddo”, ha affermato il Patriarcato in una nota.
L’esercito israeliano, tuttavia, ha smentito di aver colpito la chiesa greco-ortodossa nella Striscia di Gaza. Rilevando che le Forze di Difesa Israeliane (Idf) “non prendono di mira i civili, a prescindere dalla loro religione”, l’esercito ha asserito di essere stato contattato da rappresentanti della chiesa in merito a un incidente avvenuto nella parrocchia della Sacra Famiglia, ma “non ci sono notizie di un attacco alla chiesa. Nessun civile è rimasto ferito o ucciso. Un’analisi dei risultati operativi dell’Idf lo conferma”.
Successivamente, l’esercito ha dichiarato che dalla propria indagine preliminare è emerso che “i terroristi di Hamas hanno lanciato una granata con propulsione a razzo contro i soldati dell’Idf dalle vicinanze della chiesa”. Le truppe israeliane hanno identificato tre persone nelle vicinanze che fungevano da “osservatori” di Hamas e “dirigevano i loro attacchi”, così hanno sparato loro colpendole.
“Sebbene questo incidente sia avvenuto nell’area in cui le due donne sarebbero state uccise”, ha aggiunto l’Idf, “i rapporti ricevuti [in merito all’episodio] non corrispondono ai risultati della nostra indagine preliminare, dalla quale è emerso che le truppe delle Forze di Difesa Israeliane stavano prendendo di mira gli osservatori nei punti di avvistamento del nemico”.
L’esercito israeliano ha detto che avrebbe proseguito la propria “indagine sull’incidente”, aggiungendo: “L’Idf prende molto sul serio le accuse di attacchi contro siti sensibili, in particolare le chiese che sono luoghi sacri della fede cristiana. L’Idf dirige le sue operazioni contro l’organizzazione terroristica Hamas e non contro i civili, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. L’Idf prende molte misure per mitigare i danni ai civili nella Striscia di Gaza. Questi sforzi contrastano con quelli di Hamas che fa tutto ciò che è in suo potere per mettere in pericolo i civili e anche i siti religiosi, utilizzando i primi come scudi umani per le proprie attività terroristiche”.
Puntando il dito accusatorio contro Israele, il Papa e il Patriarcato Latino di Gerusalemme, di fatto, danno credito alle false affermazioni da parte di Hamas, emissario palestinese dell’Iran. Il Pontefice e il Patriarcato Latino di Gerusalemme si sono affrettati a esprimere un giudizio contro Israele, in gran parte sulla base di una falsa affermazione di Hamas, i cui terroristi hanno invaso Israele il 7 ottobre, uccidendo più di 1.200 israeliani e ferendone altre migliaia. Il Papa e il Patriarcato non si sono nemmeno presi la briga di aspettare la conclusione dell’indagine dell’esercito israeliano sull’episodio della chiesa di Gaza. E come i principali media occidentali, hanno preferito ripetere meccanicamente le false affermazioni di Hamas e di altri terroristi. Inoltre, come molti media mainstream occidentali, hanno deciso di ignorare l’attacco di Hezbollah contro la chiesa, nel nord di Israele. Probabilmente, lo hanno fatto perché un attacco che non può essere attribuito a Israele perde interesse ai loro occhi.
Dov’erano il Papa e le altre organizzazioni cristiane, ci si chiede, quando i cristiani che vivevano sotto il gruppo terroristico Hamas, un ramo dei Fratelli Musulmani, venivano sistematicamente presi di mira e perseguitati?
Durante il periodo di instabilità che contraddistinse la Striscia di Gaza tra il 2006 e il 2008, i terroristi islamisti uccisero Rami Ayyad, un attivista cristiano palestinese che era direttore dell’unica libreria cristiana nella Striscia. In passato, la libreria era stata bersaglio di diversi attacchi, tra cui attentati e incendi dolosi. Era risaputo che Ayyad avesse ricevuto minacce di morte nel corso degli anni.
Il 6 ottobre 2007, mentre Ayyad stava chiudendo la libreria, un gruppo di uomini mascherati lo costrinse a salire a bordo di un’auto. Il giorno successivo venne trovato morto in un campo vicino a Zeitoun, un quartiere di Gaza City. Era stato picchiato a sangue, e un biglietto rinvenuto accanto al suo corpo lo accusava di essere un “missionario” e avvertiva gli altri di non svolgere attività analoghe.
“Dalla vittoria di Hamas nelle elezioni del 2006, e dal colpo di Stato con cui Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza nel giugno 2007, le tensioni religiosi si sono intensificate sempre più”, scriveva il compianto avvocato di fama internazionale specializzato in diritti umani Justus Reid Weiner, il quale ha condotto ricerche approfondite sugli abusi dei diritti umani contro i cristiani in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
“Hamas ha attuato politiche che trasformano (le aree sotto il controllo palestinese, ndr) in una teocrazia islamica, e la religione cristiana e i suoi fedeli vengono costantemente discriminati. Gruppi musulmani come Hamas e la Jihad Islamica Palestinese hanno costruito una cultura dell’odio sulle antiche fondamenta della società islamica. Nel 2008, militanti musulmani hanno bombardato l’Associazione Cristiana dei Giovani Uomini di Gaza City (Ymca) e una bomba è esplosa in una scuola cristiana”.
Secondo Weiner, i crimini commessi contro gli arabi cristiani derivano da una forma di pensiero che risale agli albori dell’Islam: “Tradizionalmente, a cristiani ed ebrei viene concesso uno status sociale inferiore, noto nell’Islam come dhimmitudine. La dhimma è un contratto giuridico di sottomissione imposto alle popolazioni autoctone non musulmane nelle regioni conquistate con la spada dall’Islam. Sebbene ebrei e cristiani non fossero costretti a convertirsi all’Islam, non erano trattati alla pari dei musulmani. In quanto dhimmi, ebrei e cristiani erano soggetti a restrizioni sia giuridiche che culturali ai sensi della legge islamica. Ad esempio, i musulmani potevano viaggiare a cavallo, mentre cristiani ed ebrei potevano soltanto andare a dorso d’asino. Oppure, ai musulmani era consentito indossare abiti realizzati con tessuti pregiati, mentre ai cristiani e agli ebrei era consentito indossare soltanto abiti realizzati con stoffe grezze”.
Weiner ha proseguito dicendo: “Nella società palestinese, gli arabi cristiani non hanno né voce né protezione. Non c’è da stupirsi che se ne siano andati. A causa delle emigrazioni, alcune delle quali avvenute tre generazioni fa, il 70 per cento degli arabi cristiani che originariamente risiedevano in Cisgiordania e a Gaza ora vive all’estero”.
Quanto è dunque paradossale il fatto che l’ultimo tentativo di etichettare Israele come un Paese che prende di mira i cristiani sia coinciso con il massacro perpetrato in Nigeria contro i cristiani che celebravano il Natale. Tra il 23 e il 25 dicembre scorsi, gruppi militanti islamici hanno ucciso più di 160 cristiani. La Nigeria è da diversi anni un focolaio di persecuzioni contro i cristiani. Nel 2022, il Paese era al primo posto nel mondo per numero di cristiani uccisi per la loro fede. Quando vengono commesse tali atrocità, raramente sentiamo le voci di coloro che affermano di preoccuparsi del benessere e della sicurezza dei cristiani in tutto il mondo.
Secondo Open Doors, un’organizzazione che sostiene i cristiani perseguitati, i primi dieci persecutori statali dei cristiani sono Corea del Nord, Somalia, Yemen, Eritrea, Libia, Nigeria, Pakistan, Iran, Afghanistan e Sudan. Altri Paesi importanti presenti nella lista sono India, Cina, Arabia Saudita, Cuba, Egitto, Messico, Turchia e Nicaragua.
In Israele, invece, nel 2020, la comunità cristiana è cresciuta dell’1,4 per cento e contava circa 182mila persone. L’84 per cento dei cristiani si è detto soddisfatto della vita in Israele: il 24 per cento ha dichiarato di essere “molto soddisfatto” e il 60 per cento “soddisfatto”. Israele è uno dei pochi Paesi del Medio Oriente dove i cristiani si sentono sicuri e dove il loro numero è in crescita. Al contrario, nel 2022, nella Striscia di Gaza, vivevano circa 1.100 cristiani, in calo rispetto agli oltre 1.300 del 2014.
I leader cristiani che voltano le spalle alla difficile situazione dei cristiani nella Striscia di Gaza, o altrove, pur continuando ad essere ossessionati da Israele, stanno facendo un danno immenso alle loro greggi: lontani dall’attenzione pubblica, i cristiani saranno presi di mira più ferocemente che mai. Peggio ancora, coloro che ignorano gli attacchi contro i cristiani autorizzano Hamas, Hezbollah e altri islamisti a distruggere i luoghi santi cristiani e ad uccidere i cristiani.
(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada
(**) Il 26 dicembre, Hezbollah ha lanciato due missili anticarro contro la chiesa greco-cattolica di Santa Maria nel villaggio di Iqrit, in Israele (nella foto), ferendo dieci persone.
Aggiornato il 17 gennaio 2024 alle ore 09:40