Bangladesh, Sheikh Hasina al quinto mandato tra le proteste

Sheikh Hasina ha vinto per la quinta volta. La premier uscente del Bangladesh ha ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni di ieri. In un voto boicottato dall’opposizione che lo ha considerato “simulacro” di democrazia, il partito di Hasina ha ottenuto oltre 3/4 dei seggi parlamentari. Con la sua leadership, il Paese ha registrato una grande crescita, seguita ad anni di estrema povertà, ma il Governo è stato accusato di sistematiche violazioni dei diritti umani e della repressione spietata dell’opposizione. Il partito al potere, la Lega Awami, “ha vinto le elezioni”, ha annunciato stamattina il segretario aggiunto della commissione elettorale, Moniruzzaman Talukder. Con i suoi 170 milioni di abitanti, il Bangladesh è l’ottavo Paese più popoloso del mondo. Il tasso di partecipazione al voto è stato attorno al 40 per cento; il partito di Hasina ha ottenuto 223 seggi su 300 del Parlamento monocamerale. Il partito Jatiya, alleato della Lega Awami, ne ha ottenuti 11, mentre anche una buona parte dei 61 candidati indipendenti potrebbe appoggiarla. Qualche analista considera che il risultato elettorale è la conferma e la legittimazione del regime a partito unico in vigore in Bangladesh. Fra i nuovi deputati, c’è anche il capitano della squadra nazionale di cricket, Shakib Al Hasan, eletto con la Lega Awami.

I militanti dell’opposizione hanno organizzato una manifestazione a Dacca, dove si sono presentati imbavagliati per simbolizzare il loro boicottaggio. Il principale partito dell’opposizione, il Partito nazionalista del Bangladesh, i cui ranghi sono stati decimati da arresti di massa, ha rifiutato di partecipare a quello che ha definito “simulacro” di elezioni. Hasina, 76 anni, è al potere dal 2009; ha definito il partito di opposizione come “organizzazione terroristica”, mentre il suo leader, Tarik Rahman, in esilio a Londra dal 2008, ha denunciato brogli definendo “una vergogna” il voto di ieri. Meenakshi Ganguly, di Human Rights Watch, ha detto ieri che il Governo non è stato sufficientemente rassicurante sull’equità del voto e ha riferito di timori per una “nuova repressione”.

Aggiornato il 08 gennaio 2024 alle ore 16:42