Massima confuciana: mai umiliare gli Imperi! Soprattutto quello “Celeste” mandarino, dato che hanno la memoria lunga almeno quanto la vita stessa dei loro Stati. Così oggi la Cina, che più di un secolo e mezzo fa fu sconfitta dall’Impero britannico nelle due “Guerre dell’oppio”, oggi si vendica di quell’affronto mai dimenticato inondando l’Occidente e, soprattutto, l’America con decine di tonnellate di componenti di base e precursori per la produzione del fentanyl. Ogni anno, questi enormi quantitativi di droghe sintetiche entrano negli States attraverso i porosissimi confini messicani, provocando dal 2021 centinaia di migliaia di morti all’anno per overdose. I principi attivi del fentanyl (100 volte più potente della morfina e 30 più dell’eroina) sono importati dai cartelli della droga sudamericani e lavorati in migliaia di piccoli laboratori clandestini che si sottraggono, grazie alla loro grande flessibilità, a tutte le campagne governative (e alla Drug enforcement administration americana) per la repressione dei traffici. Di recente, come ampiamente documentato, le dosi di fentanyl vengono tagliate dagli spacciatori con sostanze sintetiche come la xilazina (un farmaco veterinario, denominato la “droga degli zombie”) che provocano dolorose ulcerazioni e riducono in stato catatonico i tossicodipendenti che ne fanno uso.
E, visto che nelle democrazie non c’è modo di impedire alle persone di drogarsi (Cina, Russia e Iran, ad esempio, applicano pene severissime anche per i consumatori di sostanze), molte città tolleranti, come San Francisco o Filadelfia, si trovano con quartieri-ghetti della “free-addiction” (libera dipendenza da droghe), in cui interi isolati diventano off-limits per polizia e comuni cittadini, assediati come sono dal degrado di tende sdrucite, escrementi, sporcizia, disperazione e persone di tutte le età che si aggirano come fantasmi per le strade, alla ricerca della dose quotidiana, o storditi e inebetiti per averla appena assunta. Identico, squallido paesaggio lo si ritrova anche in Europa, come nella civilissima Parigi, in prossimità di Porte de la Chapelle, sotto i viadotti degli snodi autostradali che portano fuori città, in una località nota come “collina del crack”. Per l’America, si stima che i decessi direttamente legati all’abuso di fentanyl siano non meno di 70mila all’anno, molti di più quindi della somma di tutti i soldati americani caduti in Vietnam, Iraq e Afghanistan. Anche se l’Europa ha dormito finora sonni tranquilli, dato che i decessi per overdose collegati al fentanyl non superano i 200 all’anno, e quelli totali per abuso di droghe siano appena un decimo rispetto alle statistiche statunitensi, le strategie criminali dei narcotrafficanti internazionali porteranno con ogni probabilità a dover affrontare anche sul Vecchio Continente un’emergenza fentanyl, sul tipo di quella che dal 2014 sta flagellando gli Usa.
Sulle ragioni di questa impressionante forbice nel consumo di fentanyl tra Europa e Stati Uniti, le analisi condotte evidenziano il trend che da circa un ventennio si è andato sempre più rafforzando in Usa, quando fin dagli anni Novanta medici curanti e industrie farmaceutiche si sono ingegnati a prescrivere, e produrre a volontà, antidolorifici sempre più potenti. Tanto è vero che, nel solo 2015, sono state rilasciate qualcosa come 227 milioni di ricette riferibili a farmaci impiegati nella cura del dolore: praticamente una per ogni cittadino americano adulto. E quando migliaia di pazienti, ormai farmaco-dipendenti, hanno avuto difficoltà a ottenerli dal proprio medico curante, si sono sempre più orientati al mercato illegale parallelo. In questo, i sistemi sanitari nazionali dei Paesi europei hanno evitato il corto circuito dei pazienti americani verso il fai-da-te del mercato delle droghe illegali, grazie alle procedure assistenziali che guidano il malato verso le cure più idonee. Anche se il Canada, che ha un analogo sistema di assistenza, non è stato risparmiato dall’invasione del fentanyl. Il vento, tuttavia, potrebbe presto cambiare direzione anche qui in Europa, dato che il milione stimato di eroinomani sarà ben presto orientato a rivolgersi a sostanze affini a basso costo, a seguito delle politiche restrittive del Governo afghano che intende disincentivare le coltivazioni di papavero e il commercio dell’eroina grezza e a buon mercato (le cui esportazioni sono scese del 95 per cento rispetto all’anno passato), indennizzando i suoi contadini.
L’indisponibilità di eroina afghana spingerà i trafficanti a tagliare con il fentanyl le scarse quantità che rimangono in circolazione, fino a sostituirla definitivamente con le droghe sintetiche molto più economiche e di facile produzione. Del resto, una circostanza simile si era già registrata in Estonia, quando nei primi anni 2000 i talebani obbligarono i contadini afghani a eliminare le coltivazioni di oppio, per cui l’eroina fu ben presto sostituita dal fentanyl. E questa strategia della sostituzione si sta sperimentando anche in Ucraina dove, a causa della guerra, è scomparsa l’eroina da importazione, ma sono praticamente rimaste intatte le capacità produttive per la fabbricazione di droghe sintetiche. E per noi sarà molto difficile difendere il Mediterraneo dall’assalto dei trafficanti, vista la presenza sul nostro territorio delle mafie più organizzate del mondo.
Aggiornato il 05 gennaio 2024 alle ore 10:52