La strage che infiamma l’Iran

Una strage di civili ha colpito l’Iran. Due esplosioni, nel giro di una decina di minuti. Un attacco sconvolgente in cui hanno perso la vita 103 persone e oltre 210 sono rimaste ferite. Le vittime sono rimaste colpite lungo la strada che porta al cimitero di Kerman, nel sud-est del Paese, mentre si recavano con altre migliaia di pellegrini a rendere omaggio alla tomba di Qassem Soleimani, il comandante della Forza Qods dei Pasdaran e nemico numero uno dello Stato ebraico, ucciso esattamente quattro anni fa in un raid americano all’aeroporto di Baghdad. La strage rappresenta l’acme delle tensioni iraniane con gli Stati Uniti e Israele per il conflitto mediorientale. Le autorità di Teheran parlano di attacco “terroristico” – finora non rivendicato – ma si astengono dall’individuare esplicitamente un colpevole. Attentati come questo hanno già insanguinato il Paese nel corso degli anni e sono stati rivendicati da vari gruppi: dall’Isis ai separatisti del Baluchistan, a quelli arabi del sud. Il servizio segreto israeliano Mossad è stato invece accusato da Teheran di uccisioni mirate di scienziati nucleari e responsabili militari sia in Iran sia all’estero. L’ultimo caso è quello di Seyed Razi Mousavi, generale dei Pasdaran colpito a morte il 25 dicembre in Siria. La duplice esplosione di Kerman è avvenuta all’indomani dell’attacco a Beirut in cui è stato ucciso il numero due di Hamas Saleh al-Arouri.

A respingere qualsiasi sospetto su un’eventuale mano di Israele nella strage, sono intervenuti subito gli americani: “Non ci sono informazioni indipendenti su quanto accaduto in Iran, è troppo presto per fare valutazioni ma non abbiamo alcun motivo di pensare che Israele sia coinvolto”, ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, escludendo anche qualsiasi coinvolgimento degli Usa nell’episodio. Ma nella tarda serata di ieri, l’alto consigliere del presidente iraniano, Mohammad Jamshidi, ha incolpato Israele e gli Stati Uniti delle due esplosioni. “Washington dice che Stati Uniti e Israele non hanno avuto alcun ruolo nell’attacco terroristico a Kerman, in Iran. Davvero? Una volpe annusa prima la propria tana”, ha scritto Mohammad Jamshidi su X. “Non commettete errori. La responsabilità di questo crimine è dei regimi statunitense e sionista e il terrorismo è solo uno strumento”. Gli “odiosi criminali” dietro al duplice attentato di Kerman avranno una “risposta severa” e la “giusta punizione”, ha detto la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, accusando genericamente quelli che ha definito “i nemici diabolici della nazione iraniana”. Il presidente Ebrahim Raisi ha detto che i colpevoli saranno “presto identificati e puniti” e che “i nemici della nazione devono sapere che queste azioni non potranno mai spezzare la solida determinazione della nazione iraniana”. La risposta iraniana sarà “forte e distruttiva e nel più breve tempo possibile”, ha avvertito il ministro dell’Interno, Ahmad Vahidi, sottolineando comunque che le indagini sono ancora in corso per identificare i colpevoli. Il ministro ha fatto sapere che la maggior parte delle vittime sono morte nella seconda esplosione, quando le persone sono accorse per soccorrere i feriti nella prima.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha “condannato con forza” l’attacco. Anche la Ue ha stigmatizzato “con la massima fermezza” questo “atto di terrore” e ha espresso la propria “solidarietà al popolo iraniano”. Durissima, anche se più scontata vista la vicinanza all’Iran, anche la reazione del presidente russo Vladimir Putin, secondo il quale “le uccisioni di civili mentre visitano un cimitero sono scioccanti per crudeltà e cinismo”. “Condanniamo con forza il terrorismo in ogni sua forma e manifestazione e riaffermiamo il nostro impegno a combattere senza compromessi questo male”, ha aggiunto Putin. Da parte sua il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si è detto “profondamente rattristato per l’atroce attacco terroristico”.

Intanto, il leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah, minaccia. “Il crimine di Israele in Libano non resterà impunito”. Il raid mirato che ha ucciso il numero due di Hamas martedì a Beirut infiamma gli animi dei nemici di Israele, con il rischio sempre più alto di un’escalation regionale del conflitto in corso a Gaza. Hasan Nasrallah, in un atteso discorso ha avvertito che “la resistenza è più pronta che mai” e ha messo in guardia Israele: “Se pensa di condurre una guerra contro il Libano, la nostra lotta sarà senza limiti e senza regole. Andremo fino in fondo”, ha ammonito, apparendo come di consueto in video da una località segreta. La rabbia per l’uccisione di Saleh al-Arouri si è rapidamente diffusa anche fuori dal Libano. L’Iran assicura “una risposta appropriata del fronte della resistenza ai criminali Usa e ai loro alleati”. In Cisgiordania i sostenitori di Hamas hanno dato vita a proteste e scioperi, e la stessa fazione palestinese ha ribadito che l’omicidio non fa altro che aumentare la determinazione “nella lotta contro Israele” che è “tuttora in corso”.

Nel pomeriggio di oggi, l’Isis ha rivendicato l'attacco a Kerman.

Aggiornato il 05 gennaio 2024 alle ore 09:39