Onu, l’ambasciatore dell’Ecuador scivola su una buccia di banana

“La Federazione Russa ha lanciato, lo scorso venerdì, uno dei più grandi attacchi aerei contro l’Ucraina dall’inizio dell’invasione su vasta scala, uccidendo almeno 30 civili e ferendone altri 160”, ha detto un alto funzionario delle Nazioni Unite al Consiglio di sicurezza, sottolineando che gli attacchi contro le popolazioni civili e le infrastrutture devono fermarsi immediatamente. Nel dibattito che ne è seguito, diversi membri del Consiglio di sicurezza hanno riflettuto sul pesante tributo che questa guerra ha imposto ai civili ucraini da quando è iniziata quasi due anni fa. Molti hanno condannato anche gli attacchi contro la popolazione civile e le infrastrutture, chiedendone l’immediata cessazione. Hanno inoltre espresso preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria nel Paese, in particolare con l’inizio del freddo invernale. Il rappresentante degli Stati Uniti ha affermato che il recente assalto ricorda duramente che, dopo quasi due anni di guerra devastante, gli obiettivi del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin rimangono invariati: annientare l’Ucraina e sottomettere il suo popolo. Aggiungendo che Mosca affermerà che attacca solo obiettivi militari “anche quando le prove sono chiare affinché il mondo possa vederle”. Ha sottolineato che le bugie del Cremlino non nascondono le terrificanti macerie in tutta l’Ucraina. “Basta guardare l’elenco degli obiettivi che sono stati così ‘coraggiosamente’ distrutti dalla Russia”, ha detto il rappresentante dell’Ucraina, elencando un reparto maternità, strutture educative, un centro commerciale, 45 edifici residenziali a più piani, case private, 2 chiese, locali commerciali e di deposito e un parcheggio. “Non ho nulla da dire al rappresentante russo qui in quest’Aula”, ha sostenuto, proseguendo: “Come i suoi superiori a Mosca, è una persona con la coscienza amputata e la dignità evirata”.

L’ambasciatore José Javier De la Gasca Lopez-Domínguez, nella sua qualità di presidente del Consiglio di sicurezza per il mese di dicembre, ha iscritto agli atti ufficiali della riunione una dichiarazione scritta della Lituania, anche a nome dell’Estonia e della Lettonia, in cui si condannano fermamente gli attacchi perpetrati dalla Federazione Russa il 29 dicembre, un periodo in cui le persone celebrano il Natale e si preparano ad accogliere il nuovo anno. “Tale aggressione non rispetta la Carta delle Nazioni Unite, viola il diritto internazionale e gli impegni della Russia, ignora le opinioni della comunità internazionale e le pertinenti risoluzioni dell’Assemblea generale”, si legge nella dichiarazione, aggiungendo le condoglianze alle famiglie e agli amici delle vittime. “Questo attacco rientra nella sistematica distruzione da parte della Russia delle infrastrutture critiche dell’Ucraina durante l’inverno”, osserva inoltre la dichiarazione, sottolineando che il diritto internazionale umanitario proibisce esplicitamente gli attacchi deliberatamente mirati a obiettivi civili, così come gli attacchi indiscriminati. La dichiarazione è stata, inoltre, invita al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che viene invitato a rimanere “attivo e costruttivo nella ricerca di soluzioni per porre fine all’aggressione russa contro l’Ucraina, rispettando l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”.

L’ambasciatore José Javier De la Gasca Lopez-Domínguez, è intervenuto a nome dell’Ecuador per sottolineare il rifiuto da parte del suo Paese della violenza armata, riferendosi ai massicci attacchi aerei della Federazione Russa contro l’Ucraina. Ricordando attacchi simili avvenuti la mattina del 29 dicembre 2022 – che sono continuati per tutto il 2023 – ha invitato Mosca a cessare i suoi attacchi e a “non ripetere lo schema di dicembre 2022”. Gli attacchi contro la popolazione civile e le infrastrutture devono cessare, e nulla giustifica – in questo conflitto o in qualsiasi altro – attacchi contro reparti di maternità o edifici residenziali. Esprimendo preoccupazione, ha chiesto progressi verso una soluzione pacifica che rispetti pienamente i principi della Carta, nonché l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Aggiungendo che dicembre è stato un mese difficile e complesso; ha affermato che la sua delegazione ha promosso il dialogo per la pace e la sicurezza internazionale, che è “l’obiettivo primario” della politica estera dell’Ecuador.

È la prima volta in 31 anni che l’Ecuador è a capo del Consiglio di sicurezza come membro eletto. Il nuovo rappresentante permanente dell’Ecuador presso le Nazioni Unite, che ha depositato le sue credenziali lo scorso 1° dicembre, ha affermato che “questa è una rara opportunità, poiché è anche l’unica presidenza che il Paese avrà nel suo mandato di due anni”. A suo dire, questo aspetto: “si rifletterà nel modo in cui l’Ecuador gestisce gli affari del Consiglio, concentrandosi sulla soluzione pacifica delle controversie e sulla protezione dei civili in commemorazione delle Convenzioni di Ginevra, i trattati che regolano il trattamento dei civili, dei prigionieri di guerra e dei soldati durante le guerre e i conflitti”. Fin qui tutto sembrava muoversi nel solco delle regole in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia, dietro le quinte si è consumato un siparietto indecoroso (clicca qui per vedere il video). La gente comune ha bisogno di capire cosa è accaduto e di che pasta sono fatte certe persone. Mentre la Russia sta distruggendo l’Ucraina, alcuni all’Onu – in quello che se fossimo su un set televisivo definiremmo un “fuori onda” – si scattano selfie con l’ambasciatore russo, Vasily Nebenzia, il rappresentante di questo Stato terrorista. Altri lo avvicinano sorridenti, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Questo è ciò che la vita umana significa per alcuni.

Bastano pochi fotogrammi per lasciare sgomenti. Si è appena concluso il dibattito ufficiale sul micidiale attacco sferrato dalla Russia con 122 missili e 36 droni contro i centri abitati dell’Ucraina, che ha ucciso inermi civili e distrutto innumerevoli edifici, ed ecco che accade l’impensabile. L’ambasciatore José Javier de la Gasca Lopez-Domínguez, rappresentante permanente dell’Ecuador, inaspettatamente si avvicina all’ambasciatore russo e, con un gesto di inusuale vicinanza, gli da alcune pacche sulla spalla, sfoderando un rassicurante sorriso e rivolgendosi a lui con fare ammiccante. In diplomazia anche la forma è sostanza. Non parliamo del gesto sconsiderato di un “fan” qualsiasi, dunque, ma proprio di colui a cui era affidato, in quel momento, il delicato compito di presiedere il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Al di là dei proclami di insediamento dell’ambasciatore ecuadoregno, come si suol dire, ciò che contano sono i fatti non le parole. Non si può certo dire che il suo sia stato un ottimo esordio. Questa situazione ricorda il ballo di Satana. È normale, nelle circostanze attuali, ciò che accade nella sede del Consiglio di sicurezza? Che nessuno tenti di utilizzare l’argomento di una ipotetica inesperienza del diplomatico per giustificare quanto accaduto.

Il fatto che abbia presentato le sue credenziali alle Nazioni Unite da circa un mese, succedendo a Hernán Pérez Loose, che ha ricoperto la carica per meno di un anno, non è certo una esimente, per dirla in un linguaggio familiare all’Amb. De la Gasca López-Domínguez, che in Ecuador per dieci anni è stato direttore di uno studio legale. Chissà se, invece, dietro questo maldestro tentativo di avvicinamento ci sia la volontà di risollevare le sorti economiche dell’Ecuador, dove le sanzioni contro la Russia bloccano il mercato delle banane Chiquita. Il Paese di Putin rappresentava il 21 per cento dell’export con una quota da 698 milioni di dollari l’anno, ma non riceve spedizioni da quando ha invaso l’Ucraina. L’Ecuador, il più grande produttore mondiale di banane, sta subendo le conseguenze delle sanzioni internazionali contro la Russia: quantità invendute, sovrapproduzione e calo dei prezzi stanno portando alla chiusura dei siti produttivi e alla disoccupazione forzata. Potremmo dire che, questa volta, l’ambasciatore dell’Ecuador è scivolato su una buccia di banana e non aveva neanche il bollino blu.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 02 gennaio 2024 alle ore 12:42