Cile: una riforma costituzionale che “non s’ha da fare”

I cileni hanno respinto domenica 17 dicembre, per la seconda volta in poco più di un anno, il progetto di una nuova Costituzione. La proposta della nuova Carta sottoposta a referendum è stata elaborata da un Consiglio costituzionale composto da cinquanta membri eletti il 7 maggio; tale tornata elettorale ha segnato una svolta per il Partito repubblicano che, sostenuto dalla destra, ha prodotto un progetto costituzionale conservatore ed economicamente liberale.

I cinquanta eletti “costituenti” hanno preso come fonte il primo testo redatto, tra marzo e giugno, da una commissione di esperti nominata dal Congresso, ma modificandolo sostanzialmente. Il testo finale ha conservato il concetto di “stato sociale di diritto”, però in pratica svuotato della sua sostanza. Gli articoli stabilivano la possibilità di scelta tra il sistema pubblico o privato, in materia di istruzione, sanità e pensioni. Comunque, la normativa costituzionale è risalente alla dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), caratterizzata da un profilo conservatore. Dopo il “no” popolare che ha ottenuto il 55,75 per cento contro i “favorevoli” (44,25 per cento), la vecchia Costituzione resterà in vigore. Il testo, sottoposto al voto, è stato scritto da coloro che difendono l’eredità del generale Pinochet, dopo la bocciatura, nel settembre 2022, di una prima proposta progressista sostenuta dal giovane presidente di sinistra, Gabriel Boric.

Boric è il leader più giovane della storia del Cile. All’età di 37anni ha chiuso la porta a qualsiasi nuovo tentativo di riforma della Costituzione, dichiarandolo nel palazzo presidenziale della Moneda, dove ha sottolineato l’attuale impossibilità di una attuale riforma che metta d’accordo la maggioranza della popolazione. Dopo il rifiuto della prima proposta, Boric ha subito una nuova battuta d’arresto. Il Partito Repubblicano ha sedotto gli elettori con il suo discorso irremovibile contro l’insicurezza, che associa principalmente all’immigrazione venezuelana. L’opposizione presenta il voto di domenica come una consultazione sul presidente Boric, che ha cavalcato l’onda dello scontento per essere eletto alla fine del 2021, all’età di 35 anni, ma il cui indice di popolarità è ormai in calo.

La proposta di una nuova Costituzione rafforza il carattere conservatore del testo attuale, che risale al 1980, in particolare su questioni come la sicurezza pubblica e l’aborto. Tale pratica è stata completamente vietata in Cile fino al 2017, quando una legge l’ha autorizzata ma solo in casi di rischio per la vita della madre, di stupro o del feto dichiarato non vitale. L’attuale Costituzione “tutela la vita di chi sta per nascere”, ma il nuovo testo va oltre, considerando l’embrione una persona, quindi rendendo più difficile giustificare un aborto. José Antonio Kast, capo del Partito repubblicano ed ex candidato alla presidenza ha dichiarato che questa Costituzione è migliore della attuale, non riuscendo a convincere gli elettori cileni che si tratta del modo più sicuro per porre fine all’incertezza politica, economica e sociale. Il nuovo testo, tuttavia, riconoscerebbe per la prima volta i popoli indigeni, principalmente i Mapuche, che rappresentano circa il 12 per cento della popolazione, ma non soddisferebbe la loro richiesta di maggiore autonomia. L’entusiasmo per una nuova Costituzione è stato smorzato prima dalla pandemia, dall’inflazione e da un crescente senso di insicurezza e indebolimento.

Come citava il professor Carlo Ghisalberti riferendosi alla nostra Carta, “le costituzioni migliori sono quelle fatte a caldo”. In effetti, questa tipologia di “legge fondamentale” dovrebbe nascere sulle esigenze di un Paese piuttosto che su interessi politici. Ma è vero, come dimostra la Carta di Pinochet, che una Costituzione elaborata da un regime autoritario può valere anche in un contesto politico democratico. Tuttavia, è innegabile che una legge fondamentale, scritta in un ambito democratico, può tracimare verso espressioni autoritarie. E alcune recenti esperienze vissute nella nostra nazione lo dimostrano.

Aggiornato il 22 dicembre 2023 alle ore 12:41