Cosa hanno deciso (e cosa no) Biden e Xi Jinping a San Francisco

Mercoledì 15 novembre si è svolto a San Francisco, in California, un importante incontro diplomatico tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping. È stato il primo contatto che hanno avuto in persona da un anno, nonché la prima visita di Xi Jinping negli Stati Uniti dal 2017. L’evento si è tenuto durante la riunione dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation), un’organizzazione che comprende alcuni Paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico. Prima dell’incontro, l’interesse degli analisti economici e politici era rivolto soprattutto a come sarebbero state affrontate alcune tematiche cruciali che stanno contribuendo pericolosamente alle tensioni tra Usa e Cina. Il primo risultato raggiunto è stato l’intento di riprendere le comunicazioni militari tra i due Paesi dopo un’interruzione che dura dall’agosto 2022, quando l’allora speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi ha visitato Taiwan, isola autonoma che il Governo di Pechino rivendica come parte del suo territorio. L’impegno dei due Paesi consiste nel tornare a condividersi a vicenda comunicazioni relative a eventuali esercitazioni, manovre o spostamenti delle forze armate.

Dopo anni di timori crescenti per un possibile conflitto a Taiwan, Biden ha adottato prudenza nelle comunicazioni pubbliche, rifiutandosi di confermare le sue precedenti dichiarazioni, ripetute in quattro diverse occasioni, sulla sua determinazione a impiegare l’esercito americano per difendere Taiwan in caso di attacco da parte della Cina. Il presidente degli Stati Uniti, inoltre, ha evitato di comunicare se durante l’incontro Xi Jinping abbia specificato quali circostanze indurrebbero Pechino a intervenire militarmente sull’isola. Ha ribadito, tuttavia, che gli Stati Uniti continueranno a fornire armi a Taiwan come deterrente contro un possibile intervento militare da parte della Cina. Biden ha anche dichiarato che l’incontro del 15 novembre ha segnato l’inizio di “importanti progressi” nelle relazioni sino-americane. Xi ha inteso espressioni del suo omologo statunitense quali “pace e stabilità” in un’ottica di equilibrio tra le due potenze, sottolineando che il suo Paese “non ha intenzione di superare o sostituire gli Stati Uniti e gli Stati Uniti non dovrebbero sopprimere o contenere la Cina”.

Il presidente cinese ha anche specificato che l’equilibrio auspicato dovrebbe tenere conto delle relazioni commerciali tra i due Paesi, in particolare per quanto concerne il settore tecnologico. Il Governo Biden, infatti, ha posto un veto all’esportazione verso la Cina di alcuni chip statunitensi utilizzati nell’ambito dell’Intelligenza artificiale. “Sopprimere la tecnologia cinese equivale a contenere uno sviluppo di alta qualità della Cina e privare il popolo cinese del suo diritto allo crescita”, ha commentato Xi. La stabilità e la pace citate da Biden, quindi, rappresentano per Xi delle condizioni necessarie per la prosperità della millenaria potenza asiatica. Biden ha affermato che i due Paesi sono “tornati a una comunicazione chiara, diretta, aperta” dopo che il loro rapporto ha raggiunto, secondo numerosi osservatori, il punto più critico dal 1979, anno in cui si sono aperte relazioni diplomatiche formali tra Stati Uniti e Cina.

Permangono, tuttavia, incertezze anche sostanziali che sottolineano la difficoltà per i due governi di raggiungere un equilibrio che soddisfi entrambi i Paesi in modo durevole. Ad esempio, al termine dell’incontro un giornalista ha chiesto a Biden se definirebbe ancora Xi un “dittatore”, come ha fatto pubblicamente a giugno. Il leader statunitense ha risposto che lo è “in un certo senso”, in quanto guida un Governo che si regge su una concezione della politica “totalmente diversa dalla nostra”. Il precedente incontro tra Joe Biden e Xi Jinping si era svolto a margine del vertice del G20 a Bali, in Indonesia, a metà novembre 2022. I due governi avevano concordato sull’importanza per entrambi di stabilire una base comune per intrattenere relazioni diplomatiche proficue. Gli sforzi compiuti si sono resi vani quando, soltanto tre mesi dopo, un sospetto pallone spia ha sorvolato il Nord America. Se giungere ad accordi su questioni così ampie e complesse è difficile, mantenerli nel tempo è una sfida ancora più delicata.

Aggiornato il 17 novembre 2023 alle ore 11:34