Se la guerriglia vince la guerra, la storia non insegna

Ripulitura” è un verbo da leggere al contrario, nel confronto tra guerriglia e guerra. Fare terra bruciata con carri armati, missili e macerie, per “ripulire” un campo di battaglia dai fortilizi (edificati sopra o scavati in profondità sotto la terra) dei miliziani, ha successo solo e soltanto se quel territorio conteso è privo di “spiritualità” o di una forte e coesa identità nazionale. L’Occidente (Russia compresa) vinse distruggendo per sempre le vestigia di uno Stato Islamico (dell’Isis) posticcio, genocidario e intollerante, ma ha perduto in Vietnam con la guerriglia dei vietcong, in Afghanistan per ben due volte prima contro i mujahidin e poi contro i talebani con le ciabatte, per finire con il disastro iracheno del 2003, sconfitti dai mullah e dai fondamentalisti islamici sunniti e sciiti. Oggi, malgrado gli insegnamenti spietati della storia passata, tutto ciò sta per ripetersi in Palestina. Tra la seconda metà del XX e l’inizio del XXI secolo, i disastri accumulati dalle macchine belliche super-tecnologiche occidentali hanno a fattor comune della loro sconfitta “l’eterna lotta” degli straccioni armati di fede e forti della loro certezza di combattere in nome di Dio, cui si coniuga l’estrema debolezza di chi deve (elettoralmente) rispondere alle proprie opinioni pubbliche, per cui la guerra contro i primi, i guerriglieri, deve durare il meno possibile. Una volta sconfitto il nemico, occorre riportare a casa, nel più breve tempo e con le minori perdite possibili, soldati e ostaggi, perché il welfare e la pace non possono pagare un prezzo eterno per combattere coloro che ragionano in termini di lotta millenaria, che può terminare solo con l’estinzione degli “apostati”: cristiani, ebrei o atei che siano.

Hamas verrà certamente distrutta, ma nessuno potrà né da allora né mai rimuovere gli ostacoli religiosi che impregnano le menti e i cuori dei due popoli del libro, dato che sia il Corano che la Torah rivendicano per sé, a qualunque costo, il possesso della Terra Santa di Palestina, unica e indivisibile. Allora, poiché tutto questo costituisce un “fatto” storico-religioso ineliminabile (con una forte vena escatologica), ne deriva che l’odio per le distruzioni e la sconfitta temporanea dei miliziani di Hamas sarà proprio la Fenice da cui rinascerà, dopo “la ripulitura”, una milizia ancora più feroce. Contro la quale, pertanto, a nulla serviranno le barriere iper-tecnologiche e le armi più sofisticate di israeliani e occidentali. Perché, a tenere sempre aperta una spina nel fianco, o addirittura un fronte di guerra perenne contro l’Occidente e Israele, è il principio per cui il fondamentalismo islamico non riconoscerà (religiosamente), né ora né mai, il diritto all’esistenza di uno Stato ebraico in Palestina. E questo avverrà al di là di tutti gli interessi e gli intrecci arabi e internazionali più perversi, che al momento condizionano il non-processo di pace tra ebrei e arabi palestinesi. Vedi gli atteggiamenti e le alleanze contro natura odierne, tra la Russia e la Cina alleati dell’Iran, nemico giurato degli Stati arabi sunniti, con questi ultimi che oggi vanno a braccetto proprio con gli arcinemici ayatollah!

Il mondo deve tenere sempre a mente questa scomodissima verità: se l’Iran disponesse adesso di un’arma atomica (inventata dal Prometeo occidentale!), la userebbe prima o poi contro Israele. Non è un videogioco, quest’ultimo, ma un reale combattimento mortale. Basta per questo ritornare alle cronache di qualche decennio fa, ai tempi del conflitto Iran-Iraq, quando centinaia di migliaia di mujahidin iraniani furono mandati al massacro a petto nudo, con appesa al collo una chiave simbolica di plastica, che avrebbe aperto loro le porte del Paradiso di Allah, in nome del quale erano stati chiamati a sacrificare la loro inutile vita. E se credete che questa sia una favola metropolitana, sarà bene sfogliare l’album fotografico dei martiri sunniti e sciiti iracheni chiamati a sfilare e combattere l’invasore americano in nome di Dio. E, quando termineranno gli effetti e i condizionamenti della produzione e del consumo di petrolio, grazie all’esaurimento dei giacimenti mediorientali e alle tecnologie del nucleare pulito, allora questo Armageddon non farà altro che avvicinarsi, grazie a un futuro radicale cambiamento degli assetti geopolitici. E sarà proprio la tecnologia occidentale, oggi con Internet e i social, domani con l’Intelligenza artificiale, a tenere in vita l’Idra dalle mille teste del terrorismo islamico. Meglio averlo sempre presente, per attrezzare in nostro povero e cedevole spirito a questo eterno combattimento.

Aggiornato il 17 novembre 2023 alle ore 11:21