Cecenia: l’esaltazione della violenza

Immaginare che il figlio di Ramzan Kadyrov, presidente autocrate della Cecenia, possa rappresentare il nuovo volto dello Stato di Diritto in Russia, incornicia la realtà di quanto sta accadendo nel Caucaso russo. Il quindicenne Adam Kadyrov è assurto agli onori nazionali e federali, grazie a un video pubblicato su Telegram, nel quale si vede il giovane Kadyrov che massacra un detenuto in un carcere ceceno. Il prigioniero, di nome Nikita Jouravliev, è uno studente di 19 anni che era stato arrestato la primavera scorsa per essere stato ripreso in un video girato vicino alla moschea di Volgograd, ex Stalingrado, in Russia, con in mano un testo coranico bruciato. In un primo momento le motivazioni dell’arresto erano basate sull’accusa di “offesa ai sentimenti dei credenti”. Ma la “questione” ha cambiato fisionomia quando le autorità russe hanno rivelato che il giovane aveva ricevuto finanziamenti dai servizi segreti ucraini. Da quel momento a Jouravliev, nonostante le scuse rivolte alla comunità offesa, è cambiata la vita. Infatti è stato spedito in un carcere della Cecenia, Stato musulmano di confessione sunnita e dagli anni Settanta del secolo scorso stretto all’interno della rigida corrente salafita. È evidente che il trasferimento del giovane russo, che ha offeso l’islam, in un carcere di Grozny, capitale della Cecenia, Stato inserito dal 2007 al 2013 nell’Emirato caucasico di Dokka Umarov, rasenta la condanna a morte.

Ora Jouravliev è in attesa di essere processato in una stanza del penitenziario ceceno. Intanto, è riuscito a informare il difensore civico per i diritti umani di Mosca delle violenze subite in cella da Adam Kadyrov. Però i referenti locali hanno dichiarato che in Cecenia i prigionieri sono “trattati bene”. Ma Adam Kadyrov, oltre a essere il figlio del capo della Cecenia, chi è? Il paffutello quindicenne che senza dubbio si gode una vita da “onnipotente”, nel video dove massacra Nikita mette in pratica le sue conoscenze di lottatore di Mma. Questa disciplina ultraviolenta è quasi lo sport nazionale (si colloca appieno nel “profilo antropologico” della popolazione caucasica), in quanto tra i migliori combattenti al mondo si annoverano quelli provenienti dalla “scuola di Mma cecena”. Prima di questa sua performance in cella contro un avversario impreparato, Adam Kadyrov si è dedicato allo sviluppo di questa disciplina mista di arti marziali. Dall’età di otto anni ha coltivato questa passione, combattendo su molti “ring” dove nessun giudice di gara ha mai avuto il coraggio di scandire una sua sconfitta. Ha partecipato a prestigiosi incontri di lotta in molte città caucasiche e arabe, come a Dubai. Risulta che per queste trasferte abbia utilizzato l’aereo di Stato in uso a suo padre. Comunque il video del pestaggio dell’infedele Nikita ha suscitato gli elogi e soprattutto ha inorgoglito Kadyrov senior, artefice della diffusione del filmato del pestaggio sui social network. Da quel momento, l’Islam caucasico ha encomiato il “figlio” ed espresso ammirazione assoluta, che gli ha permesso di ottenere riconoscimenti a cominciare dal titolo di “eroe della Cecenia”. Così, per questo pestaggio il 5 novembre Adam è stato nominato capo della sicurezza presidenziale cecena.

La carriera, non sportiva, di Adam si colloca sulla scia delle due sorelle che hanno guadagnato la carica di ministre: ad esempio, Khutmat Kadyrov, 20 anni, solo dopo tre mesi dalla sua nomina al Dicastero della Salute è stata ufficialmente premiata per “il suo smisurato contributo allo sviluppo della medicina. Una pratica non esclusiva di queste Repubbliche, ma in linea anche con quello che accade in Russia, dove i figli delle élite si accaparrano poltrone lautamente retribuite. Un “fenomeno”, come sappiamo, identico anche in Stati “differenti e nostrani”. Al di là di tutto, il video del pestaggio, andato oltre confine, non ha suscitato contestazioni da parte di nessuna organizzazione extranazionale. E nessuno si è azzardato ad aprire un’indagine. Mosca è rimasta in silenzio. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, non ha proferito verbo. E, finora, Adam Kadyrov ha ricevuto decorazioni oltre che dalla Cecenia, dal Cabardino-Balcaria, Tatarstan, Karachay-Circassia, Adighezia: tutte nazioni quasi totalmente di religione islamica. Queste hanno esaltato la sua “difficile impresa” con onorificenze per il suo “coraggio”, per i suoi “meriti”, e per “la difesa della fede”. Riconoscimenti che, comunque, non graveranno ulteriormente sul giudizio dei giudici “dell’ex Emirato caucasico”, che dovranno “computare” la pena dello studente diciannovenne pestato, Nikita Jouravliev, attingendo a quella miscela esplosiva legislativa composta dalla dispotica giurisprudenza russa e dalla sharia. Un sistema giuridico dove le “regole del gioco” sono imperscrutabili e dove l’arrogante violenza riscuote meriti.

Aggiornato il 17 novembre 2023 alle ore 09:11