Campus nemico: come rovesciare la storia

Che cosa intendono molti studenti progressisti che frequentano i migliori e più costosi college e campus americani pro-Hamas, con lo slogan “dal fiume fino al mare”? Semplice: “Non deve esistere alcuno Stato ebraico tra il Mediterraneo e il fiume Giordano, ma soltanto uno Stato di Palestina”. Quindi, in buona sostanza, secondo decine di migliaia di loro, l’eccidio del Sabato nero del 7 ottobre e le migliaia di vittime palestinesi dei bombardamenti, che hanno fatto seguito alla ritorsione israeliana su Gaza, sono interamente da attribuire alla politica imperialista e colonialista di Israele, responsabile dell’occupazione della Palestina fin dal 1948. In questa cornice, il terrorismo di Hamas, e prima ancora dell’Olp, è uno strumento legittimo di lotta per combattere l’usurpatore ebreo e cancellare il suo Stato posticcio dalla carta geografica del Medio Oriente. È come mordere la mano dei mecenati e delle Fondazioni che finanziano, grazie a capitali ebrei, proprio quegli Atenei che mostrano nei loro confronti le stesse attitudini del nazismo. Tant’è vero che molti imprenditori e uomini d’affari hanno ritirato le loro offerte di lavoro, precisando di non voler assumere neanche in futuro gli studenti coinvolti. Ma quali sono stati i fattori scatenanti di questo antisemitismoradical”, anche se fin da ora sono chiare le responsabilità dei docenti e degli amministratori nel sostenere e/o non sanzionare simili atteggiamenti razzisti e antistorici?

Fin da adesso appare evidentissima una cosa: le università americane ricevono massive sovvenzioni di denaro dagli stessi Paesi che sostengono finanziariamente Hamas e il terrorismo più in generale, anche se non è chiaro quale sia il ritorno di interesse per questi finanziatori esteri. A meno che si voglia aderire all’ipotesi complottista, per cui le petro-monarchie stanno oggi acquistando l’accondiscendenza delle classi dirigenti americane di domani, allorché l’esaurimento dei giacimenti petroliferi renderà geostrategicamente ininfluente l’attuale regione mediorientale, Iran compreso. Ora, va detto che non c’è nessuna trasparenza su quelle transazioni a favore delle grandi università statunitensi pro-Hamas, tanto è vero che in merito si è attivato il Comitato del Congresso per la formazione e la forza lavoro, formulando una proposta di legge ad hoc per l’identificazione dei soggetti donatori, tra cui spicca il ricchissimo Qatar che ha versato miliardi di dollari di donazioni in questi ultimi anni. E c’è di peggio: la legge in vigore negli Usa, per come è concepita, si rivela funzionalmente inapplicabile per la trasparenza richiesta, dato che un’università deve riportare il denaro ricevuto da un altro Paese, ma nulla di più. Ora, allo stato dell’arte, chi, può escludere che avvengano assunzioni pilotate di docenti che simpatizzino con quel regime straniero che finanzia la sua università? Poi: chi controlla i fondi? Si tratta di una persona incaricata che simpatizza per i terroristi, o di un bravo amministratore indipendente e responsabile? Cosa che ha favorito la Cina e le sue attività di infiltrazione e spionaggio industriale. Si prenda la Northwestern University, che ha un suo campus a Doha, capitale del Qatar, e che ha ricevuto centinaia di milioni di dollari in donazioni estere. Uno dei suoi docenti ha dichiarato di recente che Hamas non aveva ucciso né donne né bambini nel suo attacco del 7 ottobre nel Sud di Israele. Ma il caso della Northwestern non finisce qui, dato che ha un corso di specializzazione in partenariato con il network televisivo qatarino Al Jazeera. Quest’ultima, sorvegliata speciale dall’Intelligence Usa, come agente di influenza e vettore privilegiato della radicalizzazione e della propaganda degli estremisti islamici. L’emittente estera oggi è indirettamente riferibile alla responsabilità politica diretta dell’Emiro del Qatar, dato che si è costituita in una “shell company”, società di comodo, gestita da un parente stretto dell’emiro.

In una delle trasmissioni di Al Jazeera il leader di Hamas, Khaled Meshaal, che com’è noto vive in alberghi di lusso a cinque stelle in Qatar, ha ringraziato pubblicamente un clerico radicale, ospite in tv, per il sostegno dato alle “operazioni dei martiri”, alludendo al fatto della sua copertura spirituale agli attentati suicidi contro Israele. Altro esempio: l’Iran non può proporsi come Paese donatore, ma ex funzionari del regime iraniano possono ricevere contratti dalle università come accademici o impiegati. Insomma, ecco come si creano i “campus nemici”! Le conseguenze? Terribili e tutte concentrate nella dittatura mediatica dell’anti-free speech, a partire dai giovani leoni giornalisti, progressisti radical, del Washington Post e del New York Times, per terminare con la colonizzazione da parte degli stessi laureati nei campus nemici dell’Occidente, dei Gafam (Google-Amazon-Facebook-Apple-Microsoft). Vogliamo reagire?

Aggiornato il 16 novembre 2023 alle ore 09:42