La dipendenza dell’Occidente, in particolare dei Paesi dell’Unione europea, dagli atomi russi è ancora considerevole. Questo è un problema ancora più grande della dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, i politici occidentali hanno sempre avuto paura di parlarne ad alta voce. Dopo lo scoppio della guerra di aggressione russa su vasta scala contro l’Ucraina, nulla è cambiato: la Russia continua a guadagnare miliardi dal business nucleare. L’Unione europea non osa ancora imporre sanzioni contro l’industria nucleare della Federazione Russa e privare il bilancio russo di una delle entrate più importanti. L’esportatore Advanced Nuclear Fuels GmbH (Anf) della città di Lingen, che è una filiale della società tedesca Framatome GmbH e, indirettamente, della società francese Framatome, uno dei giganti nucleari mondiali, intende esportare biossido di uranio arricchito in Russia. L’autorizzazione al trasporto di scorie nucleari è già stata rilasciata alla società specializzata Orano Ncs (Nuclear Cargo Service) GmbH della città di Hanau. Il trasporto deve essere effettuato su camion da Lingen al porto dei Paesi Bassi, quindi via nave in Russia e poi a destinazione, nella città di Elektrostal vicino a Mosca. Il permesso, valido fino al 23 agosto 2026, si riferisce al “combustibile nucleare non irradiato sotto forma di residui di barre combustibili che contengono biossido di uranio arricchito”. In generale, tale uranio arricchito ha un contenuto più elevato di uranio fissile-235 e può essere utilizzato anche per scopi militari. La rappresentante dell’azienda Karin Reiche ha dichiarato che Framatome GmbH intrattiene rapporti commerciali con la Russia da molti anni, ma “non esporta prodotti e servizi soggetti alle sanzioni dell’Ue”.
Le forniture di uranio arricchito dalla Russia alla Germania sono classificate come segrete. Tuttavia, sulla base di alcune informazioni trapelate, a settembre 2023 l’Ufficio federale per lo smaltimento delle scorie nucleari aveva già autorizzato il trasporto di 40 carichi di combustibile nucleare dalla centrale Rosatom di Elektrostal per la produzione di barre combustibili a Lingen. Nel mese di settembre, il primo lotto è stato consegnato da San Pietroburgo a Rotterdam sulla nave “Mikhail Dudin”. Alcuni osservatori sottolineano che dall’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina, la fabbrica di Lingen ha già importato uranio dalla Russia otto volte. Il permesso precedentemente concesso era scaduto nel maggio di quest’anno, ma nonostante la guerra condotta dalla Russia, il Dipartimento federale lo ha prorogato. A quanto risulta, la società Anf di Lingen avrebbe fondato una joint venture in Francia con il “gruppo nucleare russo”. L’obiettivo della joint venture russo-tedesca sotto gli auspici dell’azienda francese Framatome dovrebbe essere la produzione di barre di combustibile per le centrali nucleari dell’Europa orientale con reattori russi Vver. Il Ministero dell’Ambiente della Bassa Sassonia avrebbe ricevuto una richiesta dalla Anf di Lingen per un “cambiamento nella linea di prodotto”, vale a dire la produzione di barre combustibili esagonali che vengono utilizzate in questi reattori. La società Rosatom ha il monopolio sulla produzione di tali barre combustibili. Il Ministero sta conducendo il processo di revisione della richiesta “come autorità nucleare autorizzata a rilasciare il permesso, su ordine delle autorità centrali della Germania”.
Un rappresentante del Ministero tedesco dell’Ambiente ha confermato che la Framatome GmbH intende produrre barre combustibili esagonali per i reattori russi Vver-1000. In questo caso, è necessario utilizzare il “design dell’elemento combustibile” dell’azienda Rosatom. Da loro dovranno essere fornite anche le “parti strutturali corrispondenti”. È per questo motivo che il 10 marzo 2023 lo stabilimento Anf di Lingen ha presentato una richiesta per un cambiamento della linea di prodotti. Per chi vengono prodotte a Lingen le barre combustibili dall’uranio arricchito proveniente dalla Russia con successiva riconsegna in Russia? A quanto pare, sono destinati a 19 reattori di fabbricazione sovietica situati in vari Paesi, inclusa l’Unione europea. La Russia, insieme al Kazakistan, è uno dei maggiori fornitori di uranio al mondo. Rosatom fornisce centrali nucleari nell’ex Unione Sovietica e nei Paesi dell’Europa orientale.
ll quotidiano Neue Osnabrücker Zeitung ha riferito che la società tedesca Framatome fornirà barre di combustibile “russe” alla Repubblica Ceca e alla Bulgaria. A tale scopo è necessaria una collaborazione diretta con Rosatom, che ovviamente dovrebbe essere portata avanti sulla base della joint venture di Lingen. Il problema principale per molti Paesi con energia nucleare è l’uranio proveniente dalla Russia. Anche Canada, Australia e Namibia forniscono uranio; la Francia lo riceve dal Niger. Tuttavia, un quarto dell’uranio arricchito europeo proviene ancora dalla Russia. Anche molte centrali nucleari in Europa occidentale e negli Stati Uniti non potrebbero funzionare senza l’uranio proveniente dalla Russia. Negli ultimi anni l’Ucraina ha cercato di liberarsi dalle forniture di uranio russe. Gli elementi combustibili per le centrali nucleari di tipo russo in Ucraina sono forniti da una fabbrica svedese nella città di Västerås, di proprietà della società americana Westinghouse.
Roderich Kiesewetter, membro nella commissione per gli affari internazionali del Bundestag, ha definito “un segno di debolezza europea” il fatto che l’Unione europea non abbia ancora adottato sanzioni contro la Russia nel settore dell’energia nucleare. Il governo tedesco ha insistito per includerli nell’undicesimo pacchetto di sanzioni, ma sotto la pressione di Francia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria e Slovacchia ciò non è avvenuto. Il politico sottolinea che è proprio la cooperazione forzata di questi Paesi con Rosatom a impedire l’introduzione di sanzioni contro la Russia nel campo dell’energia nucleare. In particolare, l’importazione di uranio russo non è ancora soggetta a sanzioni e i porti europei ricevono un permesso speciale per le navi russe che forniscono elementi nucleari. “Dal punto di vista della politica di sicurezza, questo è un fatto scandaloso in considerazione del genocidio che la Russia sta perpetrando in Ucraina e della presa del controllo da parte dei pirati della centrale nucleare di Zaporizhzia, che ora è effettivamente militarizzata e rappresenta un’enorme minaccia per l’Ucraina e l’Europa”, afferma Kiesewetter. Secondo lui, i piani della Framatome Deutschland GmbH indicano la “duplicità” della Germania e un “vile gioco” in cui “gli interessi economici sono posti più in alto della vita degli ucraini”.
Non si può dire che tutti i politici tedeschi approvino la cooperazione con la Russia nel campo dell’energia atomica. Già in aprile, il ministro dell’Economia e della protezione climatica, Robert Habeck aveva chiesto di fermare l’importazione di uranio russo per le centrali nucleari europee introducendo nuove sanzioni Ue. Il ministro tedesco ha sottolineato la sua comprensione della dipendenza di numerosi Paesi dell’Ue dall’energia nucleare russa, ma ha citato come esempio la precedente dipendenza della Germania dalle forniture di gas e carbone russi, di cui è riuscita a liberarsi. Habeck ha chiesto che venga fissata una data precisa per la sospensione della fornitura di uranio russo ai paesi dell’Unione europea. Roderich Kiesewetter controbatte che tale retorica “si adatti all’abitudine del governo tedesco di cercare opportunità per aggirare ulteriormente le sanzioni e lasciare scappatoie, ad esempio, nel caso dei beni a duplice uso, della produzione di chip e della fornitura di gas liquefatto dalla Russia attraverso la Sefe (ex Gazprom Germania)”. “In condizioni di guerra, questo non solo è cinico, ma serve anche chiaramente gli interessi geopolitici della Russia. Ciò contraddice le dichiarazioni del Ministero dell’Economia e del Governo tedesco sulla volontà di non rimpinguare le casse di guerra del Cremlino”, dice il politico. C’è solo una soluzione. Occorre vietare l’importazione di uranio dalla Russia e l’inclusione di Rosatom negli elenchi delle sanzioni, perché nessuno può garantire che la tecnologia tedesca non venga utilizzata dalla Russia anche per scopi militari.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
Aggiornato il 14 novembre 2023 alle ore 10:20