Una mazzata. Un colpo allo stomaco per uno degli esponenti che, a sinistra, viene tenuto sui gradini più alti. Il primo ministro portoghese, il socialista António Costa, si è dimesso in diretta tivù. Il tutto al culmine di una giornata intrisa di perquisizioni (tra le quali quella nella residenza del premier e in due sedi ministeriali). Perquisizioni che hanno puntato dritto sui Ministeri dell’Ambiente delle Infrastrutture. Un’indagine, secondo quanto emerso, che riguarderebbe il business dell’idrogeno verde a Sines e del litio nella cittadina di Montalegre, nella parte nord del Paese, dove è stato scoperto uno dei giacimenti più grandi del Vecchio Continente del minerale necessario alle batterie dell’auto elettrica. Perciò altamente prezioso per la transizione energetica. Marcelo Rebelo de Sousa, Capo dello Stato, ha accettato le dimissioni di Costa.
Come riportato dall’Agi, nel corso dell’indagine, “gli indagati hanno citato anche il nome e l’autorità del primo ministro”: così il pubblico ministero in una nota. “Sospettato di essere lui stesso intervenuto per sbloccare procedure – è affermato dall’agenzia di stampa – nell’ambito di questa vicenda, Antonio Costa sarà oggetto di un’indagine indipendente, sempre secondo l'accusa”. Così la Stampa: “Cinque persone sono finite in manette, tra queste il capo di gabinetto del primo ministro Vítor Escaria. Sul registro degli indagati c’è poi anche il ministro delle Infrastrutture João Galamba”. E ancora il quotidiano piemontese: “Al centro dei sospetti ci sono appalti per l’estrazione del litio in miniere del nord del Portogallo, così come progetti per la costruzione di una centrale energetica e di un centro dati nella città di Sines. La Procura generale contesta reati di malversazione, corruzione attiva e passiva di titolari di cariche politiche e traffico di influenze”. A indagare su Costa sarà ora la Corte suprema”.
Costa, annunciando le sue dimissioni, oltre a dirsi sorpreso dalla notizia di un’indagine a suo carico, ha commentato: “Voglio dire ai portoghesi, guardandoli negli occhi, che non ho sulla mia coscienza il peso di nessun atto illecito. Ho il dovere di impegnarmi nella preservazione della dignità delle istituzioni democratiche che rappresento”. “Il grave scandalo corruzione che ha coinvolto l’ormai ex primo ministro e segretario generale del Partito socialista, António Costa, oltre a diversi esponenti del Governo del Portogallo, rappresenta un altro duro colpo alla credibilità della sinistra europea”. Lo ha detto, in una nota, il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia. “E proprio sugli interessi legati alla transizione green cade uno degli ultimi governi socialisti rimasti in Europa, che ormai si contano sulle dita di una sola mano. Questa volta a sinistra non potranno continuare a far finta di niente, come accaduto con il Qatargate che ha coinvolto il Parlamento europeo. È sempre giusto attendere l’esito dei procedimenti giudiziari per quanto riguarda le responsabilità personali – ha terminato – ma credo che sul piano politico si possa affermare che la sinistra, sempre pronta ad elargire lezioni agli altri, sia affetta da un grave vulnus di trasparenza e legalità”.
Aggiornato il 08 novembre 2023 alle ore 16:14