La battaglia dei cunicoli, azzerare il vantaggio

Riusciranno i Topi di Tsahal a stanare i gatti neri di Hamas a Gaza, marciando su di un paesaggio di rovine e di lutti? Molto dipenderà dalle risorse segrete high-tech degli israeliani e dalle mille astuzie e crudeltà di un nemico islamico irriducibile, che non ha paura di morire. Sfortunatamente, la Storia non è fatta di “se”, e sarebbe stato meglio, molto meglio per tutti, che Hamas avesse rispettato il codice internazionale di guerra, risparmiando la vita di civili innocenti. Da un lato, “se” così fosse avvenuto, Israele avrebbe provato in primo luogo un profondo imbarazzo per essere stato colto di sorpresa, clamorosamente impreparato a fronteggiare i miliziani di Hamas entrati in forze dal confine di Gaza. Mentre, dall’altro, gli stessi gaziani ne sarebbero stati galvanizzati, anche se avrebbero comunque dovuto fronteggiare la reazione israeliana, subendo i colpi dell’aviazione di Tel Aviv. Ma, in questo caso, il supporto internazionale a Benjamin Netanyahu sarebbe stato molto più scarso e limitato ai soli Stati Uniti. E “se” Israele avesse ripiegato sulla strategia di “occhio per occhio”, come fece a seguito della strage di Monaco alle Olimpiadi del 1972 (quando il Mossad eliminò uno a uno, anche a molti anni di distanza, i singoli terroristi palestinesi che parteciparono al commando responsabile dell’eccidio di atleti israeliani), oggi lo Stato ebraico si sarebbe comunque trovato di fronte un ostacolo insormontabile. Ovvero, come fare a punire ed eliminare migliaia di miliziani, perfettamente embedded nelle loro comunità civili di Gaza e Cisgiordania, senza agire in forze con commando di élite, penetrando a fondo nella realtà urbana di Gaza City?

Allora, a questo punto c’è da chiedersi se la fitta rete di cunicoli che percorre il sottosuolo della Striscia sia o no un “grande equalizzatore” del conflitto in corso a Gaza. Sì, ovviamente: il metodo prescelto da Hamas per neutralizzare l’esercito più forte del Medio Oriente è di riportare lo scontro praticamente al neolitico, quando si combatteva, stile Mosul 2017, corpo-a-corpo, uno-contro-uno. Oggi, in quei tunnel dove una persona sta in piedi a fatica ci si deve confrontare tra nemici a parità di armi, fucili pistole e bombe a mano per gli uni e per gli altri. I gas per aprirsi la strada da parte degli aggressori troveranno maschere e filtri a neutralizzarli, rendendo ancor più mostruoso l’incontro tra dissimili. A meno che, tra tutte le diavolerie segrete in possesso della nazione più high-tech del mondo, ci siano dei misuratori capaci di cogliere con precisione i movimenti di uomini e mezzi a trenta metri e più di profondità. In quel caso, i caccia potranno sganciare missili di alta precisione (del costo di milioni di dollari cadauno) per colpire e distruggere alcune centinaia di metri lineari di tunnel dove si sono riscontrate tracce di attività militare sotterranea. Laggiù, in quei cunicoli soffocanti, si concentrerà molto probabilmente la vera battaglia per neutralizzare l’ala irriducibile di Hamas, pronta a sacrificare fino al suo ultimo uomo e addestrata fin dall’adolescenza alla guerriglia urbana.

Le gallerie sotterranee corrono in profondità all’interno di infrastrutture e di abitazioni civili di Gaza, dove sono posizionati i lanciatori di razzi in grado di colpire in territorio nemico, e le contro-risposte israeliane trovano un insuperabile limite nel dover colpire con alti costi umanitari scuole e ospedali, nel cui sottosuolo sono ospitati i depositi di missili. L’intelligence israeliana e quelle occidentali (aiutate in questo da un buon numero di infiltrati che, però, sono a fortissimo rischio di doppio gioco) ritengono che il principale caposaldo, una sorta di snodo integrato della rete cunicolare, si trovi al disotto del principale ospedale di Gaza City (l’Al-Shifa Hospital) da cui si dipartono centinaia di chilometri di tunnel, in base a una struttura ad arnia, che corre sotterranea lungo i 40 chilometri di lunghezza longitudinale della Striscia, mentre le comunicazioni tra miliziani sono non-elettroniche, con scambi di “pizzini” cartacei. Quindi, avendo il Governo e i generali israeliani deciso per la distruzione dell’organizzazione e delle capacità militari di Hamas, gli uni e gli altri non si potranno più accontentare dell’ennesimo cessate il fuoco, essendo ormai una questione di “mors tua, vita mea”. Ma non sarà un’impresa facile per Tel Aviv: miliziani e jihadisti vengono da una lunga esperienza di guerriglia urbana maturata nelle città distrutte di Falluja e Mosul. E hanno acquisito un know-how esclusivo su come condurre una resistenza feroce, avendo sviluppato dal 2007 la più estesa capacità di combattimento “underground” mai esistita al mondo!

Com’è noto, le risorse high-tech, come i sistemi di sorveglianza Gps e i visori notturni non funzionano nel sottosuolo, mentre lo spazio angusto e l’intreccio dei tunnel favoriscono imboscate, rapimenti, esplosione di trappole rudimentali di ogni genere e combattimenti ravvicinati. Per di più, pochissimi soldati sono in grado di resistere e rimanere altamente operativi in un ambiente claustrofobico, buio e infido come, e peggio, di un’impenetrabile giungla vietnamita. L’alternativa, per Israele, è di un paziente e lungo assedio, che tagli ogni possibile via di rifornimento all’arnia jihadista, impedendo che entri nella Striscia il carburante utilizzato per mantenere in piedi l’illuminazione e l’aereazione dei tunnel, per poi degradare progressivamente la rete cunicolare sotterranea. E questa operazione dell’inoperatività dei tunnel può essere condotta con vari mezzi a disposizione, come l’inondazione, il collasso provocato da bombardamenti mirati, la sigillatura degli ingressi, e così via, ben sapendo che i miliziani ostacoleranno con tutta la loro forza e disperazione lo svolgimento di queste operazioni, emergendo dal sottosuolo a sorpresa e rendendo la vita difficile ai commando di guastatori nemici.

La cosa più triste, però, è che a fronte di enormi perdite umane, dall’una come dall’altra parte, con ogni probabilità l’arnia sotterranea di Hamas non potrà venire interamente distrutta! E, anche se lo fosse, la gestione e, soprattutto, il “gestore palestinese” del “dopo” rischia di riportare il generatore della storia al 6 ottobre 2023, prima di sferrare un nuovo attacco spettacolare a Israele, da parte palestinese e delle sue milizie armate nate dalle ceneri di Hamas. L’Idra è in Iran. Finché non saranno tagliate le sue teste, il Medio Oriente e il mondo ribolliranno di odio jihadista.

Aggiornato il 31 ottobre 2023 alle ore 10:04