Resa incondizionata delle democrazie

In Israele si sta consumando la resa incondizionata delle democrazie occidentali. La difesa dell’Ucraina dall’invasore russo, in nome della democrazia e delle norme internazionali, ha reso possibile l’unanime accordo di tutti i Paesi democratici per contrastare l’autarca russo Vladimir Putin nella guerra in Ucraina. In nome del diritto internazionale violato dalla Federazione Russa, i Paesi aderenti alla Nato non hanno risparmiato aiuti militari ed economici all’Ucraina. Per cercare di riportare a miti consigli lo zar russo si è proceduto a un crescendo di sanzioni che ha pochi precedenti. Sanzioni all’importazione del gas e del petrolio russo che hanno comportato l’esplosione dei costi energetici, innescato un’inflazione galoppante e ridotto, se non azzerato, la crescita dell’economia in Europa. Perché il mondo occidentale non ha adottato le medesime azioni a difesa di Israele che è l’unica democrazia del Medio Oriente? Dopo il pogrom jihadista di 1.400 indifesi ebrei trucidati il 7 ottobre scorso dai terroristi di Hamas, nel mondo cosiddetto libero si è aperta una discussione sull’opportunità o meno, da parte dello Stato ebraico, di attaccare i santuari dei terroristi di Hamas, degli Hezbollah e della Jihad islamica.

Il tema in discussione è se un Paese democratico possa difendersi dalla carneficina subita, utilizzando una risposta “sproporzionata” alle violenze subite. I bambini palestinesi valgono meno dei bambini ebrei? Gli “antisemiti progressisti”, per un riflesso condizionato, si sono subito dimenticati delle atrocità registrate il 7 ottobre in Israele e si sono subito schierati in favore della “causa palestinese” (causa palestinese o difesa di Hamas?) contro lo “strapotere militare israeliano”. Se è riprovevole l’inneggiamento, nelle piazze arabe alla feroce azione di Hamas, è aberrante che le manifestazioni in Occidente si siano riempite dei sostenitori della cosiddetta “causa palestinese”. Causa palestinese che non ha nulla a che vedere con i terroristi di Hamas che perseguono non l’obiettivo di uno Stato palestinese ma quello di realizzare un califfato islamista. Come si può tollerare che, a casa nostra, possano dettare legge personaggi inquietanti che non solo non condannano le atrocità perpetrate dai terroristi, ma che pretendono di applicare la Shari’a e non le nostre leggi? Siamo arrivati a un punto di non ritorno.

Il sostegno delle sinistre e delle ong di aprire, senza condizioni, all’immigrazione illegale ha creato le condizioni per avere in casa “terroristi in pectore” ovvero persone che odiano il nostro sistema di vita e delle nostre libertà. Molti di loro non hanno alcuna intenzione d’integrarsi in quanto disprezzano il nostro modo di vivere e i nostri costumi. Sanno di poter contare sulle nostre debolezze e su leggi che, in nome di una presunta tutela di diritti universali, gli consentono di agire indisturbati nelle nostre città. Occorre, senza ulteriore indugio, prendere atto che schierarsi, senza se e senza ma, con Israele significa difendere la nostra democrazia. È ormai chiaro che l’immigrazione incontrollata dai Paesi islamici è diventato il “cavallo di Troia” per distruggere il nostro modo di vivere, la libertà delle donne e la nostra stessa democrazia. Non riconoscere che l’Occidente, a cominciare da Israele, è sotto attacco da parte dell’Islam radicale significa la resa incondizionata della democrazia alla infamia dei jihadisti!

Aggiornato il 31 ottobre 2023 alle ore 12:31