I giacimenti di gas nel Mediterraneo sud-orientale sono tra i più grandi al mondo, con oltre 700 miliardi di metri cubi. Il più importante, Leviathan, è situato a meno di 200 chilometri dalle coste di Gaza e Israele. In realtà il gas (scoperto dagli israeliani una quindicina di anni fa) arriva fino al Libano, con il quale Israele si è accordata per la divisione delle aree di sfruttamento. Il ricavo sarebbe importantissimo per Beirut, in grave crisi economica e “invaso” dall’Iran (via Hezbollah). Dal Libano il bacino si estende fino a Cipro, Grecia e – forse – Turchia. Questa è la causa dell’attacco mosso in primo luogo dall’Iran. L’incredibile foto dell’incontro svoltosi in Libano tra il capo degli Hezbollah con i dirigenti di Hamas e della Jihad islamica, per coordinare le azioni future, spiega chiaramente chi comanda le operazioni: i tre sono seduti sotto le effigi degli ayatollah Ruhollah Khomeini e Al Khamenei, con al centro una frase tratta da una sura su Gerusalemme.
Al vertice hanno partecipato il segretario di Hezbollah Hassan Nasrallah, il numero due di Hamas, Saleh al-Aruri, e il capo della Jihad islamica, Ziad al-Nakhale. Già prima della “operazione al-Aqsa Flood”, i miliziani di Hezbollah e Hamas si sono addestrati direttamente in Iran, sotto la guida della forza Al-Quds, il vertice delle Guardie della Rivoluzione iraniane. Iran e Russia (col Qatar) sono interessate a controllare il giacimento Leviathan, mantenendo il comando del mercato degli idrocarburi. Anche riguardo alle energie “verdi” su cui punta la Ue, si deve tener conto della leadership cinese in materia di pannelli fotovoltaici: l’Occidente dovrebbe produrre in casa i pannelli per mandare a bagno il sogno bellico-economico del quartetto russo-iraniano-cinese-nordcoreano. L’Italia fa parte del Progetto strategico del gasdotto EastMed, lungo oltre 3mila chilometri dal Mediterraneo orientale all’Italia, che sarebbe la porta di ingresso europea per il gas di Leviathan. Se Russia e Iran fossero nazioni normali, un semplice accordo avrebbe riaperto il flusso di petrolio dalla Siberia e dal golfo Persico, mentre sul gas l’Europa si sarebbe resa indipendente con Leviathan, senza per questo subire attacchi. La nuova volontà di annientamento degli israeliani ha quindi un’origine precisa: si tratta di prendere il controllo diretto di Leviathan dall’Egitto alla Grecia. Non c’è pacifismo, finora, che consideri questo contesto. Il punto è il solito: contro chi persegue il dominio totale con metodi infami, sia all’interno della propria nazione sia conquistando “spazio vitale”, non c’è dialogo possibile. Abbiamo fatto molto di più che “dialogare” per decenni (un cancelliere tedesco passò a dirigere Gazprom il giorno dopo la fine mandato). Noi europei, incuranti degli allarmi statunitensi, abbiamo addirittura sovvenzionato il riarmo di russi e cinesi, comprando gas siberiano e delocalizzando molte nostre industrie in Cina. E non si trattava soltanto di imprese che producevano penne biro, ma anche di multinazionali strategiche e ricche di know-how. Le aziende statunitensi come Apple già da tempo hanno cominciato a tornare a casa o a trasferirsi in India, mentre il colosso franco-tedesco Eads-Airbus, che ha tanta tecnologia militare, resta in Cina. Intanto, Xi Jinping ha già programmato – in caso di attacco a Taiwan – di impadronirsi di tutte le fabbriche occidentali, sequestrando il loro personale.
La tirannide russa e quella cinese ormai mostrano chiaramente tratti stalinisti: Vladimir Nekrasov, capo del Consiglio di amministrazione della Lukoil, la più grande compagnia petrolifera russa, è morto di “infarto”. Sono 14 gli oligarchi russi deceduti dall’inizio dell’invasione in Ucraina. Il primo settembre 2022 era stato suicidato (“lanciandosi” o “cadendo” dal balcone di un ospedale) Ravil Maganov, cofondatore della Lukoil e presidente dell’azienda. In Cina il ministro della Difesa, Li Shangfu, è stato cacciato dal nuovo Mao Zedong, che usa la stessa accusa di “corruzione” contro chiunque osi contrastarlo. Li Shangfu era stato nominato ministro da Xi Jinping lo scorso marzo, ma poche settimane dopo era scomparso dalla scena ufficiale. Rimossi anche il ministro delle Finanze, Liu Kun e quello della Tecnologia, Wang Zhigang. Per fortuna l’Eni ha appena siglato un accordo con l’indonesiana Merakes, per la fornitura all’Italia di gas gnl (gas naturale liquefatto, ndr) per tre anni.
Aggiornato il 27 ottobre 2023 alle ore 11:42