Dopo aver ricevuto centinaia di messaggi di biasimo sui social media, la famosa attrice e influencer arabo-israeliana Maisa Abd Elhadi è stata fermata dalla polizia israeliana per un presunto sostegno all’attacco di Hamas del 7 ottobre. A renderlo noto è The Times of Israel riportando che la polizia “ha arrestato un’attrice e influencer, residente a Nazareth, con il sospetto di espressioni di elogio (del terrorismo) e incitamento all’odio”, senza però fare il suo nome. La Abd Elhadi ha postato sui social l’immagine di un’anziana donna israeliana fatta prigioniera e portata a Gaza, foto accompagnata da emoji sorridenti, e in un altro post ha commentato la violazione della barriera di sicurezza israeliana intorno alla Striscia di Gaza con la didascalia in inglese: “Let’s go, Berlin style” (“Avanti così, in stile Berlino”), un palese riferimento alla caduta del Muro di Berlino del 1989. Un elogio del terrorismo nell’ambito della sua personale intifada via web che le è costato l’arresto. Questa non è la prima volta che l’artista, considerata una stella nascente internazionale del cinema e della tivù, s’imbatta nella polizia israeliana.
Nel 2021, la stampa ha riferito che era stata ferita dalle forze israeliane mentre “protestava contro l’espulsione forzata di diverse famiglie palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah”. Una foto di lei nel retro di un’ambulanza è diventata virale sui social media. Gli attori che hanno lavorato al suo fianco hanno condannato fermamente i suoi commenti social, tra cui Ofer Shechter suo co-protagonista in Temporarily Dead, una serie tivù molto popolare, il quale ha affermato: “Mi vergono di te. Dovresti vergognarti di te stessa. Vivi a Nazareth, reciti nei nostri programmi televisivi e nei nostri film e poi ci pugnali alle spalle”. L’arresto dell’attrice non solo evidenzia gli sforzi delle autorità israeliane impegnate a combattere l’incitamento e il sostegno online al terrorismo, ma solleva anche questioni cruciali sulla libertà di parola e sulla coesione sociale in una società diversificata. Mentre Israele continua a contrastare l’istigazione online, deve garantire un equilibrio tra sicurezza nazionale e salvaguardia dei diritti fondamentali, un compito tanto delicato quanto necessario.
Maisa Abd Elhadi è nata nel 1985 a Nazareth da genitori musulmani. Modella e attrice, con una laurea in tasca conseguita al Wingate Hydrotherapy Institute, è arrivata alla ribalta dopo aver vinto il premio come migliore attrice al Dubai Film Festival nel 2011 per il suo ruolo in Habibi Rasak Kharban. È apparsa anche in The Eyes of Thieves (2014), 3000 Nights (2015), The Reports on Sarah and Saleem (2018), The Angel (2018), Gaza Mon Amour (2020) presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, Huda’s Salon (2021) e nella serie tivù britannica Baghdad Central (2020). Stavolta però i suoi sforzi di influencer e di attivista sociale sono falliti così come sfumano quelli del protagonista del film da lei interpretato Tutti pazzi a Tel Aviv, in cui il protagonista Salam, giovane palestinese di Gerusalemme assunto come aiutante di set di una celebre soap opera, che, rientrando a casa dal lavoro, viene bloccato a un check-point israeliano per un malinteso, e poi per cavarsela durante l’interrogatorio millanta di essere uno degli autori della telenovela. Ma quando gli viene chiesto di cambiare la trama facendo dismettere ai palestinesi i panni di eroi, suo malgrado, non ci riesce. Ora la stellina votata a Hollywood è inciampata maldestramente sul social red carpet interpretando il ruolo peggiore della sua carriera.
Aggiornato il 25 ottobre 2023 alle ore 10:50