Il delicato rapporto tra Francia, Azerbaigian e Turchia

La Francia, che da 30 anni chiude un occhio sull’occupazione di circa il 20 per cento del territorio dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia, ha pubblicamente accusato le autorità di Baku dell’occupazione di 150 chilometri quadrati di territorio dell’Armenia.

La notizia ha irritato le istituzioni politiche dell’Azerbaigian che hanno risposto con un comunicato del Ministero degli Esteri nel quale viene riportato: “Condanniamo e respingiamo fermamente le infondate accuse anti-azerbaigiane del presidente francese Emmanuel Macron, espresse il 5 ottobre durante la conferenza stampa tenutasi nell’ambito della riunione di Granada della Comunità politica europea”. Da numerosi anni, le formazioni politiche francesi dichiarano di voler sostenere l’Armenia non per convinzione ma per irritare la Turchia e i suoi alleati.

Bruno Retailleau, senatore conservatore francese del gruppo Les Républicains ribadì durante un intervento al Senato dedicato ad approfondire le dinamiche del conflitto del Karabakh che “se questo conflitto va oltre la sua dimensione locale, è a causa dell’impegno della Turchia, la partecipazione massiccia e decisiva della Turchia di Erdogan”.

L’Azerbaigian, nell’ambito della Carta delle Nazioni Unite e delle norme e dei principi del diritto internazionale, da numerosi anni chiede di porre fine all’occupazione dei suoi territori sia diplomaticamente che militarmente. La necessità di rimuovere le forze armate armene, che non erano state ritirate dai territori sovrani dell’Azerbaigian prima delle misure antiterrorismo, è stata ripetutamente sottolineata dall’Azerbaigian durante l’intero processo negoziale nei confronti della comunità internazionale. Invece, le istituzioni francesi continuano ad illudere una parte della cittadinanza armena, con l’obiettivo concreto di irritare la Turchia.

Una sfida sul controllo del Mediterraneo, che la Francia ha paura di perdere se rapportata alla Turchia. La strategia estera francese, tende a testimoniare la propria egemonia europea e mondiale e per mantenere un dialogo costante con le colonie, il cui possesso ha condizionato e continua tuttora a condizionare la politica estera francese, attraverso numerose istituzioni e attività, di diversa origine: politiche, come l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (Oif); economiche, con il Franco Africano, valuta usata nella zona delle ex colonie e ancora legata alla Banca di Francia; militari, con operazioni militari nell’area del Sahel.

Una mossa geopolitica che può rafforzare il ruolo di Mosca nei territori delle ex repubbliche sovietiche e al fianco dell’alleato di sempre: l’Armenia.

Le autorità di Mosca dispongono di una serie di strutture e infrastrutture militari in Armenia, compresa una base militare e importanti presidi territoriali sorvegliati dall’esercito del Cremlino, che fanno della Russia ‒ grazie agli estesi confini comuni e alla vicinanza geografica ‒ la potenza preminente nella regione del Caucaso meridionale. Nonostante il susseguirsi delle notizie ufficiali, niente di ciò che accade nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso lascia indifferente le autorità politiche e militari di Mosca, soprattutto in questa regione dove si intrecciano interessi legati alla sicurezza internazionale, al traffico illegale di minerali e al controllo delle rotte energetiche di gas e idrocarburi.

Aggiornato il 23 ottobre 2023 alle ore 13:37