A seguito dell’attacco all’Ucraina le transazioni petrolifere con la Russia non sono più consentite. Nel caso della raffineria di Schwedt, però, la dogana non può più verificare così da vicino se il petrolio greggio russo arrivi ancora lì. A rivelare che, sulla scorta di istruzioni pervenute dall’alto, non vengono più effettuati tali controlli è un’inchiesta del giornale tedesco Süddeutsche Zeitung (Sz). Sulla carta la situazione è chiara: il petrolio russo non può più essere importato in Germania. Lo hanno deciso gli Stati membri dell’Unione europea nell’ambito del sesto pacchetto di sanzioni, entrato in vigore nel dicembre 2022. L’unica eccezione riguardava le consegne di petrolio che tramite l’oleodotto Druschba (“Amicizia”), attraversando la Polonia, giungevano alla raffineria Pck di Schwedt, nel Brandeburgo, ma anche questa deroga era in vigore fino a giugno 2023.
Chi controlla effettivamente se oggi le sanzioni contro la Russia vengano effettivamente rispettate in Germania? Secondo un’inchiesta condotta da Sz, Ndr, l’emittente radiotelevisiva pubblica locale dei Länder tedeschi del nord, e Wdr, l’emittente radiotelevisiva pubblica locale del Land tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia, l’8 settembre la Direzione generale delle dogane di Bonn, la massima autorità doganale tedesca, ha inviato un ordine a diversi uffici doganali. In futuro non dovrebbero esserci “ritardi” nelle importazioni di petrolio da parte di Rosneft Deutschland GmbH e della sua controllata Pck Raffinerie GmbH, secondo la lettera di due pagine. Le importazioni di petrolio già registrate devono essere consegnate “immediatamente” alle due società. Inoltre, se in futuro dovessero sorgere difficoltà nello sdoganamento delle importazioni, la Direzione generale delle dogane dovrà essere informata “immediatamente e con urgenza”.
Ciò significa che in pratica le dogane non possono più controllare le consegne di petrolio a Rosneft Deutschland prima che raggiungano la raffineria Pck e le violazioni delle sanzioni Ue potrebbero quindi passare inosservate. La raffineria di Schwedt trasforma il petrolio greggio in benzina, diesel e gasolio da riscaldamento, che viene poi fornito a Berlino e alla Germania nordorientale. La maggior parte della raffineria appartiene alla Rosneft Deutschland GmbH, una filiale della compagnia petrolifera russa sanzionata dall’Ue e dagli Usa. Da settembre 2022 Rosneft Deutschland è sotto la tutela dell’Agenzia federale delle reti, che è subordinata al Ministero federale dell’economia. Il processo solleva interrogativi. Ad esempio, con questa misura, un’azienda controversa ottiene una posizione speciale, anche se fa affari che sono stati classificati come rischiosi da quando è entrato in vigore l’embargo petrolifero a seguito dell’attacco russo all’Ucraina. Prima dell’inizio delle sanzioni, il 100 per cento delle forniture di petrolio a Schwedt provenivano dalla Russia attraverso l’oleodotto Druzhba. Viene da chiedersi come mai si sia verificata una simile inversione di marcia lo scorso mese.
Secondo le informazioni di Sz, Ndr e Wdr, Rosneft Deutschland ha fatto riferimento al fiduciario, l’Agenzia federale delle reti. Apparentemente la dogana non ha inizialmente autorizzato la consegna di petrolio. Ne è stato informato il Ministero dell’Economia del Brandeburgo, che ha immediatamente avvisato il Ministero federale delle Finanze, al quale fa capo la Direzione generale delle dogane (Gzd). Quest’ultima ha scritto l’ordine agli uffici doganali. Il Ministero dell’Economia di Potsdam ha ammesso di essere stato informato intorno all’8 settembre “del rischio di un possibile deficit di approvvigionamento” nella raffineria Pck di petrolio greggio e di averlo segnalato al Ministero federale delle Finanze (Bmf). “Non è noto se e in che misura la Bmf abbia impartito istruzioni alla Direzione generale delle dogane”.
“Un ordine del Ministero delle Finanze sarebbe sorprendente”, dice Matthias Hauer, membro della commissione delle Finanze del Bundestag tedesco. “Il mancato controllo delle importazioni di petrolio dal Kazakistan attraverso la Russia, in particolare, solleva la questione se stiamo deliberatamente guardare dall’altra parte”. Se la Germania vuole applicare in modo credibile l’embargo petrolifero dell’Ue, deve verificare in modo affidabile l’origine del petrolio al momento dell’importazione. Anna-Maija Mertens di Transparency International Germania ritiene che l’istruzione sia “incomprensibile” e “problematica” perché ci sono prove sufficienti che il Kazakistan abbia un ruolo nell’elusione delle sanzioni contro la Russia. “In questo contesto, le importazioni di petrolio dal Kazakistan devono essere esaminate attentamente”, ha detto Mertens. Un profilo di rischio dell’Ufficio d’inchiesta penale delle dogane afferma: “Quando si tratta di petrolio greggio proveniente da uno dei 14 Paesi amici della Russia, si dovrebbe prestare particolare attenzione ai segnali di possibile elusione del divieto di importazione di petrolio greggio dalla Russia”.
Le consegne da questi Paesi rappresentano un “rischio elevato”, motivo per cui devono essere controllate con particolare attenzione. Il Kazakistan è uno di questi Stati amici della Russia. “Soprattutto le importazioni di petrolio dal Kazakistan attraverso l’oleodotto Druzhba sono giustamente classificate come ad alto rischio. La Germania deve esaminare attentamente questo aspetto”, afferma Matthias Hauer. Fino alla fine del 2024 arriveranno in Germania ogni mese 100mila tonnellate di petrolio greggio proveniente dal Paese dell’Asia centrale e il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha addirittura promesso di aumentare il volume delle consegne durante una visita a Berlino alla fine di settembre. A quanto pare il petrolio russo arriva effettivamente in Germania attraverso l’oleodotto Druzhba. Lo dimostrerebbe anche una ricerca del portale di notizie polacco Biznesalert e del Lausitzer Rundschau.
Per questo motivo la società polacca di logistica dei carburanti Pern, proprietaria della sezione dell’oleodotto in Polonia, esamina regolarmente il petrolio negli oleodotti. Si è constatato che la natura del petrolio proveniente dall’oleodotto era apparentemente identica a quella del petrolio greggio russo. Peraltro, anche il giacimento petrolifero kazako da cui la materia prima viene pompata in Germania attraverso l’oleodotto Druzhba appartiene in parte alla compagnia petrolifera russa Lukoil. Indipendentemente dal fatto che il petrolio greggio russo o kazako arrivi a Schwedt attraverso l’oleodotto Druzhba, la Russia continua comunque a beneficiare delle forniture. Per consentire il pompaggio del petrolio attraverso i suoi oleodotti, riceve milioni di tasse di transito. Le sanzioni sul petrolio greggio russo, purtroppo, non cambiano questa situazione.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
Aggiornato il 20 ottobre 2023 alle ore 11:12