Guerre ibride e di comunicazione da parte dell’Occidente

Contro le guerre asimmetriche e ibride (vedi sotto) servono controffensive altrettanto asimmetriche e ibride, se non si vuole perdere. Inoltre, la propaganda oggettivamente “pro” Vladimir Putin o “pro” Hamas rientrano nella legge contro l’apologia del fascismo, anche se lo si scrive o dice indirettamente. È una “minoranza rumorosa” a tenere in ostaggio media e popolazione del nostro Paese. La propaganda che equipara democrazia e libertà a tirannia e schiavitù va contrastata non con censure e repressione, ma con un’informazione scientifica che non deformi l’opinione pubblica per fini privati. Si tenga inoltre conto che la cattiva strada è sempre in discesa, ciò rende facile credere alle peggiori parole. La strada migliore invece è sempre in salita. E quindi è difficile sostenere le scelte più giuste.

GUERRE IBRIDE

La guerra ibrida o “di quinta generazione” è una strategia militare che supera il modello delle guerre asimmetriche utilizzando insieme la politica, la guerra economica, il terrorismo, la guerra psicologica, gli attacchi cibernetici, le fake news, la deformazione dell’opinione pubblica di nazioni “nemiche”, oltre alle elezioni politiche. In questi casi l’aggressore si spaccia per aggredito ed evita l’attribuzione di responsabilità. Di conseguenza l’opinione pubblica sarà portata ad attaccare il Governo della propria nazione. Si noti che l’opinione pubblica, oggi come negli anni Settanta del Novecento, si basa su una “maggioranza silenziosa” e su una “minoranza rumorosa”. Inoltre, il relativismo culturale cui soggiace la cultura attuale del Vaticano e quella della sinistra storica, equiparando le due posizioni, finisce per porsi di “default” dalla parte del più debole, il che rende ogni scena del “crimine bellico” sempre più torbida e confusa. Ed è nel torbido che la guerra ibrida matura i suoi successi. Gli eventi bellici contro l’Ucraina e contro Israele sono esemplari in questo senso. In entrambi i casi la guerra ibrida si è integrata con modelli nuovi e convenzionali: per la prima volta Hamas è scesa in battaglia, imponendo una modalità ibrida prolungata sul campo avversario. Questo salto in avanti è stato possibile grazie a un duplice supporto esterno, come vedremo. La guerra non lineare “pareggia” i conti rispetto al quella asimmetrica: rende la maggioranza una minoranza, e trasforma la forza militare in debolezza. I passaggi sono sempre gli stessi: Hamas (con Russia e Iran) attacca e fa orrori a livelli della Shoah. I telegiornali ne danno conto, i governi sostengono Israele, attaccato da chi vuole sradicare una nazione “uccidendo ogni ebreo”. Quando Israele reagisce, passa in un lampo dalla parte del torto e ci si dimentica del nemico di Israele. Solo allora l’informazione generalista chiede di fermare le armi. Solo allora sui social si ridestano orchi lenino-stalinisti o nazisti.

Entra in azione anche il Vaticano, tornato più di prima alla politica. Eppure, gli israeliani non hanno “massacrato” bambini palestinesi. Attenzione alle parole! Il fatto è che i capi di Hamas si nascondono dietro le case e gli ospedali: i “loro” morti servono solo come carne da macello utile a prendere il controllo sul mondo islamico e sul mercato dell’energia, puntando all’all-in del controllo mondiale. Certo che se il nuovo Ordine si presenta come in Ucraina o in Medio Oriente, dobbiamo essere rincoglioniti per dubitare sul chi sia il peggiore. Un conto sono i morti involontari, un altro conto sono i 260 ragazzi del rave massacrati al pari dei bambini. È la differenza che correva tra i nazisti e gli Alleati. Sono stati i palestinesi e i loro alleati a iniziare le guerre e a non riconoscere la formazione dello Stato di Israele. Prima del 1948 non esisteva uno Stato palestinese. E anche quello ebraico era stato annichilito dall’imperatore Adriano. La storia di Gaza dimostra cosa succederebbe se i palestinesi potessero fare ciò che vogliono in uno Stato completamente libero. Vincerebbe la linea di Hamas: la morte di ogni ebreo. In guerra non ci sono santi contro peccatori, però dovremmo almeno capire chi sia peggiore e chi il migliore. La distinzione è fondamentale, una vittoria di Iran e Russia sarebbe la fine di tutte le democrazie: vediamo il trailer del Nuovo ordine mondiale ogni giorno sui telegiornali!

Se vogliamo evitare che l’istupidimento di massa prenda il sopravvento, dovremmo pensare a una strategia ibrida e non barbarica di contrasto alla guerra ibrida e frontale di un nemico occulto e manifesto. La strategia di contrasto dovrebbe utilizzare la comunicazione, il web e una contro-informazione corretta e basata sui fatti, con metodologie nuove che tengano conto di quanto successo in anni in cui nel campo militare la tattica ibrida ha avuto successo, almeno sul terreno formale. Se gli Adolf Hitler o i Bin Laden di oggi si nascondono sotto scuole a asili, non si può utilizzare la strategia classica, entrando coi carri armati nelle strade di Gaza. Se le strade sono minate diventa difficile, se le case sono piene di cecchini diventa complicatissimo avanzare senza bombardarle. Puoi però colpire altri obiettivi strategici e militari. A prescindere da tutto, quella del nucleare in mano agli ayatollah iraniani è una questione da affrontare, non certo come la Unione europea (segnatamente la Germania) ha fatto finora. A parte questo problema non da poco, si dovrebbe ideare un sistema di contro-guerriglia urbana sicuro (per i civili) ed efficace. Nel caso di Gaza, chiudere acqua gas e luce, ma permettere il passaggio di cibo e medicinali. In questo modo, si metterebbero a tacere gli organismi che chiedono di fermare l’esercito israeliano dopo che le stragi sono state appena fatte. Tra i fabbricanti di errori, oltre al Vaticano, ai neo-leninisti e ai neo-nazisti c’è anche l’Onu: agli ebrei va espressa solidarietà solo quando sono morti? Come si può fare informazione corretta, senza censurare chi predica miele e salute ma produce cavallette e pandemie?

Il telegiornale di Sky mi ha provocato una convulsione facendo intervenire – subito dopo le stragi commesse da Hamas – un esperto di Limes, di cui non faremo il nome ma del quale diremo che ha parlato esclusivamente di colpe di Israele come Stato occupante, e dei palestinesi (inclusa Gaza) come “ostaggi” di Israele e non di Hamas e degli altri gentlemen, che sono i veri convitati di pietra di questi giorni oscurati. Non accuso né l’esperto né Sky: la questione non è la liceità di dire cose di parte. Sono convinto che nel tg successivo sia stato invitato un altro “esperto”, il quale avrà sostenuto fatti più corrispondenti alla realtà oggettiva. Ma è proprio questo il problema: non posso invitare in piazza un pizzaiolo e farlo parlare di fisica nucleare o dello sbarco sulla Luna. E poi – siccome sono un “democratico” – far parlare dall’oltretomba Albert Einstein e Neil Armstrong sugli stessi argomenti. Il problema è evitare di equiparare imbecillità e intelligenza, non solo il falso e il vero, che sono argomenti più sottili da distinguere. Oggi in tutto il mondo occidentale, mentre si combattono dittature in cui la verità è una sola, tutto – dalla scuola all’informazione, dai bar alle università, da Caivano a Como – ha uguale dignità e valore. No! Questo è l’assassinio di una civiltà. Come puoi tollerare che i tuoi figli crescano senza aver afferrato la ratio difficilis della differenza tra bene e male (siamo realisti: tra il peggio e il meno peggio)? Questo disastro favorisce chi vuole distruggerti e asservirti. Non è questione di “porgere l’altra guancia” come suggeriscono le cattive interpretazioni politiche dei Vangeli. Qui siamo di fronte al porgere le chiavi della città di Troia ai greci, appena le loro vele compaiono sul mare. Siamo al porgere corpi, anime, coscienze di intere nazioni a chi vuole annichilire corpi anime e coscienze.  Come è possibile equiparare la difesa di Kiev alla strage del Bataclan, e Volodymyr Zelensky a Vladimir Putin?

È cosa giusta contrastare ogni infestazione di notizie “false e tendenziose” che sostengano anche indirettamente posizioni “fasciste e razziste”. È scritto nella Legge da decenni. Tornando alle armi, si devono combattere i conflitti ibridi con strategie ibride. Tenere conto dei civili coinvolti nella ricerca dei miliziani, i quali li tengono come ostaggi, per evitare di essere equiparati all’aggressore. Il modello “dente per dente” non funziona più: va integrato con strategie ibride oltre che classiche, evitando scontri frontali, il muro contro muro sia sui fronti militari sia sul fronte della comunicazione. Evitiamo di favorire i Marco Travaglio & Co. La cattiva strada è sempre la più facile: non dimentichiamolo. Non chiediamo una “informazione di guerra”, ma di fermare con intelligenza chi vuole la guerra (anche i collaborazionisti volontari o ignavi). Servono cortocircuiti di idee e contenuti. Per evitare guerre strutturali, serve anche contrastare la guerra di comunicazione, magari portandola là da dove proviene: volantinare sulla Russia danneggerebbe Putin più di bombardarla? Io lo farei comunque. Nicola Cristadoro su Difesa Online ha scritto un articolo preciso e corretto sul conflitto contro Israele. È un articolo per addetti ai lavori, ma andrebbe “volgarizzato” per evitare che gli addetti ai livori possano continuare a strombazzare fandonie a spron battuto. Consigliando la lettura diretta, provo a sintetizzare i punti salienti. Hamas combatte contro Israele da anni, con attentati suicidi, lanci di razzi, palloni incendiari e infiltrazioni in territorio israeliano tramite tunnel. Finora Hamas ha applicato procedure di guerra ibrida dovute alla asimmetria di forze e armamenti rispetto a Israele.

“In questa dimensione ibrida, la componente delle info-ops, segnatamente nella propaganda confezionata, fino ad oggi ha avuto un ruolo dominante. Cito lo studioso Massimiliano Frenza Maxia che ha ben evidenziato che tipo di operazioni Hamas ha svolto (e svolge) nell’ambito della strategia della comunicazione: contrapponendo alla superiorità tecnologica israeliana la narrazione del giovane combattente palestinese armato di fionda e pietre Hamas si pone su un piano di guerra asimmetrica e, sotto il profilo della comunicazione, in una posizione di vantaggio. Assistiamo nei fatti al ribaltamento di un mito fondativo d’Israele, ovvero il mito di Davide contro Golia. Ecco, allora l’efficacia dell’immagine di quello che sembra essere poco più che un bambino, che prende di mira un carro Merkava con un lancio di pietre. L’immagine potrebbe essere recente o vecchia, esser stata scattata a Gaza come in Cisgiordania, essere addirittura frutto di un abile fotomontaggio. Non importa. Il punto è che si tratta di un’immagine ricorrente (un meme, ndr), utilizzata dai media mainstream. È virale, perché parla alla pancia degli israeliani di sinistra e perché lo fa rievocando il mito di Davide contro Golia, ribaltandolo. In estrema sintesi, colonizza l’immaginario collettivo”. Dal 7 ottobre 2023, però, il “Davide” palestinese ha affrontato il nemico faccia a faccia. Migliaia di razzi e migliaia di proclami. Continua Cristadoro: “Il sospetto che (dietro ci sia) l’Iran degli ayatollah. Il sostegno dell’Iran ai proxy groups che agiscono in Libano, Siria, Iraq e Yemen è uno dei suoi strumenti più efficaci per il conseguimento dei propri interessi nazionali, combattendo nella “zona grigia”. L’Islamic Revolutionary Guards Corps (Irgc) – i famosi Pasdaran – rappresenta l’organizzazione paramilitare esecutrice delle politiche per procura iraniane, con stretti legami con gruppi come Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, la National Defence Force Militia in Siria e il Badr Corps in Iraq, tra gli altri”.

UNA GUERRA PER PROCURA

Avvalendosi della unità Forza Quds, l’Irgc addestrare le sue forze ausiliarie – stimate in 250mila combattenti – nate per operazioni sottotraccia in diversi scacchieri. La distanza di oltre mille chilometri di Teheran da Gerusalemme imporrebbe l’utilizzo di missili a lunga gettata. È molto più facile usare Hamas, che può operare da una distanza di pochi chilometri. Lanciando la pietra e ritirando la mano, l’Iran può favorire gli interessi ipocriti in Occidente e ovunque, mallevandosi da ogni responsabilità. Ciò vale tanto più perché, oltre che da Gaza gli ayatollah possono combattere per procura anche dal Libano (e dalla Siria, in potenza). Hezbollah iniziò a operare in Libano dopo l’espulsione dell’Olp nel 1982. L’avanzata sciita in Libano è stata poderosa come in Iraq prima e in Siria dopo. Hezbollah è diventata una forza militare imponente (20mila operativi più 50mila riservisti) e ha represso la componente cristiano-maronita che prima svolgeva un ruolo importante a Beirut. “Sotto il profilo delle Procedure tecnico-tattiche (Ttps), l’organizzazione stabilisce i propri armamenti e la leadership ai piani inferiori di edifici residenziali di dieci piani. In questo modo, da forza di guerriglia Hezbollah  è diventata una struttura militare in grado di applicare Ttps più convenzionali. Questo nuovo livello è stato evidente nella guerra contro Israele del 2006. Ma l’Iran non vuole un confronto diretto. Il punto consiste nel “nuovo asse” Mosca-Teheran. Quindi eccoci alla matrioska più classica: Mosca regge i fili di Teheran che, a sua volta, regge i fili di Hamas ed Hezbollah. Una iper-guerra per procura di fronte alla quale i meeting Nato e Usa-Ue sembrano roba da boy scout. Cristadoro sostiene che i Servizi occidentali abbiano preso batoste anche perché hanno rinunciato alla Humint (l’intelligence basata su fonti e agenti umani) buttata alle ortiche in favore di una It rivelatasi inutile, senza la presenza di bipedi intelligenti e abili. La Humint è invece stata utilizzata alquanto bene dagli avversari, due dei quali assai esperti di spionaggio. Nel frattempo, la Israele del Mossad si è messa a fare una serie televisiva chiamata Teheran, certamente profetica. Ma insomma, cave canem atque cave informaticam. Cristadoro aggiunge: “È difficile credere che l’intelligence russa, in particolare il Gru, non fosse a conoscenza di un piano così articolato come quello dell’attacco al territorio israeliano”. Il che richiedeva una organizzazione complessa, quindi più russa che iraniana. Infine, c’è il “piano B” putiniano, ovvero “una serie di iniziative tese a destabilizzare il pianeta e “distrarre” il mondo Occidentale dal conflitto che intanto prosegue e creare problemi di natura sociale, politica ed economica”. In Occidente come in Africa, dove i golpe militari non sono stati un miracolo degli alieni.

Aggiornato il 13 ottobre 2023 alle ore 09:59