Israele-Gaza: la discrezione di Anderson Cooper

Ne ho conosciuti di giornalisti sciacalli che non hanno remora di puntare addosso la telecamera a una persona vittima di un grande dolore (la perdita di un figlio, un genitore, un fratello), incalzarla con le domande più oscene, disposti a tutto pur di “immortalare” una lacrima, una disperazione, una maledizione. Ho sempre provato ribrezzo, letterale schifo, per un simile “giornalismo”.

Qualche mio direttore sa di miei rifiuti ostinati per questi servizi, puntualmente fatti da altri con più pelo nel cuore (e ripagati con carriera e gratifiche). Per la Cnn, è volato in Israele colpito e ferito da Hamas, un suo anchorman di punta, molto bravo, limpido, competente e chiaro: Anderson Cooper. L’altro giorno intervista una donna, ha avuto congiunti uccisi da Hamas. Piange e racconta: dolore e incredulità per quello che è accaduto e accade. Cooper ascolta pensieroso, un paio di volte allunga il braccio, lo posa lievemente sulla spalla di quella donna disperata, una sorta di carezza: un piccolo conforto, segno di comprensione e sostegno, partecipazione. Un “niente”. Un ‘tutto”. Si può fare giornalismo boots on the ground e al tempo stesso avere rispetto nel raccontare il dolore.

Aggiornato il 12 ottobre 2023 alle ore 20:05