Chi finanzia Hamas

La rete dei finanziatori dei terroristi di Hamas è “articolata e complessa”, come spiega il politologo della Chapman University, Andrea Molle, in una intervista su Rainews. Non sono solo Iran e Qatar ad appoggiare da dietro le quinte il gruppo islamico, ma anche i Paesi del Golfo Persico, l’Egitto, il Sudan e l’Algeria, che non hanno mai nascosto la loro vicinanza alla causa dell’organizzazione terroristica.

Ma il vero problema è che, paradossalmente, Hamas ricava la maggior parte dei suoi fondi dagli aiuti umanitari. Questi sono definiti da Molle come “finanziatori ignari”, tra i quali figurano anche l’Unione europea e gli Stati Uniti. Uno schema sofisticato messo a punto dai terroristi per beneficiare – oltre delle donazioni private di palestinesi all’estero – di sovvenzioni che non dovrebbero arrivare nelle loro tasche. “Sono molti gli enti di beneficenza islamici operanti in Occidente che raccolgono denaro che viene poi indirizzato verso gruppi che, sulla carta, offrono servizi sociali ma che sono controllati da Hamas”, spiega il politologo. Le Istituzioni occidentali talvolta riescono ad intercettare le infiltrazioni del gruppo islamico, ma ogni giorno nascono nuove realtà che riescono a invertire la rotta dei fondi umanitari. Anche gli aiuti statali vengono dirottati nelle casse di Hamas a loro piacimento. Un caso “ben noto alla cronaca – racconta Andrea Molle – sono i 50 milioni di dollari stanziati nel 2018 dal Canada alla Ong World Vision per finanziare progetti umanitari nella Striscia di Gaza e trasferiti dal responsabile del programma di aiuti in territorio palestinese, Mohammed Halabi, direttamente nelle casse di Hamas”.

L’occhio di chi vigila può spingersi fino a un certo punto. Infatti, oltre a casi conclamati di finanziamenti alla rete terroristica palestinese, esiste un immenso sottobosco di finanziamenti occulti, di cui sarebbe perfino “difficile parlare”, secondo Molle. Il primo attore di questa complessa messinscena è la Cina, che una volta è stata accusata di aver finanziato l’attentato del 2008 a Gerusalemme, in cui sono rimasti uccisi otto studenti israeliani. Diversi milioni di dollari di provenienza cinese sarebbero stati trasferiti per la leadership di Hamas dalle filiali statunitensi della Bank of China. In maniera simile, nel 2020, il colosso britannico Standard Chartered è stato accusato dagli Usa di aver occultato transazioni nell’ordine di 250 miliardi di dollari – risalenti al periodo tra il 2014 e il 2016 – tra finanziatori anonimi e Iran, dirette verso i terroristi palestinesi.

Discorso a parte, infine, va fatto per la Russia, che secondo Andrea Molle dalla caduta del Muro di Berlino “ha cercato di modificare la sua postura verso un approccio decisamente più imparziale al conflitto, motivato anche dalla presenza di moltissimi immigrati russi nello Stato Ebraico”. I legami tra il Cremlino e Teheran sono molteplici, soprattutto riguardo agli aiuti per la guerra in Ucraina, e quindi molti esperti potrebbero erroneamente fare due più due, senza avere prove tangibili della colpevolezza di Mosca. L’unica certezza è che “ritornare a una situazione di destabilizzazione globale avvantaggia la Russia sotto diversi punti di vista, primo tra i quali il conflitto” con Kiev, sottolinea il politologo ai microfoni di Rainews.

Aggiornato il 30 novembre 2023 alle ore 15:41