Dopo le immagini di quel bambino di prima elementare tormentato dai miliziani armati dall’Iran, e dopo l’orrore dei 260 ragazzi massacrati nel deserto, vediamo di nuovo quel mostro che si pensava finito con la distruzione del nazismo e del leninismo-stalinismo. Purtroppo, parliamo di una nuova Idra di Lerna non ancora uccisa da Ercole, la cui testa ricresce ogni volta che la si taglia. Dobbiamo di nuovo pensare a come fermare il male assoluto. Auspico che ciò avvenga con raid diretti contro i dintorni di Teheran, dove sono nascoste armi di distruzione di massa importate dal Nord Corea e da altri alleati ormai sempre più palesi. Tu, lettore, dirai che azioni di questo tipo rischiano di portarci a una escalation bellica. Rispondo che sarebbe peggio accettare un conflitto, comunque esteso, che potrebbe tra l’altro coinvolgere la missione militare italiana in Libano (Mibil), una forza di interposizione generata dall’Onu che ha funzionato alquanto bene.

Peccato che l’Onu sia morta di burocrazia e sia sepolta dall’incapacità di riformarsi. È assente dal fronte ucraino e caucasico, sparita dal fronte mediorientale e africano, dileguata dal Sud-Est asiatico. Siamo di fronte alla decomposizione di un apparato internazionale armato che in potenza, se non ci fosse stato il diritto di veto da parte delle potenze vincitrici del Secondo conflitto mondiale, poteva davvero migliorare le relazioni tra i popoli e le nazioni. L’Onu andrebbe riformata subito. Viceversa, è un’istituzione ipocrita che produce danni ulteriori invece di ridurli. Quali sono gli obiettivi dell’Iran? Incrementare (con Russia, Qatar e Venezuela) il controllo sul petrolio e gas. Inoltre, avere più potere di controllo delle masse islamiche della umma mondiale, con maggior peso della confessione sciita, e bloccare il processo di pace tra Arabia e Israele.

Le altre possibili aree di crisi. Il blitzkrieg iraniano (che vede il supporto attivo di Hamas, e quello inavvertito dei Fratelli musulmani e di Hezbollah) può limitarsi – dipenderà dalla reazione – a una crisi di breve durata. Ciò che conta è vedere i possibili passi successivi dei quattro cavalieri “fochisti” (Russia, Iran, Cina, Nord Corea) che potrebbero estendersi in Africa, a partire dall’Egitto e dalla Libia. In Egitto, solo la dictatorship di al-Sisi ha fermato i Fratelli musulmani, una testa di ponte iraniana come Hamas (qualcosa di simile è avvenuto in Tunisia e, anni prima, in Algeria). In Libia, la Cirenaica è un’altra polveriera che si può congiungere con il Sahel. Poi c’è il rischio di Taiwan, qualora la Cina decidesse di entrare in ballo.

LE NUOVE MURAGLIE CINESI

Secondo lo storico ed etnologo Owen Lattimore, la Grande Muraglia cinese fu costruita più per tenere i contribuenti con gli occhi a mandorla dentro quel limite che i barbari fuori. Il riferimento va anche al Muro di Berlino, esteso fino al Mar Nero e ai Balcani, e a molte altre muraglie visibili o invisibili. Vengono in mente le parole dissennate gettate al vento della demagogia dai seguaci a volte inconsapevoli di Adolf Hitler e Stalin, tiranni capaci di ogni infamia. I “rosso-bruni” da anni sostengono la tesi secondo cui i palestinesi di Gaza siano confinati e imprigionati dagli “ebrei” più che da Hamas. La questione suona singolare, in giorni in cui sembra che i “prigionieri” siano pieni di migliaia di razzi e armi, alla faccia del controllo da parte di Gerusalemme. In realtà, i palestinesi vivono a Gaza perché lì ricevono sussidi da diverse parti. E perché sono incarcerati da Hamas. Ma non sanno di esserlo: per imprigionare qualcuno basta la propaganda. Pensiamo all’Italia, dove ogni cosa è fuffa e pochade a cominciare da (quasi) tutta la politica, da (quasi) tutto il calcio, da (quasi) tutto lo show business. E dove, quindi, troppi cervelli sono vuoti come le casse dello Stato. Figuriamoci se a Gaza non si può diventare invasati di Hamas, pronti a scannare ogni “ebreo” a mani nude. Sempre a proposito di Muri, si pensi ai non troppo lontani anni in cui fu abolita la chiusura notturna del Ghetto di Roma. Sperando di scampare alle armi, e sperando che Israele possa riprendersi da questo terribile attacco (la sola risposta militare non basta), dovremmo almeno cercare di sfuggire alla prigionia in cui siamo incappati quasi tutti: quella involontaria o volontaria, burocratica e smart in Occidente, e quella forzata cui sono costretti miliardi di essere umani, ridotti a schiavi mentali e fisici, incapaci di liberarsi da soli. Come un secolo fa, ci troviamo di nuovo di fronte a tiranni infami e alla violenza di massa. In cosa abbiamo sbagliato?

Aggiornato il 10 ottobre 2023 alle ore 09:43