“Gli antisemiti progressisti”

L’attacco terroristico in larga scala di Hamas contro lo Stato d’Israele che ha provocato diverse centinaia di morti e qualche migliaio di feriti, oltre a procurarmi orrore e sgomento, mi ha portato alla mente la giovane Regina. Regina non è un nome di fantasia, ma una giovane studentessa universitaria israeliana di Economia di origine russa che ho conosciuto per caso questa primavera. Era venuta in vacanza a Roma per una settimana. Era rimasta così entusiasta della Capitale che è ritornata nella settimana di Pasqua ospite della famiglia di un amico. Ho avuto il piacere, insieme a mia moglie, di averla più volte a cena in quanto era nata una empatia con questa ragazza bella e solare. Ci ha raccontato che in Israele viveva a Be’er Sheva, una cittadina in prossimità del confine settentrionale del Deserto del Negev; che aveva fatto il militare di leva e che era diventata riservista. Le ho manifestato il mio interesse per la storia di Israele dalla sua nascita, per la mia passione per la politica israeliana e per gli scrittori israeliani.

Abbiamo parlato del problema politico in Israele e delle manifestazioni dei laburisti contro la riforma della giustizia promossa dal primo ministro e leader del Likud, Benjamin Netanyahu. Le ho confessato le mie simpatie per il centrodestra e per l’unica democrazia esistente nel Medio Oriente. Le ho spiegato che in Italia nell’immaginario collettivo gli elettori di destra sono considerati erroneamente antisemiti a causa delle indegne leggi razziali del periodo fascista. Coloro che ancora considerano antisemiti chi vota a destra non hanno letto il libro scritto da Fiamma Nirenstein, intitolato Gli antisemiti progressisti, il cui sottotitolo recita: La forma nuova di un odio antico. È un libro pubblicato dalla Rizzoli, in prima edizione nel giugno del 2004 eppure, se si cambiano i nomi dei protagonisti politici in Israele di allora con quelli di oggi, è ancora un testo di estrema attualità. Le motivazioni delle sinistre nell’appoggiare la “causa palestinese” contro le “prevaricazioni” dello Stato d’Israele sono le medesime, ieri come oggi.

Nel libro, Fiamma Nirenstein elenca le manipolazioni degli “intellettuali sinistrorsi” che hanno sposato le sole ragioni dei palestinesi che lei ha definito “nuovo antisemitismo”. In estrema sintesi:

1)il rifiuto di accettare l’esistenza dello Stato di Israele e la ripartizione del territorio di Israele tra arabi e ebrei, come consigliato dagli inglesi nel 1936, come deciso dalle Nazioni Unite nel 1947 e come sempre accettato dai rappresentanti sionisti;

2)Il sistematico indottrinamento condotto dalle scuole e dai mass media palestinesi, con lo scopo di denigrare gli ebrei e gli israeliani e di idealizzare i più brutali atti terroristici”;

3)la descrizione della morte dei bambini palestinesi in chiave giustamente tragica, tuttavia senza soffermarsi sulle circostanze in cui essa avviene”;

4)l’equiparazione tra le vittime civili israeliane e palestinesi, come se il terrorismo e la guerra che lo combatte fossero la stessa cosa, e come se le uccisioni mirate di capi della Jihad Islamica o di Hamas equivalessero alle stragi di civili sugli autobus”;

5)l’uso quasi esclusivo o privilegiato delle fonti palestinesi per verificare la realtà dei fatti, come se le fonti palestinesi fossero più affidabili”.

La realtà è che “il soldato israeliano è l’unico che ha ordine di sparare solo ed esclusivamente quando rischia la propria vita, o la rischia il compagno accanto a lui”, mentre i terroristi di Hamas non si fanno scrupoli di uccidere civili con qualsiasi mezzo. “Una società che manda avanti civili e bambini e proclama: la nostra fortuna è che noi amiamo la morte molto di più di quanto voi amiate la vita”. Ho contattato la nostra giovane amica israeliana Regina, che ama la vita, e ci ha detto che da riservista è stata richiamata dall’esercito. Auguriamo a lei e alla sua nazione di vincere l’ennesima battaglia di libertà contro la barbarie!

Aggiornato il 09 ottobre 2023 alle ore 13:26