Il 1° settembre, conosciuto in Russia come il Giorno della conoscenza, 18 milioni di studenti hanno preso posto nelle aule russe e, già per il secondo anno, lo hanno fatto in un Paese radicalmente cambiato dalla sua stessa guerra di aggressione contro l’Ucraina. Le scuole non potevano rimanere indenni ai cambiamenti nello Stato e nella società russa. Di fatto, le aule scolastiche si stanno trasformando in un campo di battaglia ideologico. Dopotutto, i giovani che crescono nell’era di Internet sono meno suscettibili alla propaganda televisiva rispetto ai loro genitori e nonni, quindi è necessario un approccio diverso per indottrinarli. A partire da settembre 2022, le scuole di tutta la Russia iniziano ogni settimana con una cerimonia di alzabandiera seguita da una lezione intitolata “Conversazioni su cose importanti”. Vladimir Putin ha personalmente dato il via alla prima serie di conversazioni importanti l’anno scorso dando una “lezione aperta” a un gruppo selezionato di studenti e dicendo loro che la missione della Russia in Ucraina era quella di “fermare la guerra” e “proteggere la popolazione” nel Donbas. Durante la “lezione aperta” televisiva di quest’anno, Putin ha detto al suo giovane pubblico che i russi sono “invincibili”.
Vi è una forte tendenza antioccidentale nel modo in cui le linee guida didattiche per conversazioni importanti trattano determinati argomenti, insieme al messaggio che “lo Stato è la fonte di informazione più autorevole” su tutto. Gli insegnanti dovrebbero promuovere l’idea di unità nazionale e patriottismo, enfatizzare l’eroismo e il sacrificio di sé e promuovere i “valori tradizionali”. Nel 2022, una delle conversazioni si è concentrata sull’annessione della Crimea o, come la definisce la narrativa ufficiale, “sulla riunificazione della Crimea con la Russia” (sic!).
Alcuni educatori sabotano queste lezioni scegliendo argomenti neutri per la discussione. La direttrice della scuola n. 12 della città di Perm in Russia, Elena Rakintseva è stata costretta a dimettersi per essersi rifiutata di tenere le “Conversazioni su cose importanti” e non aver voluto invitare nella sua scuola i militari russi a parlare della Guerra contro l’Ucraina. Per questa sua scelta resterà in prigione fino a marzo 2026. È andata meglio a Sergei Chernyshov, fondatore di una scuola professionale privata a Novosibirsk, che è stato etichettato come “agente straniero” per essersi rifiutato di tenere le famigerate conversazioni importanti e non aver voluto espellere i suoi studenti per proteste contro la guerra. Questo status comporta che non gli è più permesso lavorare nel campo dell’istruzione.
Non solo. Prima dell’inizio dell’anno scolastico è stato presentato un nuovo libro di testo di storia russa per l’undicesimo grado (l’ultimo anno della scuola superiore). Coautori di questo concentrato di propaganda il consigliere presidenziale Vladimir Medinsky e il rettore dell’Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali, Anatoly Torkunov. Il testo riformula la storia sovietica e russa dagli anni Settanta in poi in conformità con l’agenda politica odierna, e dedica un capitolo separato alla cosiddetta “operazione militare speciale”, in cui si demonizza l’Occidente e vengono date ampie giustificazioni dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Anche l’Esame di Stato unificato (Use) del prossimo anno, che funge sia da esame finale della scuola superiore sia dà prova di ammissione all’università è diventato un ulteriore strumento di “rieducazione”. Nella parte dedicata alla letteratura russa, ripropone due romanzi amati dalla macchina della propaganda sovietica: La giovane guardia di Alexander Fadeyev e Come fu temperato l’acciaio di Nikolai Ostrovsky. Gli argomenti: “Democrazia”, “Società civica e Stato” e “Diritto internazionale” sono – ovviamente – stati tutti eliminati dall’esame del 2024. La versione demo dell’esame di storia contiene domande riferite alla guerra contro l’Ucraina. Se questa tendenza persiste gli aspiranti studenti universitari saranno costretti a rispondere a domande sull’aggressione russa in un test da cui dipendono le loro prospettive universitarie. In definitiva, gli esami si trasformeranno in una prova di “integrità”.
Nel frattempo, gli emendamenti adottati di recente consentono ai giovani di arruolarsi per il servizio militare all’età di 18 anni, subito dopo la scuola superiore. Combinata con la strisciante militarizzazione delle scuole dove i ragazzi vengono vestiti con uniformi militari sovietiche ed è stato introdotto un addestramento militare di base per gli studenti, questa iniziativa ispira la spiacevole sensazione che la Russia stia allevando la sua nuova generazione per il macello, non per l’università. Questa situazione richiama un’immagine piuttosto familiare della società sovietica. I Millennial, ossia la generazione dei nati tra l’inizio degli anni Ottanta e i primi anni Duemila, resteranno probabilmente l’unica generazione che ha conosciuto la “cultura” sovietica della doppiezza forzata e dell’ipocrisia istintiva solo attraverso libri e film e non a scuola. È scoraggiante vedere quella lezione reintrodotta nel curriculum scolastico russo.
Può sembrare apparentemente difficile trovare una risposta plausibile all’interrogativo su che senso abbia parlare esplicitamente di guerra contro l’Ucraina in classe. Una possibile spiegazione, però, c’è ed è molto inquietante. Il regime di Mosca intrecciando la guerra in tutti gli aspetti dell’istruzione scolastica, dalle lezioni agli esami alle attività extrascolastiche, oltre a indottrinare i bambini, mira a coinvolgere ogni insegnante, genitore e studente nei suoi crimini. Resta solo un’ultima domanda che ciascuno di noi deve porsi: davvero è credibile pensare di poter scendere a patti con un regime che avvelena le menti delle proprie generazioni future? Ma a questa domanda non serve davvero rispondere.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
Aggiornato il 29 settembre 2023 alle ore 10:36