Convenzione sul genocidio: le udienze della Corte internazionale di giustizia

Lunedì scorso la Corte internazionale di giustizia (Icj), con sede all’Aia, ha iniziato l’esame del caso “Ucraina contro Russia” riguardante la violazione da parte della Russia della Convenzione sul genocidio. Le udienze in questo processo dureranno due settimane, ma si è già avuto un primo effetto: la Russia, che inizialmente aveva “snobbato” il dibattimento, ha deciso di partecipare alle udienze.

Mosca, infatti, aveva ignorato le prime udienze sulla “ammissibilità preliminare” del caso e sulle misure temporanee, che si sono svolte nel marzo del 2022. Ora sembra aver capito quanto sia importante la posta in gioco. Così, un team internazionale di avvocati è arrivato all’Aia in rappresentanza della Federazione Russa. La composizione del team di “specialisti” messa in campo dalla Russia è una cartina di tornasole di chi sia disposto a difendere il Cremlino. Principalmente, ne fanno parte professori filogovernativi iraniani e cinesi nel campo del diritto internazionale. Questi Stati e questi avvocati hanno una lunga esperienza nella violazione dell’ordine mondiale e ora le loro capacità sono tornate utili alla Federazione Russa.

Dopo il primo giorno di udienze, è possibile parlare della complessità di questo processo e delle lacune che gli avvocati del team russo stanno cercando di sfruttare. Il diplomatico russo Gennady Kuzmin, che ha presentato le argomentazioni della Russia sulle questioni legali relative alla giurisdizione della Corte su questo caso, ha sostenuto che l’Icj non ha giurisdizione perché, a suo avviso, non vi è alcuna controversia riguardo la Convenzione specifica.

Sul versante opposto, Anton Korynevych, co-agente dell’Ucraina nel caso, durante il suo intervento ha ribadito: “La Russia ha lanciato, circa diciannove mesi fa, una brutale offensiva militare su vasta scala contro l’Ucraina. Questa è una guerra di sterminio. Mosca nega l’esistenza del popolo ucraino e vuole cancellare l’Ucraina dalla mappa del mondo. Il Cremlino sta cercando di rovesciare il governo democraticamente eletto dai cittadini ucraini. Questa è una guerra fatta di atrocità, terrore e crimini di guerra. Le fosse comuni a Bucha, i centri di tortura a Kherson e Izium, decine di migliaia di civili rapiti e catturati, città e paesi completamente distrutti come Mariupol e Volnovakha, villaggi allagati, bambini rapiti e deportati, attacchi deliberati alle infrastrutture civili e molti altri indicibili eventi fanno orrore”.

Dal 2014 la Russia accusa falsamente l’Ucraina di aver commesso un genocidio in violazione della Convenzione. Il 24 febbraio 2022 il presidente Vladimir Putin ha utilizzato questa assurda affermazione come un’arma: ha detto che la Russia “doveva agire” per fermare il genocidio. La Russia ha sferrato la propria guerra di aggressione contro l’Ucraina in nome della terribile menzogna, secondo la quale l’Ucraina sta commettendo un genocidio contro il suo stesso popolo. La Russia non ha fornito alcuna prova attendibile dell’esistenza di un simile “genocidio”. E non può farlo. La Russia ha abusato e violato la Convenzione sul genocidio utilizzando le accuse del massacro come pretesto per un’invasione su vasta scala. Negli ultimi diciannove mesi la Russia ha mostrato al mondo ciò che l’Ucraina aveva capito da tempo: che la Russia non rispetta il diritto internazionale. La Russia deve essere ritenuta responsabile per questo.

Ora, davanti alla Corte dell’Aia, l’agente della Federazione Russa dichiara che diversi funzionari russi hanno semplicemente “usato la parola genocidio”, ma che lo hanno fatto in modo “retorico”. Questa è un’altra spudorata menzogna della Russia. Il riferimento al genocidio non è “retorico”: da molti anni gli organi statali russi e gli alti diplomatici russi affermano che lo Stato dell’Ucraina sta commettendo il crimine di genocidio ai sensi della relativa Convenzione. Non c’era nulla di “retorico” nelle azioni violente della Russia con il pretesto di prevenire il genocidio.

Anton Korynevych, rivolgendosi alla Corte, ha aggiunto: “Avete anche ascoltato la storia dei neo-nazisti che minacciavano la popolazione nel Donbas. Anche questa è una bugia, ma conferma un punto importante: il conflitto esiste, anche se la Russia lo nega. Pertanto, questo caso dovrebbe essere considerato nel merito. (…) Per nove anni abbiamo sopportato le bugie sul genocidio provenienti dai più alti livelli del governo russo. Per un anno e mezzo siamo stati terribilmente attaccati a causa di quella bugia. Pertanto, l’Ucraina chiede che la Corte sia in grado di risolvere questa controversia”.

La mancanza di rispetto da parte della Russia per il diritto internazionale non conosce limiti e Mosca non fa eccezione alcuna per la Corte internazionale di giustizia. Diciotto mesi fa la Corte dell’Aia ha emesso un ordine chiaro: la Russia deve cessare immediatamente le sue operazioni militari in Ucraina. Tuttavia, la Russia ha subito annunciato che avrebbe ignorato l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia sulle misure temporanee. La Russia non ha fermato le ostilità in Ucraina, come le era stato ordinato. Le conseguenze della condotta della Russia sono state devastanti e sono sotto gli occhi di tutti. Un esempio evidente è rappresentato dagli attacchi deliberati della Russia contro infrastrutture civili critiche, che hanno lasciato al freddo intere regioni e milioni di persone senza riscaldamento ed elettricità. L’Onu ha documentato gravi danni ai civili. Nel giugno del 2023, la distruzione della diga idroelettrica di Kakhovka da parte della Russia ha causato conseguenze di vasta portata per migliaia di persone nell’Ucraina meridionale.

La Banca mondiale ha stimato che saranno necessari 411 miliardi di dollari per riparare i danni inflitti dalla Russia all’Ucraina. La Commissione internazionale indipendente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, istituita per indagare sulle violazioni in Ucraina, ha rilevato che le truppe russe hanno commesso una “vasta gamma” di violazioni del diritto internazionale, “molti” crimini di guerra e azioni che “possono essere qualificate come crimini contro l’umanità”.

Un altro terribile esempio è la deportazione forzata dei bambini ucraini. Il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a luglio di quest’anno aveva sottolineato: “Fino a oggi abbiamo individuato 19.474 bambini trasferiti illegalmente, di cui 4.390 orfani o privati delle cure parentali”. La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per queste azioni oltraggiose. Ha trovato ragionevoli motivi per ritenere che il presidente della Federazione Russa, uno Stato che detiene un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sia personalmente responsabile di questi crimini di guerra.

L’Ucraina non è l’unico Paese a subire le conseguenze di queste terribili azioni. Bloccando i porti ucraini e minacciando le spedizioni internazionali, la Russia ha distrutto o trattenuto milioni di tonnellate di grano, esacerbando la carenza alimentare globale in Africa e altrove. Può uno Stato abusare, come fa la Russia, della Convenzione sul genocidio per giustificare una guerra di aggressione? Ciò non dovrebbe accadere, non solo per il bene del popolo ucraino che sta ancora soffrendo per la brutale aggressione subita, ma anche per impedire di trasformare il diritto internazionale in uno strumento per giustificare violazioni dei diritti umani e distruzioni su larga scala.

L’Ucraina e altri 32 Paesi del mondo – dalla Norvegia alla Nuova Zelanda – accusano congiuntamente la Russia di violare la Convenzione sulla proibizione del genocidio, una delle convenzioni chiave su cui si basa il cosiddetto ordine mondiale del Dopoguerra. Dunque, Kyiv non è sola in questa battaglia legale.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza

Aggiornato il 20 settembre 2023 alle ore 10:25