I Brics non conquisteranno il mondo

Nei giorni scorsi ho ascoltato sul Tg di RaiNews24 delle 23 un giornalista de La Verità che spargeva panico su imminenti sorpassi delle economie Brics ai danni dell’Occidente. Niente di più sballato. Sembrava quasi un esempio della persistente pandemia di fanfaluche. Per fortuna la Svezia già da un anno ha creato una struttura per confutare la predicazione della “guerra santa” contro l’Occidente da parte di Mosca. The Global News cita un articolo del New York Times: “La Svezia da gennaio 2022 si affida alla propria Psychological Defense Agency, una struttura del Ministero della Difesa a cui fanno riferimento 55 addetti. (...) L’agenzia è in prima linea in difesa di un Paese che fronteggia a livelli sostenuti un attacco di informazioni dall’esterno”.

Il direttore della Pda, Magnus Hjor, professore di Storia, afferma che la struttura agisce correttamente, occupandosi solo di contenuti creati fuori dai confini nazionali. In Italia invece tra gli “esperti” invitati a fornire su tivù o stampa le loro idee vi sono alcuni cloni delle “teste pensanti” di Russia Today.

Sarebbe quindi utopico raddrizzare la banana dell’opinione pubblica italiana, dove ai media orientaleggianti si aggiungono quelli interni allettati dal latte putiniano. Qualcosa però si potrebbe fare. Per esempio: cosa intendiamo per “Paesi Brics”? Non nazioni come il Brasile o l’India: è vero che il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula così come quello indiano Narendra Modi rappresentano l’eterno ritorno del socialismo, quel mostruoso ircocervo in cui coesistono stalinismo e menscevismo alla Landini&Schlein, oltre al cattocomunismo da teologia della liberazione dall’Occidente vampiresco. Tuttavia, politicamente il Brasile è un nano fulminato dalla doppia personalità trumpiano-bolivarista, ed è sempre sul punto di affondare nelle sabbie mobili. L’India invece si sta sganciando dallo storico legame con la Russia (anche se sussistono con Mosca amorosi business per l’acquisto di idrocarburi). Il Sudafrica infine è la quintessenza di un’Africa nuova e (più) ricca, che non nasce mai per colpa di una marcata corruzione, di pressioni migratorie (esistono anche all’interno del Continente) e di indecisioni politiche.

Il Brics antioccidentale resta quindi quello tracciato dalla Russia putiniana delle “operazioni speciali” (nota bene: la ridefinizione cremliniana della “guerra di conquista” non è nata con l’invasione dell’Ucraina, ma agli inizi del 2000, quando Putin, appena asceso al potere grazie alla sua rete di trafficanti, iniziò alcune “operazioni speciali” in Asia centrale e nel Caucaso – segnatamente in Cecenia – che gli valsero un successo popolare interno, dovuto al revanchismo nazionalista dei russi dopo la caduta dell’Unione sovietica.

Alla Russia si accodano tre tirannidi: Nord Corea, Iran e Cina, quest’ultima impastoiata dalla necessità di vendere i suoi manufatti all’Occidente. Si noti che le sinistre mondiali glorificano comunque i Brics, anche se trainati dai Quattro cavalieri apocalittici e donchisciotteschi. Per le sinistre pentastellate o landinizzate conta mantenere vivo l’odio per l’America e noi stessi, epifania di una rivoluzione che resta una poco magnifica ossessione, visti gli esiti storici. Al contrario di ciò che alcuni pensano in redazioni intossicate da una lunga serie di sconfitte culturali e politiche come quelle de Il Fatto, Repubblica e Domani (del Domani non v’è certezza!), il Brics è un’organizzazione tiranneggiata da quattro dittatori: non è una guerra santa contro il capitale.

Il terreno di scontro è l’Africa e le sue risorse. Va però sottolineato che il Brics a traino tirannico unisce comunque nazioni con una potenza militare alquanto ristretta, per quanto dotate di armi nucleari. Anche le economie del nucleo centrale dei Brics sono striminzite, se non peggio. È certamente vero che il riaccendersi di guerre “periferiche” e “asimmetriche” come quelle della Guerra fredda possono influire sulle Borse internazionali e impennare l’inflazione. Dal punto di vista militare ed economico, tuttavia, l’Occidente non deve temere nulla, se non se stesso.

Di sicuro l’Africa non dev’essere abbandonata a se stessa. Ciò non significa ri-colonizzarla come hanno fatto i francesi dal socialista Mitterrand ai gollisti come Chirac, Sarkozy e Macron. Ciò non implica, tuttavia, abbandonarla alla colonizzazione sino-russa.  Lo stesso vale per la fortezza di Taiwan, la cui caduta sarebbe un regalo all’Orda d’oro dei nuovi Tamerlano.

L’Occidente potrà sciogliersi solo quando avrà diffuso in tutto il mondo l’idea che la democrazia è possibile, a patto di proporla in una forma più compiuta, ponendo fine al bipolarismo schizofrenico, il cui segno massimo è costituito da due alternative ugualmente tossiche come quella statunitense tra Trump e Biden. Tramite una revisione delle istituzioni scolastiche si deve dare alle masse la facoltà di pensare autonomamente, e non solo per mezzo dei social media. Le masse per definizione hanno sempre pensato male, ma si tratta di renderle un po’ meno “massa” attraverso un sapere più aperto e alto.

Servirebbe, inoltre, creare nuove aree di libero scambio, soprattutto in Africa e in Sudamerica, ma non nella forma bolivarista – e quindi fallimentare – del Mercosur. A patto che quelle aree esprimano persone in grado di gestire la loro stessa resurrezione. I destini delle nazioni, infatti, sono la somma dai destini delle singole persone.

Aggiornato il 15 settembre 2023 alle ore 13:16