L’Ucraina è conosciuta come uno dei maggiori produttori di grano d’Europa, ma possiede anche preziose risorse naturali come il minerale di ferro e il carbone che la Russia è ansiosa di sfruttare. Prima della guerra si estraevano ogni anno circa 4,5 milioni di tonnellate di minerale di ferro, la maggior parte delle quali veniva esportata in Slovacchia, Repubblica Ceca e Austria. La vendita di queste risorse strategicamente importanti ha fruttato alle miniere di Dniprorudne l’equivalente di 200 milioni di euro all’anno. Un terzo del minerale veniva trasformato in acciaio in uno stabilimento a ovest, nella città di Zaporizhzhia, ed anche esportato.
Ma tutto è cambiato nell’estate del 2022, quando le truppe russe hanno occupato Dniprorudne. Le risorse naturali altamente ambite e strategicamente importanti dell’Ucraina vengono ora inviate alla Russia. Gli investitori ucraini, slovacchi e cechi nel settore minerario si sono visti confiscare le proprietà dalla Russia.
Secondo gli analisti del Gmk Center, un think tank con sede in Ucraina, le esportazioni di minerali metallurgici sono diminuite di quasi il 60 per cento nel 2022 rispetto al 2021, scendendo a un valore totale inferiore a 2,8 miliardi di euro. Parte di questo calo è attribuibile all’occupazione da parte della Russia delle regioni minerarie ucraine. Nel 2022, il think tank canadese SecDev ha stimato il valore totale dei depositi nell’Ucraina occupata a oltre 12 trilioni di dollari. Oltre al minerale di ferro, in Ucraina si trovano risorse chiave come carbone, titanio e manganese. Sono presenti anche oro, gas naturale, petrolio, caolinite, sale, gesso, zirconio e uranio.
Il più grande giacimento di minerale di ferro del Paese, il bacino di Kryvyi Rih, rimane sotto il controllo ucraino, così come i suoi impianti di lavorazione. Eppure, questa regione viene sistematicamente bombardata dai territori vicini sotto il controllo russo. La carenza di risorse sta avendo conseguenze drammatiche per la produzione siderurgica ucraina. Mentre l’Ucraina ha esportato quasi 20 milioni di tonnellate di prodotti metallurgici nel 2021, tale cifra è scesa a soli 2,5 milioni di tonnellate nella prima metà del 2023, il che, se estrapolato per l’intero anno, indicherebbe un calo dell’80 per cento. Le truppe russe hanno distrutto le principali acciaierie ucraine quando hanno conquistato Mariupol, e quelle rimaste ora faticano a rimanere operative.
Circa l’80 per cento dei depositi di carbone ucraini si trovano nelle regioni occupate dai russi. Tutta l’antracite dell’Ucraina, o carbone nero, che ha un’elevata densità energetica, è attualmente sotto il controllo russo. Ciò significa che l’Ucraina è costretta a importare carbone da Paesi come gli Stati Uniti e il Sudafrica. Queste importazioni sono particolarmente costose a causa del blocco russo dei porti ucraini del Mar Nero. Questi problemi logistici complicano anche l’esportazione delle merci, minando la competitività industriale dell’Ucraina. La Russia vuole dissanguare l’economia ucraina e dipingere il Paese come uno “Stato fallito” che non può sopravvivere senza la Russia.
L’Unione europea ha stabilito un partenariato strategico per le risorse con l’Ucraina nel luglio 2021, pochi mesi prima dell’invasione russa. L’Ue ha individuato 30 risorse naturali necessarie per la trasformazione dell’energia verde, due terzi delle quali potrebbero provenire dall’Ucraina. La Russia è anche desiderosa di ottenere il controllo su queste risorse essenziali.
“La Russia ha una certa consapevolezza che la carenza di risorse causata dalla crisi climatica la renderà uno degli attori chiave in futuro in termini di approvvigionamento energetico e catene di approvvigionamento alimentare e idrico”, ha affermato Lazard.
“Ora, con l’abbandono dell’accordo sul grano, vediamo che la Russia sta prendendo la sicurezza alimentare in ostaggio per le sue ambizioni politiche. Le risorse naturali stanno allargando la sfera di influenza russa in contrapposizione con l’Ue e la Nato”, ha aggiunto Lazard.
Oggi il litio è uno dei minerali più ricercati al mondo, poiché è necessario, tra l’altro, per le batterie degli smartphone e delle automobili. L’Ucraina sta cercando di incentivare gli investitori stranieri per quelle che definisce potrebbero rivelarsi le “più grandi riserve di litio in Europa”, anche se i dati effettivi non sono stati resi pubblici.
La Russia ha iniziato a tenere d’occhio due depositi di litio ucraini: si ritiene che nel Paese ne esistano quattro in totale. Uno di questi, a Kruta Balka, si trova nella regione di Zaporizhzhia, che è sotto l’occupazione russa dalla primavera del 2022. L’altro, Shevchenko, si trova nella regione di Donetsk, a pochi chilometri dalla linea del fronte. Un investitore australiano che aveva ottenuto una licenza mineraria per Shevchenko poco prima dell'inizio della guerra ha sospeso il progetto.
Secondo Dmytro Kashchuk, del Geological Investment Group ucraino, “oltre al sito di Kruta Balka, la Russia occupa anche tre dei giacimenti di terre rare dell'Ucraina”. A detta di Kashchuk “due dei depositi di grafite dell’Ucraina, che viene utilizzata nella produzione di batterie ed è ambita, sono sotto il controllo russo. Tuttavia, i restanti quattro rimangono sotto il controllo dell’Ucraina e, in uno di essi, l’attività mineraria è già in corso”.
Nel settore minerario, l’Ucraina ha anche un grande potenziale come fornitore di titanio. Già oggi il Paese produce il 7 per cento del titanio mondiale, collocandolo tra i primi cinque a livello mondiale.
Secondo Olivia Lazard, del think tank Carnegie Europe con sede a Bruxelles, l’uso della forza per ottenere il controllo di risorse strategicamente importanti è un tema ricorrente nella politica estera russa. Da anni osserviamo la spinta del Cremlino in Africa per avere accesso a una serie di risorse naturali come oro e diamanti, ma anche a una serie di diversi materiali di transizione come il litio, le terre rare e il cobalto. Questa volta la cleptocrazia di Mosca, con la sua guerra di aggressione, punta a depredare l’Ucraina delle sue risorse naturali e sconvolgere il sistema delle relazioni internazionali e delle alleanze tra Paesi in tutti i continenti. Per questo non è possibile accettare supinamente che ciò accada.
(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza
Aggiornato il 07 settembre 2023 alle ore 09:41