La Federazione Russa si prepara a offrire ai Paesi occidentali un accordo: restituzione di beni russi congelati all’estero, in cambio di beni di investitori occidentali che sono bloccati in Russia. Anche se le informazioni al momento disponibili identificano solo le linee generali della proposta di Mosca, è evidente che il Governo russo cerchi di dare vita a una fase di “contrattazione”, perché risulta sotto pressione a causa della svalutazione del rublo, delle spese militari e del calo delle entrate petrolifere e del gas.
Nei primi mesi dell’aggressione su vasta scala, le autorità russe hanno iniziato ad adottare misure di ritorsione nei confronti delle proprietà di quelli che il Cremlino considera “Paesi ostili”. In particolare, è stato introdotto il divieto di pagare i dividendi all’estero, bloccando i fondi degli investitori stranieri nella Federazione Russa.
Il 25 aprile Vladimir Putin aveva firmato un decreto che consentiva l’introduzione della gestione di proprietà e diritti societari, beni mobili e immobili appartenenti a proprietari di “Paesi ostili” in Russia. Allo stesso tempo, era stato introdotto il divieto per gli investitori stranieri di vendere propri beni in Russia senza un permesso speciale rilasciato dal Cremlino. Le prime vittime di questo meccanismo sono state due società energetiche: la finlandese Fortum Oyj e la tedesca Uniper Se. Gli asset russi di queste due imprese sono stati trasferiti sotto il controllo statale esattamente nell’anniversario della firma del decreto, nell’aprile 2023. A luglio sono stati confiscati i beni di Danone (Francia) e Carlsberg (Danimarca).
All’inizio di agosto, Putin ha firmato la legge sul congelamento di fondi e proprietà delle persone giuridiche straniere. Il provvedimento adottato da Mosca ha introdotto un meccanismo più aggressivo per bloccare i beni delle imprese straniere presenti nella Federazione Russa, facilitandone il successivo sequestro.
Conseguentemente, la questione del destino dei beni russi congelati all’estero e dei beni delle società straniere nella Federazione Russa potrebbe acutizzarsi nel prossimo futuro. Il 23 agosto il Financial Times, citando fonti di Mosca e dei governi occidentali, ha riferito dell’iniziativa del Governo russo, chiamata “scambio di asset”. Il quotidiano britannico spiega che non ci sono ancora dettagli, ma l’iniziativa in sé è piuttosto particolare. Prevede che le aziende occidentali possano ritirare i propri investimenti e i capitali circolanti nella Federazione Russa acquistando beni russi all’estero.
Contemporaneamente, è stato specificato che con il termine “beni” non si intendono le imprese industriali o gli immobili, ma i titoli che appartengono alla Federazione Russa e alle società russe e sono congelati all’estero. Secondo le previsioni del ministro delle Finanze della Federazione Russa, Anton Siluanov, ciò consentirà di sbloccare 1,1 miliardi di dollari appartenenti agli investitori privati. Si tratta di un obiettivo modesto. A prima vista, questa proposta sembra irrealistica. Dopotutto, i vari Paesi alleati dell’Ucraina sottolineano costantemente che i beni russi rimarranno congelati finché l’Ucraina non sarà completamente risarcita per i danni causati dall’aggressione russa. Questo scenario è stato confermato soprattutto nel comunicato del “Gruppo dei Sette” in seguito ai risultati del vertice di Vilnius.
Tuttavia, questa iniziativa – che al momento ha solo i caratteri di una “campagna mediatica” del Cremlino – rappresenta il tentativo della Federazione Russa di interferire con il piano di mantenere congelati i beni russi fino al completo risarcimento dell’Ucraina. Per molte aziende dell’Unione europea e degli Stati Uniti l’opportunità di vedersi restituiti i propri asset dalla Russia, soprattutto in un periodo di recessione economica, può sembrare allettante. Alla luce delle imminenti campagne elettorali nell’Ue, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna nel 2024 e in Canada e Germania nel 2025, Mosca spera che le imprese esercitino una certa pressione sui politici, affinché accettino un tale compromesso.
Per evitare che il “gioco russo” possa avere successo, occorrerebbe adottare immediatamente alcune misure politiche e diplomatiche. Prima di tutto, è necessario condurre una verifica dei beni russi congelati e creare il loro registro. Questo potrebbe essere il primo compito del Fondo di compensazione, che dovrebbe diventare uno degli elementi centrali del futuro meccanismo di compensazione internazionale. Questo passo consentirà di ottenere stime reali dei beni congelati della Federazione Russa, nonché prevenire la “perdita” di alcuni beni attraverso questi e altri schemi.
In secondo luogo, occorre evitare che il processo di sviluppo della politica di risarcimento nei confronti dell’Ucraina rimanga un argomento quasi a esclusivo appannaggio degli addetti ai lavori. Nell’ultimo periodo, questo processo risulta sempre più chiaro e comprensibile, ma è necessario proseguire in questa attività chiarificatrice, così che il sostegno si possa allargare presto anche ad ambiti diversi da quello esclusivamente politico e diplomatico.
In terzo luogo, è necessario includere nell’agenda dei lavori sul risarcimento delle perdite derivanti dall’aggressione la questione del risarcimento delle perdite subite dalle aziende occidentali a causa delle azioni della Federazione Russa. Ciò contribuirà ad allargare la base di consenso su questa iniziativa anche da parte del comparto imprenditoriale.
(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza
Aggiornato il 29 agosto 2023 alle ore 11:28