Grazia “beffa” per Aung San Suu Kyi

Sono cadute solo 5 condanne su 19. Aung San Suu Kyi è in carcere da oltre due anni, quando è stata defenestrata da un colpo di stato in Myanmar. La leader birmana ha ricevuto una “grazia parziale”. Ma si tratta di una beffa. Il portavoce della giunta militare birmana, Zaw Min Tun, ha dichiarato ai giornalisti che la riduzione della pena nei confronti di Aung San Suu Kyi riguarda solo cinque dei 19 procedimenti penali a carico dell’icona della democrazia. Quindi, con la riduzione di 6 anni della pena di 33 anni a cui era stata condannata, la 78enne premio Nobel dovrà scontare un totale di 27 anni di carcere. Il portavoce ha spiegato la portata dell’amnistia garantita all’attivista politica, che è stata per lunghi anni capo dell’opposizione e poi leader de facto del Paese, negli anni della transizione democratica.

Arrestata dopo il colpo di Stato del febbraio 2021, Aung San Suu Kyi, è stata graziata parzialmente nell’ambito di un’amnistia decretata dalla giunta militare e di cui beneficeranno oltre 7mila prigionieri, amnistia decisa in occasione delle festività buddiste. Aung San Suu Kyi è stata condannata a 33 anni di carcere per una serie di accuse, tra le quali quelle di corruzione, possesso illegale di walkie-talkie e violazione delle restrizioni imposte per il Covid. La grazia riguarda 5 delle 19 condanne a suo carico e non è al momento chiaro se questo sia sufficiente a garantirne il rilascio. San Suu Kyi è apparsa in pubblico solo una volta da quando è stata arrestata dopo il golpe del 1° febbraio 2021: foto sgranate, scattate dai media statali, di lei che era in un’aula di un Tribunale di Naypyidaw, la capitale birmana costruita dai militari nella giungla. La scorsa settimana, una fonte del suo partito ha fatto sapere che è stata trasferita dalla sua cella di prigione a un edificio governativo, una foresteria di cui non si conosce l’ubicazione.

Aggiornato il 01 agosto 2023 alle ore 13:25