Il piano dell’Iran per cacciare gli ebrei dalla “Palestina”

I mullah iraniani stanno cercando di creare una situazione in cui gli ebrei non si sentano più al sicuro nel proprio Paese e siano costretti a lasciare Israele. Per conseguire tale obiettivo, i mullah hanno incaricato i loro emissari palestinesi del terrore, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese (Jip), di intensificare la campagna terroristica contro Israele e gli ebrei.

I mullah sono anche riusciti a reclutare nel loro jihad (guerra santa) finalizzato a distruggere Israele i membri israeliani di Fatah, la fazione palestinese al potere guidata dal presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas.

La Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei ha ripetutamente dichiarato la sua intenzione di sostenere qualsiasi gruppo terroristico palestinese che vuole la distruzione di Israele e uccide gli ebrei. Il 14 giugno, Khamenei ha scritto:

“La Jihad Islamica e altri movimenti palestinesi di resistenza palestinese hanno trovato la chiave di volta per combattere il regime sionista. L’autorità in continua crescita dei gruppi di resistenza in Cisgiordania è l’elemento chiave per mettere in ginocchio il nemico sionista, e questo corso deve continuare”.

Negli ultimi 28 mesi, Hamas, la Pij e altri gruppi terroristici hanno intensificato i loro attacchi contro Israele e gli ebrei per ingraziarsi i loro sponsor a Teheran e convincerli a fornire loro più denaro e armi.

I leader iraniani e quelli di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese condividono lo stesso obiettivo: eliminare Israele e uccidere quanti più ebrei possibile. Non fanno differenza tra un ebreo che vive in Israele e uno che risiede in Cisgiordania. A loro avviso, tutti gli ebrei sono coloni, indipendentemente da dove vivono. Per loro, non c’è alcuna differenza tra Tel Aviv e un insediamento ebraico in Cisgiordania. Vedono Israele come un grande insediamento che deve essere rimosso dalla faccia della terra.

Il segretario generale della Jip Ziyad al-Nakhalah, il quale di recente si è recato a Teheran per incontrare i leader iraniani, ha rivelato che l’obiettivo principale dell’intensificarsi degli attacchi terroristici compiuti dalla sua organizzazione contro gli israeliani è quello di far sentire gli ebrei insicuri al punto di dover abbandonare il proprio Paese. Anche una delegazione di Hamas guidata da Ismail Haniyeh è stata a Teheran per discutere come intensificare la campagna di terrore contro Israele.

Nakhalah ha precisato che gli ebrei sono giunti in Israele per poter vivere in sicurezza e stabilità. “Quando non troveranno più questa pace e stabilità, torneranno da dove sono venuti”, ha detto in un’intervista rilasciata al quotidiano iraniano Al-Vefagh.

“In altri Paesi, gli ebrei vivono in pace e prosperità. L’unico posto in cui vengono uccisi è in Palestina. Pertanto, quando continueremo la nostra lotta, cambieranno idea e si renderanno conto di aver commesso un errore storico arrivando qui. Capiranno che non c’è alcuna possibilità di vita per loro e che quindi dovrebbero lasciare questo Paese”.

Questa dichiarazione del leader della Jip è importante perché dimostra che gli attacchi terroristici palestinesi contro Israele non vengono compiuti a causa dei posti di blocco, degli insediamenti o delle dure condizioni economiche. Piuttosto, lo scopo di tali attacchi è quello di costringere gli ebrei a lasciare il loro Paese e sostituire Israele con uno Stato islamico controllato dall’Iran e dai suoi emissari, in particolare Hamas e la Jihad Islamica Palestinese.

Chi ritiene che la campagna terroristica palestinese sia una resistenza legittima contro “l’occupazione” in Cisgiordania non ha alcuna cognizione. Se questo fosse vero, allora perché Hamas e la Jihad Islamica Palestinese compiono attacchi contro gli ebrei, a Tel Aviv, a Gerusalemme e in altre città israeliane? Uccidere un ebreo in un ristorante in centro a Tel Aviv non è un atto di “resistenza” contro una “occupazione”. Come ha affermato Nakhalah, il leader della Jip, l’obiettivo è far sentire gli ebrei insicuri e indurli ad abbandonare Israele. Lui e i suoi patron iraniani vogliono cacciare gli ebrei non solo dalla Cisgiordania, ma da tutto Israele. Nakhalah è grato ai mullah iraniani per aver aiutato i palestinesi a raggiungere questo obiettivo.

Grazie all’Iran, ha asserito il capo della Jip, i gruppi terroristici palestinesi sono ora in grado di produrre le proprie armi.

“Negli ultimi 40 anni, il popolo palestinese ha acquisito molta esperienza e competenza dalla rivoluzione islamica [iraniana]”, ha detto Nakhalah.

“Oggi, i palestinesi producono le proprie armi, inclusi missili, mortati e ordigni esplosivi. Una parte importante di questa esperienza è stata acquisita da parte del popolo palestinese dai nostri fratelli della Repubblica islamica, e questo ha un grande impatto. I missili vengono utilizzati per colpire le città occupate, in particolare Tel Aviv”.

Il segretario generale della Jihad Islamica Palestinese ha rivelato che il suo gruppo si è adoperato per intensificare gli attacchi terroristici contro Israele in Cisgiordania su indicazione di Khamenei, il quale, ha aggiunto Nakhalah, ha affermato la necessità di “rafforzare la resistenza” lì.

Quando Hamas e la Jip parlano di “resistenza”, si riferiscono a varie forme di terrorismo, compreso il lancio di razzi contro Israele, nonché attacchi con tanto di accoltellamenti, sparatorie e speronamenti di auto.

Sempre su indicazione dei mullah iraniani, la Jip si sta adoprando per formare “battaglioni di combattimento“ in tutte le città palestinesi della Cisgiordania al fine di compiere atti terroristici contro Israele e gli ebrei. Questi gruppi, responsabili di una serie di attacchi terroristici lanciati negli ultimi anni, includono il Battaglione JeninLions’ Den, il Battaglione Nablus e il Battaglione Balata, oltre ai miliziani affiliati alla fazione Fatah di Mahmoud Abbas. Secondo Nakhalah, questi gruppi terroristici sono armati e finanziati dall’Iran attraverso la Jihad Islamica Palestinese.

La cosa più preoccupante delle dichiarazioni di Nakhalah è la sua rivelazione che la JIP sta anche armando i membri della fazione di Fatah. L’Autorità Palestinese e le sue forze di sicurezza sono dominate dai fedelissimi di Fatah, i quali ricevono i loro stipendi dal governo dell’Autorità Palestinese (Ap) di Abbas, in Cisgiordania.

Se le dichiarazioni di Nakhalah fossero veritiere, ciò significherebbe che l’Iran e la Jihad Islamica Palestinese si sono infiltrati nell’Autorità Palestinese, che da tempo riceve aiuti finanziari dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e da altri Paesi occidentali. E il fatto che i membri di Fatah siano finanziati e armati dall’Iran e dalla Jip, implicherebbe che è solo una questione di tempo prima che l’intera Ap venga trasformata in un’organizzazione terroristica.

“Abbiamo beneficiato dell’apertura alle basi di Fatah”, ha affermato il leader della Jihad Islamica Palestinese.

“Tra le basi di Fatah, ci sono segmenti che sono contrari a un accordo [con Israele] e l’Autorità Palestinese. Abbiamo deciso di aprirci a questi segmenti, armarli e fornire loro aiuto”.

Fatah sta già compiendo attacchi terroristici contro gli israeliani. Secondo Palestinian Media Watch, molti gruppi terroristici di Fatah si vantano di questi attacchi.

Mohammed al-Masri, direttore del Palestinian Center for Strategic Studiesha riconosciuto che Fatah e le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese sono i promotori della recente ondata di terrore contro gli israeliani. Al-Masri ha asserito che il “63-65 per cento“ dei “martiri“ negli “scontri quotidiani” con Israele proviene da Fatah, il che significa che circa due terzi dei terroristi morti in Cisgiordania facevano parte di Fatah. Al-Masri ha aggiunto che la maggior parte di quel 63-65 per cento è costituito da ufficiali delle forze di sicurezza dell’Ap.

Le stesse statistiche sono state diffuse da Fatah dalla propria emittente televisiva Awdah Tv:

“Più di due terzi dei martiri caduti in Cisgiordania nell’ultimo anno e mezzo erano membri di Fatah e appartenevano all’Autorità Palestinese. (...) Più di 355 dei prigionieri del nostro popolo palestinese provengono dalle forze di sicurezza palestinesi”.

La crescente cooperazione tra Fatah e la Jihad Islamica Palestinese appoggiata dall’Iran non dovrebbe preoccupare solo Israele e Mahmoud Abbas, ma tutti i Paesi occidentali che continuano a vedere l’Autorità Palestinese come un partner per qualsiasi accordo di pace con Israele. Dovrebbe anche servire da monito per l’amministrazione Biden che continua a esplorare vie per accontentare i mullah iraniani raggiungendo con loro un nuovo accordo sul nucleare. Questa politica di appeasement, compresa la revoca delle sanzioni economiche nei confronti dell’Iran e il fatto di gratificarlo con miliardi di dollari in contanti, probabilmente rafforzerà ulteriormente i mullah e i loro emissari e li incoraggerà non solo a perseguire il loro jihad contro Israele, ma anche ad “esportare la Rivoluzione”, come richiesto dalla loro Costituzione:

“Nella formazione e nell’equipaggiamento delle forze di difesa del Paese, si deve prestare la dovuta attenzione alla fede e all’ideologia come criteri di base. Di conseguenza, l’Esercito della Repubblica Islamica dell’Iran e il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche devono essere organizzati conformemente a quest’obiettivo, e saranno responsabili non soltanto di proteggere e preservare i confini del Paese, ma anche di adempiere la missione ideologica del jihad sulla via di Dio, ossia estendendo la sovranità della legge di Dio in tutto il mondo (ciò è conforme con il versetto coranico: ‘Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete’ [8:60]).

Probabilmente, un’ulteriore infusione di 100 miliardi di dollari consentirebbe all’Iran di unirsi alla Cina nel rafforzare la loro presenza militare in America Latina e di promuovere l’obiettivo a lungo termine di soppiantare gli Stati Uniti come prima superpotenza mondiale.

Se l’amministrazione Biden spera di convincere i mullah a non utilizzare le loro armi nucleari – se non altro sotto la vigilanza dell’amministrazione Biden – consentendo però loro di avere tutte le armi nucleari che vogliono, c’è da chiedersi se questo piano è nell’interesse della sicurezza degli Stati Uniti.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 26 luglio 2023 alle ore 09:22