Tunisia: l’accordo tra “una persona” e l’Unione europea!

La Tunisia, definibile come la “sentinella d’Europa”, è uno dei principali trampolini di lancio dell’emigrazione verso le coste europee. In più occasioni ho descritto quanto accade nelle acque davanti al porto di Sfax, dove barche dal galleggiamento precario spesso naufragano nel loro tentativo di avviarsi verso le coste italiane. E quanto i cimiteri sia della città portuale che di altre zone limitrofe siano pieni di cadaveri di migranti, soprattutto provenienti dall’area sub sahariana e dal Sahel. Tuttavia, la volontà di giungere in Tunisia, in Algeria o in Libia, per poi tentare di approdare in Europa, è tale che i migranti, sia inquadrabili nello Status di rifugiati che in quello di “rifugiati economici”, determinano flussi incontenibili. Molto spesso la non consapevolezza del rischio di attraversare le rotte del Sahara per raggiungere il Maghreb conduce questa “merce umana” a incrociare destini drammatici o letali.

Le dinamiche migratorie sono fisiologiche all’umanità, ma la migrazione attuale che da anni sta investendo l’Europa, sia proveniente dall’Africa che dal Medio e Vicino Oriente, è peculiare rispetto alla storicità di questi flussi. Inoltre, la Tunisia del presidente Kaïs Saïed è da tempo al centro di inconcludenti proto-accordi, che fino al 16 luglio hanno contribuito a determinare più divergenze che convergenze con gli interlocutori europei. Così, domenica scorsa Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, con Giorgia Meloni e il premier olandese Mark Rutte hanno concluso un memorandum d’intesa per un partenariato strategico globale che coinvolge direttamente Ue e Tunisia.

Un partenariato che fino all’11 giugno si era arenato sul “vil denaro”, in quanto i freni europei all’erogazione di ingenti fondi alla Tunisia erano motivati proprio dalla figura di Saïed, che dopo avere assunto pieni poteri nel luglio 2021 ha dato sfogo ad alcuni aspetti della sua personalità, piuttosto equivoci. Tra questi ricordo la sua “schizofrenia costituzionale” che lo ha visto orientare lo Stato africano verso un autoritarismo teso a svilire l’Assemblea parlamentare e annichilire la libertà di stampa. O quando ha espresso apertamente atteggiamenti xenofobi, denunciando l’immigrazione clandestina fatta da “orde di migranti subsahariani” venuti, secondo lui, per sostituire la composizione demografica del Paese. Inoltre, l’avere fatto deportare centinaia di questi migranti centroafricani – donne e bambini compresi – ai confini desertici della Tunisia, tra Libia e Algeria, in un contesto ambientale mortifero, certo non contribuisce a definire un equilibrato profilo.

Comunque, la creazione di questo partenariato si appoggia soprattutto su cinque pilastri: commercio e investimenti, stabilità macroeconomica, unione delle persone, transizione verso l’energia verde, mobilità e migrazione.

Ma il memorandum d’intesa, corredato da altri strategici programmi, è focalizzato soprattutto su come affrontare in modo integrato la crisi migratoria, come evidenziato dalla presidente Meloni. Sul fronte energetico, Saïed ha sottolineato i timori per i progetti di cavi elettrici e cavi sottomarini in fibra ottica per collegare le due sponde del Mediterraneo; così l’Ue ha assicurato che sosterrà lo sviluppo delle energie rinnovabili nel Paese. È stata anche prevista l’estensione del programma di scambio Erasmus alla Tunisia, tramite un finanziamento di 65 milioni di euro destinato a circa ottanta istituti di istruzione.

Intanto, la Tunisia soffre pesanti difficoltà economiche: l’Europa ha promesso un finanziamento di almeno 900 milioni di euro nel contesto più vasto che vede l’intervento dell’Fmi, Fondo monetario internazionale. Anche se Saïed resta ostinatamente freddo verso le richieste dell’Fmi, prevalentemente per ciò che riguarda i sussidi per il carburante. Una serie di linee rosse tracciate non dalla politica tunisina, ma esclusivamente dal suo presidente, che condizionano le grandi disponibilità europee, che anche in questa fase transitoria sono pronte a cedere ingenti somme per un immediato sostegno al bilancio nazionale. Infatti, è prevista l’erogazione di circa 150 milioni di euro, finora bloccati perché destinati maggiormente alla stabilità macroeconomica, tolti adesso dal protocollo in quanto rappresentano una delle linee rosse tracciate da Saïed.

Sicuramente, l’avvicinarsi dello “stallo estivo” ha forzato Bruxelles ad accelerare i tempi; la presidente Meloni ha invitato così a Roma l’omologo tunisino, al fine di “tenere caldi” questi impegni. Tuttavia, tale partenariato ha una serie di “anelli deboli”. Infatti, questo “salvataggio” dell’Ue è subordinato a un accordo tra Tunisi e l’Fmi per un nuovo prestito, un dossier notoriamente bloccato da mesi. Quindi, Saïed domenica ha bocciato le due condizioni essenziali per un accordo con l’Fmi: l’annullamento dei sussidi ai prodotti di base e l’aiuto finanziario per la ricostruzione delle imprese statali in crisi. Affermando, perciò, che si devono trovare soluzioni economiche al di fuori del quadro monetario internazionale.

Infine, la sottoscrizione dell’accordo è tra una persona, Saïed, e l’Unione europea. Fattore che, visto il precario equilibrio politico di cui soffre la Tunisia, non rappresenta un elemento irrilevante. Tutt’altro.

Aggiornato il 19 luglio 2023 alle ore 11:01