La diplomazia dei carri armati

Prima di recarsi a Vilnius in Lituania, Volodymyr Zelensky ha diramato sul suo canale Telegram la seguente dichiarazione “sembra che non ci sia disponibilità né a invitare l’Ucraina alla Nato né a renderla membro dell’alleanza. Ciò significa che c’è ancora la possibilità che l’adesione dell’Ucraina alla Nato sia da negoziare con la Russia. E per la Russia, questo si traduce in una motivazione per continuare il suo terrore. L’incertezza è debolezza. E ne discuterò apertamente al vertice”.

L’uomo forte di Kiev, campione dei valori della democrazia occidentale, ha tuonato contro i leader dei Paesi alleati, manifestando la sua neanche velata irritazione. È mai possibile che i leader dei Paesi aderenti alla Nato, dopo che si sono dissanguati per sostenere la difesa dell’Ucraina, possano tollerare dichiarazioni che sanno di diktat da parte del presidente Zelensky? Ci si rende conto che l’entrata dell’Ucraina nella Nato, con una guerra in corso, farebbe scattare l’articolo 5 del Trattato di difesa comune?

“Le parti convengono che un attacco contro uno di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutti loro” equivarrebbe a una dichiarazione esplicita di guerra della Nato contro la Federazione Russa, con conseguenze che mi rifiuto anche di immaginare. Mi domando come sia stato possibile arrivare a una situazione così drammatica, senza che nessun leader di buonsenso abbia posto in essere un’iniziativa diplomatica degna di questo nome.

Se si esclude il tentativo velleitario di Papa Francesco attraverso il cardinale Matteo Maria Zuppi di cercare una soluzione diplomatica al conflitto, nessun leader si è mosso per cercare di scompaginare una situazione che si è sempre più incancrenita. Nei 500 giorni di guerra in Ucraina, si è passati dall’invio di armi di difesa alla nazione invasa fino all’obiettivo di vincere la guerra contro la Russia, con l’utilizzo di qualsiasi arma offerta dai Paesi Nato. Al punto che quello che si pensava fosse impossibile, l’uso del nucleare nel conflitto, è diventata una realtà concreta. C’è ancora qualcuno che pensa veramente di sconfiggere sul campo di battaglia una Russia che, al momento, non ha ancora dichiarato la mobilitazione generale? Pensano realmente che l’opinione pubblica americana ed europea sosterrà ad libitum le spese militari in crescita esponenziale per finanziare la guerra in Ucraina e, successivamente, la ricostruzione?

Ho il timore che i leader dei Paesi appartenenti al Patto Atlantico non si siano ancora resi conto che continuare a sostenere sempre e comunque l’Ucraina senza una iniziativa forte, che “costringa” le parti in conflitto a raggiungere un onorevole compromesso, possa determinare una situazione di non ritorno.

Aggiornato il 12 luglio 2023 alle ore 10:48