Dobbiamo riconoscere che gli ambientalisti europei, e l’estrema Sinistra in generale, hanno un’invidiabile capacità di comunicazione. Mentre i movimenti conservatori sono ancora troppo spesso rappresentati da quelle che sembrano caricature politiche disumanizzate, gli ambientalisti europei, a parte un’isterica Greta Thunberg, si sono dati volti freschi e simpatici di portavoce che parlano dei peggiori orrori in modo accattivante, pacato ed eloquente.
Prendiamo, ad esempio, la conferenza Beyond Growth 2023 da poco conclusasi a Bruxelles, in Belgio. Beyond Growth è il raduno ideologico annuale degli ambientalisti europei e delle loro innumerevoli staffette nel mondo delle organizzazioni teoricamente “non governative” (Ong), finanziate dal governo.
Beyond Growth non si riunisce nei salotti di un albergo prestigioso o di qualche dimora di campagna, ma lo fa direttamente negli edifici del Parlamento europeo. Questo non accade per caso: quando la stampa punta accuratamente l’attenzione sulla conferenza Beyond Growth, diffonde le immagini di persone che parlano e che stanno sedute nei confortevoli banchi dell’emiciclo del Parlamento Europeo. Cosa viene in mente alla maggior parte della gente quando esamina il report della conferenza Beyond Growth? Il Parlamento europeo. La correlazione tra le proposte radicali della Beyond Growth e il Parlamento Europeo si presenta come assolutamente naturale: se il Parlamento europeo vuole un ambientalismo radicale, come potrebbe opporsi a ciò un piccolo elettore locale?
La protagonista dell’ultima conferenza è stata l’attivista belga fiamminga Anuna De Wever, una dei giovani leader ambientalisti.
Dovete leggere e ascoltare quello che dicono questi attivisti. La maggior parte di loro annuncia cosa farà, se raggiungesse il potere. Qui di seguito le “proposte“ dell’affascinante e sorridente De Wever:
- “Dobbiamo ridistribuire la ricchezza”, esordisce la De Wever. A chi e come? Nessun dettaglio. Questo è da un secolo il tema ricorrente di ogni stravagante discorso europeo che si rispetti. Sarebbe fuori luogo suggerire di avviare la ridistribuzione della ricchezza con gli stipendi e il patrimonio degli eurodeputati Verdi?
- “Cancellare il debito climatico”: nella mente degli attivisti ambientalisti, i Paesi del “Nord globale”, che hanno subito un notevole sviluppo, hanno un obbligo ecologico nei confronti del “Sud globale”. Anche se il capitalismo occidentale ha salvato il maggior numero di persone dalla povertà nella storia del mondo, l’Occidente ha anche creato verosimilmente le maggiori emissioni di gas serra. Inoltre, l’Europa e gli Stati Uniti continuano a “sfruttare” e “colonizzare” molte regioni del “Sud globale” attraverso le loro multinazionali, esaurendo sistematicamente le risorse naturali. Va quindi cancellato il “debito” nei confronti del “Sud”, anche se questo “debito” potrebbe non avere nulla a che fare con il clima.
- Introduciamo subito, anche domani, un “reddito universale di base”. Si può immaginare l’entusiasmo di Cina, Russia, Giappone, Stati Uniti e Cuba all’idea di introdurre un reddito universale comune, che ovviamente è probabilmente concepibile solo attraverso l’istituzione di un governo mondiale “universale”: una mera formalità.
- L’Occidente deve crollare. In effetti, l’Occidente è malvagio. La prova sta nel fatto che è “ricco”. Pertanto, l’Occidente deve essere punito, facendogli subire un crollo, una “decrescita”, mentre altri Paesi non occidentali continueranno ovviamente a crescere.
- I servizi pubblici universali devono essere incrementati (raddoppiati? Triplicati?) Come si provvederà a finanziare tutto questo, in un contesto di declino? Questi dettagli non sono specificati.
“Tutto questo”, continua la De Wever, ricevendo un grande applauso, “sarà ovviamente possibile solo se distruggiamo (...) la supremazia bianca”.
La supremazia bianca? Cosa c’entra la supremazia bianca con l’economia, ci si potrebbe chiedere? Parrebbe che nella mente di molti ambientalisti crescita economica e supremazia bianca siano effettivamente sinonimi. Dopotutto, il ragionamento sembra filare, fu l’Occidente che nel 1776 con Adam Smith ”inventò” la crescita economica, e l’Occidente all’epoca era in gran parte bianco, quindi, distruggendo la supremazia bianca distruggiamo l’idea stessa di crescita economica.
Gli ambientalisti sembrano nutrire una sorta di pensiero magico, vedendo due realtà dello stesso insieme: “bianchezza” e capitalismo, per poi postulare un nesso causale tra di loro.
Se, come affermava Adam Smith, la crescita economica per tutti è la chiave per uscire dalla povertà, con l’obiettivo di rendere i poveri più ricchi e non i ricchi più poveri, allora, distruggere la crescita non sembra essere un modello economico in grado di essere molto di aiuto. Peggio ancora, ora ci si trova di fronte a quelle scelte fastidiose come, ad esempio, incoraggiare la crescita consentendo alle persone che abitano nei Paesi poveri di utilizzare combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) o trascinare queste persone ancora di più nella povertà, negando loro i combustibili fossili.
Questo strano gulasch di residui marxisti, imperialismo, decolonizzazione e Teoria critica della razza mal digerita, crea un programma che difficilmente unirà la maggioranza degli europei. Al programma è anche stato dato un nome: Imminente suicidio europeo. Se l’Europa si impegna nella “decrescita” economica, come vogliono i Verdi, questa “decrescita” implica la distruzione di interi settori delle economie europee e occidentali. “Decrescita” e distruzione economica sono sinonimi perfetti. “Decrescita” significa limitare le attività economiche o tassarle in modo talmente penalizzante da farle cessare di esistere.
Questi sostenitori dell’ambiente rappresentano il 10 per cento dei seggi nell’Europarlamento e sembrano in procinto di essere sradicati in molti Paesi membri dell’Ue. Poco importa, perché l’Unione europea non democratica, non eletta, non trasparente e non responsabile offre loro una risorsa: nelle istituzioni dell’Ue, gli ambientalisti sono ovunque. Ad esempio, la “Green 10“, è una coalizione delle dieci più grandi organizzazioni e reti ambientaliste attive a livello europeo. Esse operano per garantire che l’Ue dia priorità al clima, all’ambiente locale, alla biodiversità e alla salute umana all’interno e all’esterno dei suoi confini. Per diffondere le loro idee, queste Ong non elette sono generosamente finanziate dalle stesse istituzioni dell’Unione Europea.
Il problema fondamentale di Beyond Growth è che la “decrescita”, ciò che accadrà dopo, non è mai definita. Se i marxisti, e prima di loro i socialisti, tra cui i nazionalsocialisti tedeschi, hanno sempre cercato di definire una teoria economica, progetti concreti e la distruzione di ciò che esiste, gli ambientalisti non si sono mai presi la briga di farlo. Oppure spingere l’Europa nella morsa della dipendenza energetica russa è l’obiettivo principale degli ambientalisti?
È comprensibile questa riluttanza a parlare del “mondo come sarà dopo”. Nel contesto di un’Europa indebitata fino al collo e che giù tassa i cittadini solo per pagare gli interessi sul debito, ridurre la produzione economica significa affrontare la questione di chi sarà lasciato a morire per primo. L’assistenza sanitaria, ad esempio, è già stata razionata e sembra incentrarsi sempre più sulla riduzione dei costi piuttosto che sull’erogazione di servizi, come pure su un eccesso di burocrazia amministrativa anziché essere finalizzata a investire nell’assunzione di un maggior numero di medici, in cure migliori e in trattamenti terapeutici più tempestivi dei pazienti.
Cosa accadrebbe se ci fosse la “decrescita”? Come, ad esempio, possiamo immaginare una diminuzione obbligatoria dell’attività economica senza sottoporre alcuna innovazione tecnologica al controllo di una “agenzia amministrativa”? L’Ue sognata dagli ambientalisti inizia a somigliare a una versione di Atlas Shrugged (La rivolta di Atlante, N.d.T.): un Paese distopico in cui le imprese private patiscono, sotto leggi, normative e burocrazie sempre più ostiche. Forse i Verdi dovrebbero riflettere sul messaggio del libro: nonostante i tentativi dello Stato di schiavizzare le menti con la forza, le persone emergono vittoriose nel loro impegno a favore della libertà. La mente umana è la forza che muove il mondo, non la coercizione.
(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 12 luglio 2023 alle ore 13:56